ROMA (WSI) – Anche i ricchi piangono, si diceva qualche tempo fa. In effetti, le compagnie di assicurazioni tedesche sembrano non godere, paradossalmente, della stabile situazione economica del proprio Paese, perché i Bund che hanno acquistato hanno un tasso d’interesse minore rispetto a quello offerto alla clientela per le polizze assicurative. Il rischio, incredibile ma vero, è quello di non essere solvibili.
Non è solo un problema della Germania, ma in generale, di tutti i Paesi del Nord Europa i cui Titoli di Stato sono talmente affidabili da generare guadagni praticamente nulli, al contrario di quelli dei Paesi mediterranei, che offrono interessi più redditizi a fronte di una maggiore esposizione al rischio. È l’allarme sul cosiddetto “solvency ratio” lanciato dall’Eiopa, l’Authority europea del settore, che riguarda una quota compresa fra il 5 e il 10% del totale delle compagnie che emettono polizze assicurative.
L’Eiopa ricorda che una situazione analoga si è già verificata in Giappone alla fine degli anni ’90, causando il fallimento di diverse compagnie. In Europa il quadro attuale vede, ad esempio, la Germania fra i Paesi più in pericolo: lì il tasso medio delle polizze vita è dell’1,75%, mentre i Bund decennali si collocano a quota 1,4%.
Cosa fare per scongiurare il rischio crollo delle compagnie? Secondo Dario Focarelli, direttore generale dell’Ania (Associazione Nazionale delle Imprese Assicuratrici), le colleghe nordeuropee farebbero bene a variare la composizione del proprio portafoglio azionario, riequilibrando così la bilancia fra le riserve di garanzia e i guadagni.
“Utilizzare una media dei Titoli di Stato europei, almeno per un periodo transitorio – afferma Focarelli – mi sembrerebbe una misura opportuna. Consentirebbe alle compagnie di diversificare i loro rischi e, al contempo, di accrescere i rendimenti degli asset nelle aree più forti del continente”. Un’ennesima prova del fatto che un’Europa a due velocità arreca detrimento tanto ai primi quanto agli ultimi della classe.
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