ROMA (WSI) – “Per una manciata di miliardi di prestiti a favore di Cipro, l’Europa sta commettendo un’atrocità giuridica e finanziaria senza precedenti, decimando i depositi bancari dei propri cittadini (nel caso dell’isola, salvo diversa attuazione, sarà applicata una tassa del 9,9% sugli importi eccedenti i 100.000 euro e una del 6,75% su quelli inferiori)” Francis Morandi, autore del libro “Avanti Italia. Vincere la sfida con i PolitTecnici, intervistato da Wall Street Italia, commenta l’ultimo aiuto, se così si può chiamare, arrivato dall’Unione europea: un aiuto volto in apparenza a salvare l’ennesimo paese dal fallimento; ma un aiuto che non fa altro che ribadire, se non rafforzare, la politica di austerity che ha fatto scivolare l’Europa intera nel baratro della recessione.
Altro che ritorno alla crescita: con un atto senza precedenti nella storia, i leader europei hanno optato addirittura per un prelievo forzoso sui conti correnti, contribuendo a lacerare ulteriormente il tessuto sociale e alimentando la rabbia del popolo. Lo si potrebbe definire quasi un golpe finanziario.
L’EUROPEA E GLI AIUTI A TASSI DA USURA O CON CONDIZIONI INACCETTABILI
“Si tratta di un’azione assai pericolosa, che non potrà che avere impatti negativi sui mercati europei ed internazionali, oltre che sfavorire la stessa ripresa dell’economia cipriota (privata così di parte della propria capacità di investimento e spesa). L’Ue ha già finanziato la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo e in parte la Spagna, applicando spesso tassi molto elevati (che in Italia definiremmo tecnicamente “di usura“) e pertanto difficilmente atti a permettere la rapida generazione di trend di crescita nelle nazioni beneficiarie”, ha detto Morandi. Di fatto, ogni volta i sedicenti finanziamenti si sono tradotti in pugnalate al paese di turno.
CREARE UN CIRCOLO VIRTUOSO ANTI-AUSTERITY E’ POSSIBILE: AIUTARE I PAESI CON LA MONETA SINTETICA
WSI – Professor Morandi, i vari Mario Draghi e altri esponenti europei ritengono che il peggio sia passato. Ma nei paesi che hanno ricevuto crediti sotto lo sguardo vigile della troika la situazione è tutto fuorché semplice da gestire. Anche in Italia, le manovre di lacrime e sangue hanno alimentato sentimenti anti-euro, ondate populiste, tensioni che hanno lacerato il tessuto sociale. L’accesso al credito è sempre più una utopia. E i paesi aiutati arrancano ancora.
MORANDI – “Risulta evidente che l’Ue necessiterebbe di una nuova e saggia governance politico-economica, sia a livello centrale, sia di singoli stati. Gli approcci monetaristici improntati solo sull’austerità devono essere infatti affiancati anche da politiche di sviluppo, di maggior produttività (soprattutto negli apparati e nei meccanismi statali e pubblici), da politiche fiscali finalizzate e omogenee e da una sburocratizzazione generalizzata degli ordinamenti, compreso il rinvio, a mio giudizio, almeno triennale della normativa sulle banche di Basilea III. In Università in proposito, abbiamo calcolato che essa, nel nostro Paese, potrebbe comportare un ulteriore credit crunch di oltre 190 miliardi. L’eccessivo “tornacontismo” e spesso l’insipienza dei politici Ue e oggi i continui litigi e veti tra gli inconsistenti Bersanucoli italiani (solo per concentrarmi qui su colui che avrebbe vinto le ultime elezioni) non fanno però pensare positivo, almeno nel breve termine. E’ pertanto evidente che, non potendo sempre percorrere le mainline sopra indicate, occorrerà ricercare anche nuove soluzioni. Una di queste è rappresentata dagli European Drawing Rights (EDR).
WSI – Nell’ottica di creare un circolo virtuoso anti-austerity, in che modo è possibile agire con gli European Drawing Rights?
MORANDI – Gli European Drawing Rights potrebbero diventare strumenti flessibili ed anticiclici, in grado di supportare interventi rapidi e far fronte a situazioni di momentanea criticità di paesi quali Cipro, Malta, la Slovenia ed altri. Essi, di fatto, potrebbero flessibilmente essere emessi (entro certi limiti, definiti direttamente dal Consiglio d’Europa) per erogare finanziamenti a favore di paesi in difficoltà, da definirsi però in riferimento a precisi piani di intervento e sviluppo, concordati (e i cui risultati dovranno essere ben misurabili nel tempo). Alludo, ad esempio, ad interventi di superamento di episodi temporanei di illiquidità, ad interventi infrastrutturali, a pagamenti dei fornitori di uno Stato, alla rimessa in moto del mercato del lavoro, all’abbattimento dei costi energetici, al delivery effettivo di riforme o ad altri similari.
WSI – Da chi verrebbe gestito l’iter sia dell’emissione degli Edr che delle operazioni di pronti intervento? Quale sarebbe di fatto la natura di tali strumenti?
MORANDI – Come gli Special Drawing Rights (emessi dal 1969 da parte del FMI), gli Edr assumerebbero le vesti di una sorta di moneta sintetica a circolazione vincolata. Più propriamente si potrebbe parlare di un’unità convenzionale di conto, avente parità 1 a 1 con l’euro. Essa sarebbe finalizzata esclusivamente all’erogazione, mirata e progressiva, di stanziamenti da parte di uno speciale gruppo di tecnici dell’Unione europea (in considerazione degli importi non ingenti sarebbe infatti opportuno, come già avviene anche per il FMI, evitare il coinvolgimento diretto di politici, che, in Europa, si stanno dimostrando troppo rissosi). La disponibilità delle successive tranche di finanziamenti dovrebbe però essere sempre subordinata all’effettivo raggiungimento degli obiettivi intermedi previsti. Si tratterebbe cioè di fissare, da parte dei predetti tecnici europei, dei veri e propri covenant), che condizionerebbero le eventuali erogazioni successive, così come previste dai piani di intervento.
WSI – In termini di interessi, quale sarebbe il tasso da applicare a tali prestiti?
MORANDI – I tassi convenzionali da applicare dovrebbero essere contenuti (simili, ad esempio, a quelli del Fmi, e pertanto vicini allo 0,50%). Finora purtroppo i bond emessi dal cosiddetto Fondo Salva stati europeo (sia il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria -Efsf-, sia il Meccanismo Europeo di Stabilità (Esm), “mal retati” dalle solite società di rating internazionali, presentano tassi molto elevati, essendo soggetti ai mercati ed alla speculazione internazionale. Pertanto tali oneri si ribaltano inevitabilmente anche sui tassi relativi ai prestiti europei agli stati in difficoltà, accentuandone conseguentemente i problemi.
WSI – Quale sarebbe il ruolo della Bce?
MORANDI – Desidero precisare che gli European Drawing Rights non mettono in discussione l’autorità dell’euro. Una volta emessi dall’Ue a favore di uno stato, dovrebbero infatti essere presentati all’incasso, da parte di questi ultimi, esclusivamente presso la BCE e convertiti nella moneta unica per il loro utilizzo concreto. Da qui il ruolo di puro cassiere della Banca centrale europea, che effettuerebbe la conversione erogando i finanziamenti previsti, in diverse tranche, sempre tuttavia nel rispetto dei covenant precedentemente indicati. Di fatto, si tratterebbe di strumenti di pronto intervento pro-crescita, strumenti cioè “efficacienti” (così li definisco in riferimento contemporaneamente sia alla loro efficacia, sia alla loro efficienza), parziali antidoti all’odierna politica di austerity e di tasse, che ha impoverito e sta impoverendo alcuni paesi europei. Il tutto, in attesa che si possano emettere finalmente i mitici eurobond, in riferimento a volumi ed a modalità evidentemente molto diversi (cioè in sostituzione dei titoli di debito pubblici nazionali).
WSI – Quale sarebbe il loro raggio di applicazione?
MORANDI – Gli European Drawing Rights potrebbero essere rapidamente emessi da parte della UE, a beneficio di paesi europei in crisi, soprattutto di piccola dimensione, per prevenire rischi di failure to pay e di default, oppure a favore di stati maggiori, limitatamente però ad alcuni specifici e concordati interventi. Si eviterebbe così il ricorso a strumenti controproducenti, quali l’esproprio massivo dei conti correnti e le sempre nuove imposizioni fiscali (applicati a variabili economiche o patrimoniali), provvedimenti entrambi che possono comportare forti tensioni sui mercati locali o internazionali che, alla lunga, metterebbero in discussione la stessa sostenibilità del progetto euro. Anche l’ltalia potrebbe beneficiare degli Edr per superare alcuni ben delimitati problemi, per contribuire a favorire la rimessa in moto dell’economia. Si consideri inoltre che, sempre nell’ottica dello sviluppo, il nostro governo potrebbe, almeno temporaneamente, anche incrementare il proprio livello indebitamento: da analisi storiche ho, infatti valutato che altre nazioni, in passato, hanno saputo ben gestire livelli di indebitamento anche molto superiori rispetto al 125% del Pil, come del resto oggi lo stesso Giappone ci insegna.[ARTICLEIMAGE]
WSI – Secondo molti economisti, l’Europa è caduta in una vera e propria ossessione verso il debito e il deficit, che si è tradotta alla fine in una recessione da cui sembra sempre più difficile uscire. In questo contesto, che valore dare agli european drawing rights?
MORANDI – Intanto, essendo sintetici, gli Edr non circolerebbero liberamente e, di conseguenza, non avendo un mercato, non potrebbero diventare il bersaglio di attività speculative. Inoltre, contrariamente all’erogazione degli ordinari finanziamenti europei, non si proporrebbe la questione del moral hazard, in quanto i prestiti verrebbero concessi da specialisti, sulla base di covenant ben precisi, pattuiti con i beneficiari, riferiti a obiettivi da raggiungere con modalità e tempi prestabiliti. Non sussisterebbero poi particolari rischi di inflazione in quanto, non potendo circolare, la loro emissione avrebbe effetti diversi rispetto allo “stampare moneta”, come oggi stanno facendo la Bank of Japan in Giappone e la Federal Reserve negli Usa. Si tratterebbe inoltre, ripeto, di operazioni velocemente e miratamente, quasi chirurgicamente, attivabili da tecnici professionali ed entro ben precisi limiti. Preciso infatti che gli European Drawing Rights potranno divenire degli strumenti di pronto-intervento pro-crescita e che potranno così contribuire a bypassare gli attuali enormi contrasti politici europei, reintroducendo nel vocabolario europeo la parola crescita .