ROMA (WSI) – In quanti film o serie tv americane arriva il momento in cui i ragazzi di casa, per iscriversi al college, devono sottoscrivere un prestito? Gli studi universitari negli Usa sono molto onerosi, perché gli atenei sono privati, e da sempre le rette si pagano con i risparmi accumulati negli anni oppure con un finanziamento, che potrà essere restituito dopo la laurea con i primi guadagni.
Il credito al consumo finalizzato all’accesso all’istruzione superiore – sotto forma di prestiti d’onore, prestiti online, finanziamenti agevolati – sta diventando uno strumento sempre più diffuso anche in Europa e in Italia, soprattutto a causa della contrazione della capacità di spesa delle famiglie della classe media. Tuttavia, negli ultimi anni si sta facendo largo il dubbio che questi finanziamenti siano una trappola per i giovani, più che un’opportunità.
Lo ha denunciato anche la sezione di New York della Federal Reserve, che ha stimato in mille miliardi di dollari il debito complessivo accumulato dagli studenti americani. Secondo l’ente, questa è l’unica forma di credito al consumo che non ha conosciuto crisi dopo il 2008, arrivando a pesare anche più dei prestiti per l’auto e delle carte di credito (entrambi molto diffusi negli Usa, ndr).
Lo studio ha inoltre precisato che l’attuale tasso di insolvenza da parte dei titolari di student loans è sottostimato, perché molti prestiti sono sospesi in virtù di moratorie e non sono ancora entrati nel ciclo del rimborso. L’allarme nasce dal fatto che, per i finanziamenti già in fase di restituzione, l’insolvenza è più che raddoppiata, segno della crescente difficoltà per i giovani neolaureati a far fronte al debito contratto.
Una bolla che sta per scoppiare, quindi, simile a quella dei mutui che ha innescato l’attuale crisi economica? È presto per dirlo, ma il rischio è concreto. Cosa accade nel frattempo in Italia? Nel nostro caso, le banche erogano prestiti molto più piccoli, perché l’università costa meno che nel mondo anglosassone, e aprono linee di credito all’interno di conti correnti anziché concedere direttamente liquidità. Spesso poi, grazie ad accordi speciali, è lo stesso Ateneo a far da garante.
Finiti gli studi, però, le condizioni per la restituzione delle somme potrebbero variare in base a diversi parametri. Se, come stimato da Federconsumatori, uno studente fuori sede può arrivare a spendere 9 mila euro all’anno fra tasse, libri, affitto e spese quotidiane, un prestito potrebbe essere un rischio non indifferente. Forse meglio trovarsi un lavoretto, sempre che ce ne sia ancora in giro qualcuno.
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