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Cipro: la piccola isola che è diventata un problema enorme

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SIENA (WSI) – Proprio quando i leader delle autorita’ europee sembravano aver trovato un modo per uscire dal pantano della crisi del debito dopo tre anni di difficolta’ economiche, si e’ presentato un problema inaspettato da Cipro.

Sulla carta un problema di poco conto – la fragilita’ finanziaria della piccola isola non va e non puo’ invece essere ignorata.

L’economia cipriota vale solo 18 miliardi di euro. E’ la terza quota piu’ bassa dell’intera aerea dell’euro, ma i problemi che Cipro pone sono tra i piu’ complessi che l’Europa abbia mai dovuto affrontare. Sono infatti un misto di quelli gia’ visti in Irlanda, Spagna e Portogallo. Con la differenza che in questo caso si presentano tutti insieme. Sara’ un bel test per i leader europei.

Tassi & Congiuntura: in rialzo i tassi governativi dell’area Euro in una sessione caratterizzata anche da cali sui listini azionari. Il movimento si è accentuato nel pomeriggio dopo i dati sul Pil statunitense. Gli spread periferici dopo una mattinata poco variati nel pomeriggio sono tornati a salire. Il differenziale italiano si è così portato sopra i 260 pb. Ieri si è conclusa la tornata di aste italiane che hanno visto in settimana collocare titoli per un totale di 21,6 Mld€, con una domanda che ha superato l’offerta.

Il portavoce del governo tedesco, Seibert, ieri ha dichiarato che su Cipro la Germania non ha cambiato opinione. La decisione non ci sarà prima delle elezioni presidenziali, aggiungendo anche che gli aiuti sono previsti solo per quei paesi che mettono a rischio la stabilità dell’euro. Il capo della Bundesbank, Weidmann, ha dichiarato che al momento l’inflazione non è un problema a causa della debolezza della crescita.

Il vero test ci sarà quando l’economia comincerà a crescere. A tale proposito oggi sono attesi i dati preliminari sull’inflazione tedesca di gennaio. Secondo un documento ottenuto da Reuters, la Germania sta pensando ad una riforma del settore bancario che pone un limite alle attività rischiose, ma che però non porterebbe alla spezzettamento delle banche.

Il testo che dovrebbe andare in consiglio dei ministri il prossimo mese, costringerebbe gli istituti tradizionali a separare il trading proprietario, ma solo quando le attività associate a tali operazioni superano i 100 Mld€ o il 20% del bilancio. Forte calo per le vendite al dettaglio tedesche di dicembre, che hanno visto un calo di tutti i settori ad eccezione dell’abbigliamento.

Oggi Angela Merkel si incontrerà con Monti per discutere dei temi della prossima riunione del consiglio Ue del 7-8 febbraio. Negli Usa giornata all’insegna di tassi prevalentemente stabili su tutta la curva nonostante l’inattesa contrazione del Pil del quarto trimestre per la prima volta dal 2009. Il calo è da addebitare per lo più ad una forte contribuzione negativa delle scorte e della spesa governativa per la difesa che hanno sottratto circa 2,5% punti alla crescita, mentre buoni segnali giungono da spesa per il investimenti e dai consumi privati.

Il comparto dei Treasury continua ad essere penalizzato dalla tornata di aste che anche nel titolo a 7 anni emesso ieri ha visto una domanda mediamente debole.

Dopo il deludente dato sul Pil, l’attenzione degli operatori si è spostata sulla prima riunione del 2013 della Fed che si è conclusa con tassi invariati e la conferma dell’impegno da parte dell’Istituto a mantenere l’attuale QE da 85 Mld$ fino a quando il tasso di disoccupazione non avrà raggiunto almeno il 6,5%, l’inflazione non supererà dello 0,5% l’obiettivo di lungo termine posto al 2% o le aspettative di inflazione non rimarranno ben contenute.

Il comitato ha preso atto della debolezza dell’economia citando però fattori temporanei alla base di tale andamento. L’economia è vista crescere ad un ritmo moderato anche se prevalgono ancora i rischi al ribasso; mentre “il tasso di disoccupazione scenderà gradualmente verso il livello ritenuto coerente con il mandato duale dell’Istituto”. Da segnalare il voto contrario del nuovo membro George, preoccupata che l’eccessivo politica monetaria accomodante possa portare a squilibri finanziari e ad un incremento delle aspettative d’inflazione. George sostituisce di fatto Lacker come membro più “falco” del board.

Valute: ieri è proseguita la forza dell’euro con la moneta unica che si è apprezzata verso quasi tutte le principali valute. Verso dollaro, l’euro si è spinto fino ai massimi dal novembre 2011 in particolare durante la sessione europea favorito anche dalle parole di Nowotny, membro della BCE. Nowotny ha dichiarato che l’apprezzamento dell’euro è legato alle migliori prospettive economiche dell’area e che la valuta si colloca in linea con la consueta banda d’oscillazione di lungo periodo.

Il cambio è rimasto piuttosto stabile durante la riunione della Fed e questa mattina si sta assistendo ad un lieve calo con le quotazioni però ancora ben al di sopra del supporto 1,35; la resistenza si colloca presso 1,36. Sul fronte yen, dopo aver toccato i minimi dal maggio 2010 verso euro poco al di sotto dell’area di resistenza 124, si è assistito ad lieve apprezzamento della valuta nipponica questa. Per oggi il supporto si colloca presso 122,80. Barclays, terzo maggiore dealer sui cambi secondo Euromoney Institutional Investor Plc, ha dichiarato che i volumi sull’euro/yen sono saliti a livelli giornalieri record ad inizio 2013.

Materie prime: terza giornata consecutiva di rialzo per gli indici legati alle materie prime nonostante il dato Usa. In rialzo il prezzo del greggio con il Brent che stamani si colloca presso i 115$/barile ed il Wti presso i 98$, sui massimi da 4 mesi circa. Giornata positiva anche per i metalli industriali e per i preziosi, con l’oro che è salito di oltre 10$ in pochi minuti dopo il dato Usa su attese di ulteriori misure in arrivo dalla Fed. Tra gli agricoli segnaliamo il rialzo dell’olio di palma, stamani sui massimi da 3 mesi su attese di aumento delle esportazioni malesiane.

Azionario: forte calo ieri per i listini azionari dell’area Euro con le perdite che si sono accentuate dopo il dato Usa. I settori più penalizzati sono stati l’energetico, risorse di base e automobili. L’indice italiano ha chiuso la sessione con perdite superiori al 3% guidato dal calo di Saipem. Il titolo più penalizzato è stato Saipem che ha ceduto oltre il 30% del suo valore dopo il profit warning di martedì sera. Negli Usa listini azionari negativi, dopo l’inatteso calo del Pil statunitense e generali prese di profitto che hanno interessato tutti i principali comparti, a partire da quello immobiliare in calo di oltre l’1%. I volumi sono stati superiori di circa il 10% rispetto alla media degli ultimi tre mesi. Malgrado il calo, il mese di gennaio si sta confermando come uno dei migliori dall’89.

L’indice S&P500 ed il Dow Jones sono infatti distanti rispettivamente solo circa il 4% ed il 2% dai massimi storici. All’interno del Dow Jones i peggiori titoli sono stati General Electric ed Exxon Mobil, entrambi in calo dell’1,2%. Forte calo per il titolo Research in Motion malgrado l’annuncio del lancio di un nuovo prodotto. Sul fronte emergente, lieve calo per l’incide MSCI EM (-0,2%) con in evidenza il forte calo della Turchia (-3,9%) penalizzato dal settore bancario. In calo anche il Brasile (-1,8%) guidato dal ribasso del colosso energetico Petrobras. In Asia stamani si è assistito ad un leggero calo per la maggior parte dei listini.

SAIPEM – Secondo quanto riportato da radiocor, la Consob avrebbe avviato accertamenti sull’operazione di collocamento del 2,2% del capitale di Saipem, realizzata da Bank of America Merrill Lynch, per conto di un cliente istituzionale, prima dell’annuncio del profit warning ieri a mercati chiusi. La Consob ha vietato per oggi vendite allo scoperto sul titolo.

ENI – Secondo quanto riportato da Reuters, il direttore finanziario di Eni avrebbe quantificato in circa 200 Mln € l’impatto 2013 sulla società causato dalla revisione di ricavi e profitti annunciata ieri dalla controllata Saipem.

PIRELLI – Secondo quanto riportato in un comunicato della societa’ pubblicato ieri, “Pirelli S.p.A. e Russian Technologies hanno annunciato oggi l’avvio della seconda linea di produzione della fabbrica di Voronezh, nel sud-ovest della Russia. La nuova linea produttiva – Voronezh 2 – grazie agli investimenti in tecnologia effettuati, è oggi allineata agli standard di Pirelli e consentirà una produzione delle mescole dei pneumatici Premium, in particolare del segmento Winter, a partire da marzo 2013”.

FIAT – La società ha chiuso il quarto trimestre 2012 con risultati in linea con le attese e con un leggero miglioramento del livello del debito. Il Cda ha deciso che non verrà distribuito il dividendo per l’esercizio 2012. La società ha inoltre annunciato che entro fine 2014 emetterà bond fino a 5 Mld€.
STM- chiude il quarto trimestre con ricavi a 2,16 Mld$ e una perdita netta di 428 Mln$. La società ha comunicato che l’uscita dalla joint-venture con Ericsson potrebbe comportare oneri nel range di 300-500 Mln$ nel 2013. Il titolo ha avviato la seduta odierna con un calo intorno all’1%.

DEUTSCHE BANK – registra una perdita di 2.17 Mld€ nel quarto trimestre 2013. il risultato, peggiore delle aspettative, è dovuto all’aumento dei costi.

BOEING – chiude la seduta a 74.38$ (+1.28%) dopo i buoni dati trimestrali che hanno visto ricavi e utili migliori delle aspettative. Il problema riguardo le batterie riscontrato sui nuovi 787 dreamliner, secondo la società, non dovrebbe avere effetti significativi sui risultati dell’anno in corso. La società prevede per il 2013 utili per azione nel range 6,10$ – 6,30$ e investimenti per 2,3 Mld$ – 2,5 Mld$.

FACEBOOK – registra ricavi e utili migliori delle aspettative ma il margine operativo è in peggioramento. L’utile netto si è ridotto drasticamente a 64 Mln$ rispetto ai 302 Mln$ del quarto trimestre 2012. Il management ha annunciato che non intende massimizzare i profitti per il 2013, ma prevede invece di investire in modo significativo per obiettivi di lungo termine.