NEW YORK (WSI) – Altro che sindrome greca. Ora molti economisti iniziano a temere che l’Italia possa seguire le stesse orme del Giappone, e a soffrire un decennio di bassa crescita. Lo scenario sarebbe quello di un paese che arrancherebbe per dieci anni, e che continuerebbe ad andare avanti per inerzia.
Da quando il governo Monti ha lanciato la propria ricetta di austerity – per andare incontro alle severe richieste della Germania di Angela Merkel – l’Italia è entrata nella peggiore recessione sperimentata da qualsiasi altra economia dell’Eurozona (Grecia a parte).
Il tessuto imprenditoriale è stato lacerato: aziende di tutte le dimensioni hanno chiuso i battenti a un ritmo di 1.000 al giorno nell’arco dell’ultimo anno; particolarmente colpite sono state quelle a piccola e media dimensione, che rappresentano l’ossatura dell’economia italiana, valutata 2 trilioni di dollari.
Gli economisti temono che il ritmo di chiusura delle aziende accelererà ancora, almeno fino a quando non si insedierà un governo efficiente. Tale situazione “mette in evidenza la probabilità che l’Italia faccia fronte a un decennio di bassa crescita come in Giappone – ha detto intervistato da Cnbc Kenneth S. Rogoff, professore di Harvard ed ex responsabile economista presso il Fondo Monetario Internazionale – e alimenta dolorosi interrogativi sulla stabilità della crescita nel lungo periodo dell’intera Eurozona”.
“Affinché la crescita e il quadro occupazione migliorino, è necessario avere un governo che possa rimuovere l’incertezza per le aziende, i consumatori, gli investitori e le banche – ha detto l’economia Tito Boeri – L’instabilità politiva è uno dei fattori più capaci di danneggiare l’economia”.