New York (WSI) – Non c’è solo l’Europa nel marasma della crisi dell’euro a far sudare freddo le cancellerie di mezzo mondo. Anche l’America vive la sua partita più delicata. Lì sono i tagli automatici alla spesa federale da 85 miliardi di dollari a gettare ombre sull’amministrazione Obama e la flebile ripresa Oltreoceano. Il presidente Usa ha chiesto al Congresso di rimpiazzare i “sequester” che è stato costretto ad introdurre per legge, con quello che lui definisce un “approccio equilibrato”.
La strada che il presidente americano chiede di percorrere è stretta: prevede una combinazione di tagli alla spesa mirati e riforme. Ma i leader repubblicani non lasciano intravedere la possibilità di una accordo veloce. Lo Speaker repubblicano alla Camera, John Boehner e Mitch McConnell, il leader dei repubblicani al Senato non vedono soluzioni all’orizzonte. Boehner ha però voluto rassicurare che il governo degli Stati Uniti non rimarrà a secco di fondi.
”Il problema è la spesa fuori controllo – ha affermato Boehner -. C’è un modo più brillante di tagliare la spesa di questo sciocco sequester che il presidente ha chiesto. Per questo abbiamo bisogno di risolvere a lungo termine il problema della spesa”. Gene Sperling, uno dei maggiori consiglieri economici del presidente, a sua volta ha esortato i repubblicani a lavorare ad una soluzione che sia ”ragionevole” e ”non politica”.
Lo stallo è evidente. Adesso toccherà alle agenzie del governo, prime tra tutte il Pentagono, iniziare a compiere i tagli per 85 miliardi dollari fino alla fine di settembre, quando si chiude l’anno fiscale. Nelle prossime settimane Congresso e Casa Bianca potrebbero ancora provare a fermarli, ma prevale il pessimismo. E così molti americani hanno iniziato a ritenere Obama responsabile dello stallo. Secondo un sondaggio della Reuters-Ipsos il suo livello di gradimento è sceso dal 51 al 47 per cento, anche se molti elettori danno ai repubblicani la colpa del braccio di ferro.