Mercati

Usa: allarme pil, -0,1% nel quarto trimestre

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

NEW YORK (WSI) – Sorpresa shock dagli Stati Uniti, proprio quando si parlava di una ripresa economica ormai consolidata (con un quasi comunque dovuto, vista la debolezza presente nel mercato dell’occupazione). Arriva invece la doccia fredda che neanche i pessimisti avevano previsto.

Le stime erano infatti per la crescita al tasso minimo dal primo trimestre del 2011, ovvero compresa tra +1% e +1,1%, rispetto al +3,1% del terzo trimestre. Sempre di crescita, comunque, si parlava. E invece il pil ha fatto dietrofront, nel senso che è tornato negativo: facendo, stando a quanto comunicato dal dipartimento del Commercio americano, -0,1% nel quarto trimestre.
Da segnalare che, dopo la pubblicazione odierna, seguiranno una prima revisione e poi, successivamente, la revisione finale.

Si tratta della prima performance negativa del prodotto interno lordo americano dai tempi dell’ultima recessione, ovvero del trend peggiore dal secondo trimestre del 2009. Recessione: una parola che gli Stati Uniti avevano ormai dimenticato, tanto che l’ottimismo di inizio anno ha portato lo S&P 500 a superare quota 1.500 per la prima volta dal 2007.

Esaminando i sottoindici del pil, si evince che sono state le scorte più basse e il forte calo della spesa per la difesa che ha alimentato la crescita negativa del pil.

Di fatto, le spese per la difesa sono crollate -22,2%, al ritmo più forte dal 1972, a seguito della Guerra del Vietnam, e dopo +12,9% del trimestre precedente; in generale le spese governative sono scese -6,6%, dopo +3,9% del terzo trimestre.

Non tutti segni meno, tuttavia: le spese per consumi sono salite +2,2% rispetto a +1,6% del terzo trimestre, mentre gli investimenti residenziali +15,3% nel quarto trimestre. Le vendite finali degli Stati Uniti depurate dalle scorte hanno fatto +1,1%.

Le scorte sono cresciute a un ritmo annua di soli 20 miliardi di dollari, in flessione rispetto ai $603, miliardi del terzo trimestre; il rallentamento ha inciso negativamente sul Pil per 1,3 punti percentuali.

Calo anche per le esportazioni, scese -5,7% su base annua: si è trattato del calo peggiore dal primo trimestre del 2009.

L’indice core dei prezzi al consumo – inflazione depurata dai prezzi dei beni alimentari ed energetici – è salito +0,9%, al tasso più debole in tre anni. Nell’intero anno, il dato ha fatto +1,7%, rimanendo nell’ambito del target stabilito dalla Fed.

In tutto il 2012, il Pil è cresciuto a un ritmo +2,2%, rispetto al +1,8% del 2011 e +2,4% del 2010. Nonostante il dato del quarto trimestre sia quasi da brivido, riportando l’America nel bel mezzo della peggiore recessione dai tempi della Grande depressione, Michael Gapen, economista senior presso Barclays ed ex economista della Fed, fa notare che i fattori che hanno pesato maggiormente sul calo del prodotto interno lordo Usa sono stati le esportazioni e le scorte, “due tra i sottoindici tradizionalmente più volatili e dunque più rivisitati”. A questo punto, tocca aspettare la prima revisione del Pil, a cui seguirà l’ultima.

VIDEO