NEW YORK (WSI) – Dopo il clamoroso capitombolo dei prezzi degli ultimi giorni, persino Morgan Stanley e’ scesa dal carro dell’oro: la banca, da sempre ottimista sulla corsa dei prezzi del metallo (si e’ spinta a parlare di “investimento piu’ attraente nell’universo delle materie prime”), ha cambiato idea.
Gli analisti dell’istituto hanno osservato che i quattro pilastri del mercato rialzista del metallo prezioso “si stanno sgretolando”.
1) La domanda in crescita nel settore dei fondi comuni denominati in oro
2) La vendita controllata della banche centrali e gli acquisti consistenti degli istituti omologhi dei paesi in via di sviluppo
3) I programmi di buy back in oro
4) L’andamento debole dell’offerta dei minerari
“Il calo drammatico che il mercato del metallo giallo ha accusato dal 12 aprile ha tutti i connotati di un selloff guidato dal panico, una liquidazione a lungo termine iniziata con le speculazioni al ribasso di venerdi’ scorso a New York”, scrive la banca.
Secondo l’istituto americano l’origine della fase nera si puo’ attribuire a quanto accaduto a novembre 2012, quando e’ stata imposta nel mercato del CME una “riduzione del 10% dei margini per i futures legati all’oro”.
Ma chi c’e’ dietro questo fenomeno senza precedenti (l’oro e’ scivolato sotto $1.400 l’oncia ai minimi di due anni)? Nei mercati, e’ risaputo, se c’e’ qualcuno che perde, c’e’ sempre qualcuno che ci guadagna. I soldi non vengono bruciati, bensi’ passano di mano. Ebbene, non e’ difficile indovinare chi in tutto questo ci sta guadagnando: le banche. Per l’ennesima volta. Facendo un favore alle banche centrali.
Come? Il processo e’ molto semplice da capire. Se un investitore vuole spingere al ribasso il valore di un qualsiasi asset, otterra’ il migliore risultato in un mercato con volumi sottili, ma accompagnato da una grande partecipazione di operatori. E’ nelle “ore piu’ oscure” dei mercati che gli speculatori fanno le loro mosse, preferibilmente nella maniera piu’ veloce possibile, cercando di non lasciare tracce.
E’ proprio quello che e’ successo venerdi’ scorso a New York, durante l’epico tonfo dei prezzi. Non va dimenticato che Credit Suisse aveva detto a febbraio: “il mercato dell’oro e’ giunto al culmine”. SocGen dal canto suo aveva predetto “la fine dell’era dell’oro”. Goldman Sachs di recente ha suggerito di “speculare al ribasso”.
Le principali banche mondiali hanno ammassato posizioni estremamente short sul metallo giallo daa gennaio. I media generalisti sono complici di queste pratiche scorrette, per il semplice motivo che scandolosamente non ne riportano mai le fattezze e conseguenze. Anzi, si limitano a riferire l’idea che i grandi player di mercato vogliono che venga trasmessa.
“Siamo tutti consapevoli” – denuncia Chris Martenson su Peak Prosperity, “che le banche centrali sono a favore di un prezzo contenuto dei metalli preziosi, per il fatto che stanno cercando di creare fiducia nelle loro attivita’ di stimolo straordinario”.
Una crescita di valore del bene rifugio per eccellenza riduce quella fiducia. Ecco un perfetto esempio di come i media coprono questa scandalosa operazione coordinata delle banche. Il Financial Times, citando analisti di banche svizzere, scrive cosi’, senza farsi una seconda domanda sugli interessi che gli interpellati potrebbero avere:
L’oro scivola ai minimi due anni. Non c’e’ altro modo di descrivere il selloff dei prezzi: “terribile”, ha raccontato Joni Teves, strategist dei metalli preziosi di Ubs. “L’oro ne ha di strada da fare se vorra’ “ricostruirsi la fiducia” persa tra gli investitori”.
Da parte sua Tom Kendall, analista di Credit Suisse osserva che “ancora una volta gli investitori nel mercato dell’oro si sono ricordati che il metallo non e’ molto efficace come protezione contro le operazioni che si verificano nei mercati delle commodity”.
Saltano all’occhio subito due cose: la prima e’ che l’idea diffusa e’ che non bisogna piu’ fidarsi dell’oro, la seconda e’ che paradossalmente il selloff diventa il risultato di una decisione degli operatori di “mettersi al sicuro”, puntando sui mercati finanziari, nell’ambito di un processo di rotazione di portafogli.
Sara’ un caso, ma sono esattamente i messaggi che i banchieri centrali vogliono fare passare. E in nome di questo, tutto e’ accettabile. Anche una confisca dei soldi investiti dai piccoli giocatori di Borsa, che vanno a gonfiare i profitti delle banche e rimpinguare le tasche dei grandi manager.