SIENA (WSI) – I risparmiatori del Monte Paschi di Siena hanno iniziato a chiedere risarcimenti danni, con le associazioni a protezione dei consumatori che hanno promesso di avviare class action contro l’istituto senese.
Quanto ai risparmiatori, bisogna distinguere tra obbligazionisti (non del tutto al sicuro), correntisti (al sicuro) e azionisti (a rischio). Il discorso si fa complicato per chi detiene azioni Mps in portafoglio.
Se il default verra’ scongiurato, come sembra, anche chi possiede obbligazioni non si puo’ comunque sentire completamente al sicuro e dovrebbe preoccuparsi dell’andamento dei prezzi dei titoli del debito fisso.
Diverso il discorso per gli azionisti, che non sono tutelati da alcuna garanzia. Questi, come spiegato dal professore Stefano Cordero di Montezemolo, dovrebbero piuttosto impegnarsi a chiedere aumenti di capitale vantaggiosi a loro, i piccoli azionisti, e non a pochi investitori elitari.
AZIONISTI PENALIZZATI
Chi compra titoli azionari dovrebbe essere consapevole di non avere diritto ad alcuna garanzia in merito al suo investimento. Nel caso MPS c’e’ di piu’, tuttavia. Con l’aumento di capitale riservato, sottoscritto da alcuni investitori, gli azionisti sono stati penalizzati, secondo l’economista, interpellato da RaiNews 24.
Con un aumento di capitale vantaggioso avrebbero potuto recuperare almeno in parte del capitale, “qualora vi fosse stato un rilancio e un risanamento nel medio termine”. Pertanto “se fossi nelle associazioni dei consumatori chiederei aumenti di capitale che siano a vantaggio dei piccoli risparmiatori e non di alcuni esclusivi investitori”.
TUTELATI CORRENTISTI E RISPARMIO GESTITO
A tutti saranno ritornate alla mente le immagini della corsa agli sportelli dei clienti di Blackrock in Inghilterra e i dipendenti di Lehman Brothers che riempivano scatoloni con i propri averi neggli uffici di Lehman Brothers, che nel 2008 aveva appena fatto crack.
Ma i correntisti e chi ha partecipato all’investimento in MPS tramite il risparmio gestito dovrebbe essere al sicuro: esiste infatti una legge dello stato, che garantisce una cifra di almeno 100 mila euro in tutti gli istituti
Chi ha sottoscritto quote di fondi comuni, fondi pensione o Etf, e’ protetto perche’ il suo versamento e’ stato depositato presso una banca che si occupa di movimentare e custodire tale denaro – il patrimonio del fondo – tenendolo distinto dalle altre sue attivita’ patrimoniali.
I correntisti sono invece tutelati dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), cui tutte le banche sono obbligate ad aderire.
ANCHE SENZA DEFAULT, RISCHIO PER GLI OBBLIGAZIONISTI
Nel caso della sottoscrizione di obbligazioni, le difficolta’ dell’azienda che emette i titoli si può riflettere sui bond. Sebbene Cordero di Montezemolo non se la senta di fare allarmismi (“Le preoccupazioni sono limitate per quanto riguarda i titoli a reddito fisso”) rimane il fatto che in caso di perdita di valore, il rischio e’ tutto a carico di chi ha comprato le obbligazioni.
Un calo del prezzo dell’obbligazione e’ un effetto inevitabile a cui non si potra’ porre rimedio. Il valore rischia di scendere anche sensibilmente al di sotto della parita’. In questo caso il cliente che volesse o dovesse vendere il titolo, difficilmente riuscirebbe a recuperare il capitale investito. C’e’ pero’ una eccezione: i bond emessi dalle Banche di Credito Cooperativo. In questo caso e’ stato appositamente costituito un fondo di garanzia.
In caso di default le speranze sarebbero invece ridotte allo zero. Anche se il crack appare tuttora improbabile, va sottolineato che le obbligazioni, diversamente dai depositi, non sono coperte dal fondo di garanzia. Questo significa che in caso di fallimento dell’emittente il sottoscrittore perde tutto il capitale investito o gran parte di esso.