NEW YORK (WSI) – Wall Street ha chiuso in lieve rialzo, nel giorno in cui, in mancanza di un accordo tra la Casa Bianca e i Repubblicani del Congresso, scatteranno tagli automatici alle spese federali del valore di $85 miliardi, che avrebbero serie conseguenze sulla congiuntura Usa e anche su quella globale. Ma la borsa non se ne cura, e gli ibdici sono sempre vicini ai massimi storici. Il Dow Jones ha chiuso in rialzo +0,25% a 14,089.66 (35.17); lo S&P 500 +0,23% a 1,518.20 (3.52); il Nasdaq +0,30% a 3,169.74 (9.55).
Un alert è arrivato dal Fondo Monetario Internazionale, che ha avvertito che sarebbe costretto a rivedere al ribasso le stime sulla crescita degli Usa e della stessa crescita economica globale, nel caso in cui il sequester non fosse scongiurato.
Dopo il fiscal cliff, l’America ha di fatto un’altra pistola puntata alla tempia. Si tratta di una serie di tagli automatici alla spesa del valore di 85 miliardi di dollari, che si tradurrebbero in forti riduzioni delle risorse necessarie per finanziare i programmi sociali, i salari, l’educazione.
La deadline per raggiungere un accordo è stata fissata proprio al primo marzo, dunque e l’ora X è fissata alle 23.59 orario di Washington DC, le 5.59 di sabato mattina in Italia. A quel punto, in assenza di un’intesa, scatterebbero i tagli.
Obama ha già attaccato i Repubblicani, accusandoli di mettere a repentaglio la ripresa dell’economia, rifiutandosi di evitare tali tagli votando la sua proposta di aumentare le tasse ai più ricchi.
“Molti osservatori di mercato credono che i tagli alle spese avranno luogo – ha commentato in una intervista rilasciata a Bloomberg Andreas Nigg, responsanbile della strategia di mercati azionari e delle materie prime presso Vontobel Asset Management, a Zurigo – Se cioò accadesse e se dovessero presentarsi anche dati macro negativi, il problema del sequester alimenterebbe le preoccupazioni”.
Prima dell’inizio della sessione è stato reso noto il dato relativo alle spese dei consumatori, che sono salite +0,2% a gennaio, contro il +0,1% di dicembre. I redditi personali sono scivolati invece -3,6%, riportando il tonfo più forte in 20 anni. Il tasso di risparmio è anch’esso sceso al 2,4% a gennaio, contro il 6,4% di dicembre, al minimo in sei anni. L’inflazione misurata dalla componente core dell’indice dei prezzi al consumo è salita +0,1%.
Dal fronte economico resi noti anche le spese per costruzioni, in calo -2,1% peggiori delle stime; l’Ism manifatturiero, in ben rialzo; e la fiducia dei consumatori, in crescita a febbraio a 77,6 punti. Da segnalare che l’Ism è cresciuto al ritmo più forte dal giugno del 2011.
Intanto il presidente della Fed di Chicago Charles Evans ha detto che la Fed dovrebbe continuare ad andare avanti nei suoi acquisti di bond per $85 miliardi al mese, lanciando l’alert su un eventuale exit strategy, che potrebbe mettere a repentaglio la ripresa dell’economia. “Dobbiamo essere attenti a non rimuovere le nostre politiche accomodanti in modo prematuro, come ha fatto il Giappone”, ha detto Evans in un discorso che è stato pronunciato ieri a Des Moines, nello stato dell’Iowa.
Tra i titoli sotto i riflettori Groupon, che recupera terreno dopo il tonfo superiore a -20% di ieri.
Attenzione anche allequotazioni Apple, sulla scia delle indiscrezioni circa il lancio di uno smartphone in policarbonato l’anno prossimo: obiettivo vincere la concorrenza di Android. Dal Giappone trapelano indiscrezioni che rivelano l’arrivo di tre nuovi modelli.
ALTRI MERCATI – In ambito valutario, l’euro accelera al ribasso, -0,52% a $1,2988, dollaro/yen +0,52% a JPY 93,01.
Quanto alle commodities, i futures sul petrolio -1,54% a $90,63 al barile, mentre quotazioni oro +0,28% a $1.582,50 l’oncia. Occhio all’ analisi tecnica di oro e petrolio dopo le elezioni italiane.
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