Economia

Merkel: riconferma più lontana. Italia fuori dall’euro? Presto

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BRUXELLES (WSI) – Come sottolineato ieri dal presidente dell’Eurogruppo Martin Schulz, l’austerity ha salvato le banche, alle spese di un’intera generazione che sta per andare perduta. Ma le orecchie delle autorita’ europee sono sorde all’appello e l’ennesimo summit dei leader Ue, che prende il via oggi per concludersi domani, e’ destinato ancora una volta a non dare frutti. Gli analisti sono unanimi nelle loro previsioni: non verra’ presa alcuna decisione, a parte forse sul tema dei rapporti tra Ue e Russia.

Mentre per l’uscita dell’Italia dall’area euro pare ormai solo questione di tempo, visto anche il risultato delle ultime elezioni politiche, il 49% dei tedeschi non e’ contento delle politiche di rigore messe in atto dall’Unione Europea e il partito anti europeista (Alternativa per la Germania) ha in programma un ritorno al Trattato di Maastricht e la creazione di un meccanismo per l’uscita dall’euro di tutti i membri del blocco a 17 in maniera legale e ordinata.

Nella loro battaglia contro le lobby di potere e nella loro idea di democrazia diretta non si discostano molto dal programma del Movimento 5 Stelle. Cosi’ come la vecchia casta dei politici italiana, anche Merkel sembra avere i giorni contati in patria. E non sono solo sensazioni, ma calcoli politici e sondaggi pre elettorali a dirlo.

Alle prossime elezioni tedesche, difficilmente una coalizione riuscira’ a formare un governo stabile. Un’alleanza tra socialisti e verdi, con il Linke a offrire sostegno esterno, potrebbe battere la Cancelliera Angela Merkel, ma difficilmente avra’ una maggioranza tale da consentire di governare stabilmente.

Il partito degli anti europeisti non ha ancora raggiunto una forza politica tale da poter governare da solo – anche se un tedesco su quattro e’ contrario all’euro – ma potrebbe avere abbastanza ‘leverage’ negoziale da poter minacciare di bloccare qualsiasi iniziativa pro-moneta unica degli altri partiti.

Quasi certamente, e i sondaggi non lasciano spazio a dubbi su questo punto, la coppia formata dalla Cdu di Merkel (l’Unione democratica di centro) e la Csu (Unione cristiano-sociale in Baviera) sara’ la forza politica piu’ popolare. Tuttavia non rusciranno a formare una coalizione di governo con una netta maggioranza, perche’ il Fdp si e’ indebolito e rischia di scendere sotto la soglia del 5%. I sondaggi lo danno al 3%.

A quel punto il blocco Cdu-Csu cerchera’ di formare un governo cono i socialisti, che si piazzeranno al secondo posto. Ma il partito Spd ha gia’ fatto sapere che con Merkel come guida, un’alleanza di questo tipo e’ da escludere.

Il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble sostiene che “il nostro governo da’ esempio positivo” alle altre nazioni europee. Ma allora come si spiega il fatto che anche a Berlino stia crescendo il sentiment contrario alle politiche di rigore di stampo tedesco?

ITALIA MINACCIA PER LA COESIONE, EUROPA PUNTI SUL COMMERCIO ESTERO

A favore di Merkel, che come visto e’ in serio pericolo di non essere rieletta, si e’ espresso invece Daniel Gros, direttore del Centro per gli Studi Politici Europei (CEPS). La sua soluzione alla crisi del debito e’ quella di prendere ad esempio “il modello tedesco”, un sistema “valido per tutta l’Europa”.

Intervistato dal quotidiano svizzero Le Temps, il capo dell’influente centro di ricerca con sede a Bruxelles si dice realista e ricorda come la Germania fosse un tempo la cattiva alunna d’Europa e che dal 1995 al 2005 fosse Berlino a trascinare in basso il resto del Continente.

Che invece ora si occupa di trainare a fatica in quanto locomotiva principale del treno malato di un’Europa carica di debiti. Ovviamente per riprendersi i paesi piu’ in crisi avranno bisogno di molto tempo.

Ex membro del Fondo Monetario Internazionale ed ex consulente dell’Ue, Gros vorrebbe che tutti seguano l’esempio tedesco. Ma in quanto al summit, anche lui non nutre troppe speranze a riguardo.

“L’Unione Europea ha un programma che dura fino al 2020, ma che si limita piuttosto a essere una lista di ‘buone intenzioni’. Se i capi di Stato e di governo fossero seri e mantenessero le loro promesse, gia’ questo sarebbe un grande passo in avanti”.

Quello della lotta al debito a colpi di austerita’ o di crescita, secondo Gros, e’ un falso dibattito in seno all’Ue. La questione spinosa vede come avversari Germania – da una parte, quella del rigore – e Francia, dall’altra, quella delle politiche per sostenere lavoro, investimenti e ricerca.

Da affrontare a viso aperto e’ invece la questione del debito. Non per ridurre il debito pubblico, bensi’ per tagliare le spese e usare in modo piu’ efficace il denaro a disposizione, cercando di punire il meno possibile i contribuenti.

“I paesi piu’ indebitati, che sono anche quelli piu’ in difficolta’ dell’Eurozona purtroppo non possono seguire l’esempio degli Stati Uniti e continuare a indebitarsi e stampare denaro e titoli di stato. Devono dire a voce alta che non ci sono piu’ i soldi in cassa e che quindi non si possono piu’ usare per le spese pubbliche“.

E come la mettiamo con la questione della crisi sociale e impoverimento della gente? “Quando non ci sono soldi, non si puo’ fare molto. Gli Stati possono, ciascuno secondo gli strumenti a disposizione, ridurre al minimo i costi sociali, puntando sull’efficacita’. Il problema e’ che i paesi che hanno i maggiori problemi, sono anche i meno efficaci in questo senso”.

Per esempio, “lo stato tedesco ha fatto la sua piccola parte, ma e’ la societa’ che ha fatto il resto”. Il governo ha tagliato le spese e di conseguenza c’e’ stato un progressivo rallentamento della pressione fiscale che pesa sulle spalle dei contribuenti, delle imprese e delle famiglie.

Ed e’ proprio quello che “l’Italia e la Spagna non riescono a fare in modo sostanziale. Se si adottasse questo principio anche nelle nazioni in crisi, Roma e Madrid diventerebbero piu’ efficaci nel giro di qualche anno”.

“Le riforme non danno subito dei risultati positivi, ci vogliono cinque-sette anni. Questo e’ un dato di fatto”. L’Italia ora sta rallentando tutto il resto del mondo come aveva fatto la Germania dieci anni fa. “L’Italia e’ una minaccia per la coesione dell’area euro” se l’incertezza politica interna dovesse perdurare ancora.

La Grecia non avrebbe mai potuto fare esplodere l’area. L’Italia, se si tiene conto della sua taglia, puo’. Roma e’ infatti la terza economica del blocco a 17.

“L’Europa, ricordiamocelo, ha il potenziale per arrivare a una crescita all’1,5%“. Ma paga la sua debolezza dal punto di vista demografico (vedi invecchiamento della popolazione) e la mancanza di innovazione. Quindi deve cercare di incrementare la crescita tramite il commercio estero. Il mercato intrerno resta, malgrado tutto, un vero e proprio “motore economico”.

Per contattare l’autore Twitter @neroarcobaleno; daniele@wallstreetitalia.com