ROMA (WSI) – Lo stato della politica italiana e’ talmente moribondo che qualunque leader potrebbe fare il colpaccio e rivelarsi la sorpresa del voto delle politiche del 24 e 25 febbraio. Ma il candidato principale a fare il botto e’ lui.
Dopo l’intervista a sorpresa concessa alla CNBC, canale Tv straniero, Grillo ne concede un’altra al Corriere del Ticino. “Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno”, così esordisce la guida del Movimento 5 stelle, ripetendo un ritornello gia’ sentito.
“Bisogna che se lo mettano in testa. Con noi non hanno speranze di fare inciuci, accordi sottobanco, depistare informazioni, scambiarsi appalti, favori, regalìe, mogli, amanti. È finita. Una volta entrati noi, il Palazzo diventa di vetro. Trasparente. Non si ruba più. E non solo in Parlamento: cambieremo il Paese”.
Grillo non ci sta a farsi chiamare leader e dice di non credere ai sondaggi: “Non guardo i sondaggi, non mi fido. Io mi fido delle piazze e vedo che più le piazze si riempiono, più i sondaggi si abbassano. Sono inversamente proporzionali alla realtà. Come in due mondi paralleli”.
Sul candidato alla premiership Grillo ostenta cautela: “Se ci sarà da scegliere un nome, lo faremo al momento opportuno, con una votazione online. Come abbiamo fatto per tutto il resto” e ribadisce: “L`ho già detto: non mi candido. Il movimento non ha un leader e non lo avrà mai. Io sono il garante del movimento.
(…) La mia figura serve a richiamare gente, faccio da reclame per il Movimento. Ma non sono certo io quello che decide le cose”.
“E chiunque sarà eletto dal movimento, non sarà un leader, ma un portavoce. Ne eleggeremo uno ogni tre mesi”.
Grillo e’ atteso in Piazza San Giovanni a Roma per il comizio finale della campagna elettorale ribattezzata “Tsunami Tour”, dopo il pienone registrato a Torino e Milano.
Il quotidiano britannico Times si rammarica intanto per il previsto risultato deludente della lista Monti. L’Italia ha bisogno di “più Monti e non meno Monti”, questa almeno è l’opinione espressa oggi dall’editoriale della testata, che rimprovera al primo ministro uscente di aver dichiarato “conclusa”, due mesi fa, la sua missione.