MILANO (WSI) – La Tobin Tax, definita dai critici come una mini-patrimoniale a tutti gli effetti, pesa come un macigno sulle attivita’ della Borsa di Milano. La tassa sulle transazioni finanziarie, introdotta in diverse piazze d’Europa un mese fa per dimostrare che le autorita’ politiche hanno la volonta’ di punire anche il mondo della finanza, ha avuto un effetto controproducente, come molti analisti prevedevano.
La tassa sulle transazioni di titoli azionari – accolta da 11 paesi che costituiscono due terzi del Pil Ue, ossia Germania, Austria, Belgio, Spagna, Estonia, Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia (a partire dal 2014-2015) – ha provocato una riduzione dei volumi di almeno un terzo a Milano, la diminuzione piu’ accentuata tra tutte le borse europee. L’idea dei governi che l’hanno introdotta era quella di dare un senso di equita’ alle misure di rigore volte a incrementare il flusso di entrate fiscali.
Invece a pagare sono sempre i piccoli risparmiatori. Il perche’ si spiega facilmente: la Tobin Tax si applica sugli investimenti di alto livello in titoli azionari. Pur interessando una percentuale minima di consumatori, si va ad aggiungere all’imposta di bollo su conti deposito, buoni postali e portafogli obbligazionari, salita dal primo gennaio del 50% (dallo 0,1 allo 0,15%). Di quest’ultimo fardello, va detto, la responsabilita’ non e’ solo dell’ultimo governo tecnico, visto che le imposte su questi strumenti finanziari sono lievitate negli ultimi tre anni.
Un report di Morgan Stanley indica una diminuzione del 32% dei volumi dal primo marzo, mentre stando ai dati di Reuters il calo e’ del 40%. La media dei volumi giornalieri sulle azioni quotate in Italia e’ scesa a 2,8 miliardi di euro, dai 4,55 dei primi due mesi del 2013 (dati Thomson Reuters). Si tratta della diminuzione di volumi maggiore tra tutte le Borse europee nel 2013. Potrebbero esserci altre cause, ma sicuramente la coincidenza con l’arrivo della tassa non e’ un caso.
“Non è un’informazione che ci stupisce – commenta a Wall Street Italia, Filippo Diodovich, strategist di mercato presso IG Italia, riferendosi al calo dei volumi di scambi messo in evidenza da Morgan Stanley – Noi ci siamo fermamente opposti fin dall’inizio all’introduzione di questa tassa, e avevamo stimato una flessione dei volumi di -20, -30%“.
L’analista prosegue affermando che “il timing dell’introduzione della Tobin Tax non poteva essere peggiore, in un momento in cui sono ancora protagonisti problemi come crisi del debito, timori sull’effetto contagio e ora anche il caso Cipro“. E il punto è che “i piccoli risparmiatori in questo modo sono stati duramente colpiti, tanto che si sta verificando uno spostamento di capitali dalla Borsa di Milano a mercati esteri in cui la tassa non è ancora operativa. Un indice verso cui i capitali si stanno spostando è il Dax di Francoforte“.
L’impatto è stato forte anche da un punto di vista psicologico: “Ci sono piccoli investitori che non conoscono i veri tecnicismi della tassa, ma che comunque hanno deciso dopo la notizia di stare alla larga da Piazza Affari”. Diodovich preferisce non parlare di fuga di capitali, ma sicuramente, fa capire, i risparmiatori stanno ‘scappando’ da Piazza Affari. E dal primo luglio gli operatori di mercato avranno un’altra cattiva sorpresa: da quel giorno la Tobin Tax si applichera’ anche ai titoli derivati.
Guardando ai dati delle ultime sedute, emerge a ogni modo un trend in chiaro peggioramento. Oggi Piazza Affari guadagna circa un punto percentuale sopra 16.100 punti, tra volumi contenuti per un controvalore di poco piu’ di 700 milioni a meta’ seduta. Ieri alla stessa ora erano passati di mano contratti per 752 milioni di euro. L’apice e’ stato toccato il 25 gennaio con oltre 2 miliardi e 333 milioni (dati Bloomberg). Il 20 marzo registrati 877 milioni di euro e il giorno precedente 870 milioni.
La tendenza di fondo ci dice che il mercato e’ inclinato verso un’ulteriore perdita dell’attrattiva del listino milanese, che si andra’ inevitabilmente a tradurre in una progressiva diminuzione della partecipazione dei grandi player istituzionali e dei piccoli operatori di Borsa. Nell’ultimo giorno di rilevazione, gli scambi si sono ridotti del 36%, il 4% in piu’ della media dei giorni precedenti riportata da Morgan Stanley (-32%).
I periodi presi in esame e messi a confronto dalla banca americana sono stati quello compreso tra i 2 gennaio e il 20 febbraio (ossia prima dell’introduzione della tassa) e quello che e’ andato dal primo marzo al 15 marzo (ossia i 15 giorni successivi all’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie).
I cali piu’ marcati – si legge nello studio – si verificano al mattino, in particolare nella prima ora di negoziazione, quando si verifica anche una riduzione del controvalore medio per singola operazione e un allargamento del differenziale tra domanda e offerta (bid/ask).
Oltre che su Piazza Affari, “l’odiata tassa” e’ stata introdotta sulle cosiddette “multilateral trading facilities”, come ad esempio BATS Chi-X Europe.