NEEW YORK (WSI) – Nell’area euro i deficit fiscali stanno calando, ma il debito pubblico dei governi nel suo complesso continua a crescere e si mantiene in prossimita’ dei massimi assoluti. Per molte economie avanzate del blocco a 17, solo nei periodi di guerra i livelli erano piu’ elevati.
Il debito nel settore privato difficilmente e’ sceso da quando e’ nata la moneta unica e rimane saldamente al di sopra dei livelli a cui si trovata all’inizio dell’ultimo decennio.
Nel frattempo l’austerita’ fiscale rimane un’incognita sul lungo termine in molti paesi dell’area periferica dell’Eurozona, quella piu’ debole dei famigerati Piigs.
Nonostante le innumerevoli operazioni di ristrutturazione, di deleverage e di ricapitalizzazione, sono ancora molte le banche spagnole, irlandesi, greche, portoghesi e italiane che restano fragili.
Nell’Unione Europea in generale il sistema bancario preoccupa per la sua fragilita’ e incapacita’ – o forse mancanza di volonta’ – di fornire finanziamenti sufficienti all’economia reale. In questo modo sostenere la ripresa sara’ un’impresa impossibile.
Lasciando da parte per un attimo l’idea di crescita sostenibile a tassi sostenuti, che si realizzera’ molto in la’ nel tempo, gli analisti di Citigroup, guidati dal chief economist Willem Buiter, guardano piuttosto alla strada che sul breve termine puo’ portare verso il recupero.
Le azioni ed annunci in materia di politica monetaria sono stati male interpretati e per l’esattezza “interpretati in chiave troppo positiva”.
Inoltre non si possono sottovalutare i rischi di instabilita’ in Italia e Spagna, che non faranno che mettere sotto pressione i sistemi finanziari dei due paesi e di conseguenza dell’intera area a 17.
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Le elezioni di questo autunno in Germania e lo scandalo di corruzione che in Spagna ha travolto il Partito Popolare del premier Mariano Rajoy non sono gli unici ostacoli nel percorso che dovrebbe portare all’Unione Bancaria europea.
Il fatto che il presidente della Bce, Mario Draghi, fosse governatore di Bankitalia quando MPS ha varato una serie di operazioni finanziarie a dir poco dubbie – da quelle sui derivati all’acquisto di Antonveneta da Santander in un periodo di piena crisi finanziaria – ha inflitto un danno di immagine notevole alla reputazione sin qui intaccabile del banchiere fiorentino.