ROMA (WSI) – Dopo aver sbattuto in faccia all’Europa la porta al piano di salvataggio europeo, Cipro riparte da Mosca per trovare una via d’uscita. Il ministro delle Finanze cipriota, Michalis Sarris, è arrivato questa mattina in Russia per chiedere una estensione della linea di credito da 2,5 miliardi di euro accordata da Mosca nel 2011 e che Nicosia dovrebbe finire di rimborsare entro il 2016. “Spero che l’accordo si raggiunga già oggi”, ha detto Sarris.
Che la prossima mossa sul salvataggio spetti a Cipro, l’ha detto chiaro e tondo Maria Fekter, ministro delle Finanze austriaco. “Aiuteremo certamente Cipro – ha spiegato, ma solo se a condizioni ragionevoli – L’Esm e e la Bce non possono certo accettare l’inferno”. Ieri nel parlamento di Cipro, con 36 voti contrari e 19 astensioni, si è consumato lo strappo.
Le banche in tutta l’isola rimmaranno chiuse per tutto il giorno, secondo quanto programmato dal presidente Anastasiades Nicos per portare avanti colloqui con i creditori internazionali come pure i responsabili politici e Christostomos Arcivescovo per discutere i prossimi passi del Paese. Ma l’agenzia di stampa Dow Jones ha riportato che gli istituti di credito potrebbero rimanere chiusi fino alla prossima settimana.
Mentre i 17 Paesi dell’Eurozona fanno sapere di “prendere atto” della decisione del governo, “ribadendo la loro l’offerta” a Nicosia sottolineando che l’Unione continua “ad assistere Cipro nei suoi sforzi di riforma”, gli economisti alzano l’asticella del rischio.
Sostengono che aver bocciato l’introduzione di un prelievo forzoso sui depositi bancari bancari, ossia la misura chiesta dagli altri partner dell’Eurozona e del Fondo Monetario Internazionale, per dare il via al piano di salvataggio di circa 10 miliardi di euro, pari al 140% del Pil, spingerà il Paese in un vicolo cieco.
Jan von Gerich, Chief Strategist di Nordea osserva che si tratta di una decisione in grado di mettere in discussione tutto il futuro di Cipro. “Tuttavia – prosegue l’esperto – alla fine il governo di Nicosia sarà costretto ad accettare i termini di questo salvataggio, quando vedrà aumentare i timori di una uscita cipriota dalla zona euro”.
Per gli esperti di Rabobank “prolungare questa agonia significa spalancare le porte al contagio, essendo forte il rischio di un collasso del sistema bancario nel paese”. “Per uscire dalla situazione di impasse creata, la soluzione potrebbe essere rendere non applicabile l’imposta sui depositi fino a 100mila euro”, propone Pierre Olivier Beffy, responsabile economista di Exane BNP Paribas. “In tal caso, il contributo da parte dei partner della zona Euro o della Russia dovrebbe essere di ammontare maggiore”.
“Inoltre vi sono rumours su un probabile acquisto della Banca Popolare di Cipro da parte di una banca russa – prosegue l’economista francese – . Qualora tale situazione si concretizzasse, ciò potrebbe determinare un calo della tassa a cui dovrebbero essere soggetti i depositanti russi”.
Se invece nei prossimi giorni non si dovesse pervenire a trovare un accordo, le banche cipriote dovrebbero riaprire gli sportelli e la BCE non sarà in grado di sostenere gli istituti insolventi. “Una situazione di tal tipo darebbe vita a controlli sul capitale e spingerebbe la Banca Centrale di Cipro a prendere denaro in prestito o a cercare finanziamenti esterni, per esempio dalla Russia”, avverte Beffy.
Dal suo desk a Parigi l’economista rimarca infine come “appaia abbastanza chiaro che si cercherà di ridurre al minimo il costo di ristrutturazione del debito per i contribuenti europei”. Ma sottolinea ancora che “alla luce degli ultimi eventi, continuiamo a ritenere che il default di un paese della zona Euro rappresenti il rischio principale sul lungo termine”.
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