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Conti correnti e banche: Australia, la nuova Svizzera

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Roma (WSI) – Una volta c’era la Svizzera. Aveva una reputazione finanziaria sopra la media, un sistema bancario solido grazie a una lunga tradizione nell’investment banking. Oggi quell’etichetta è solo una cartolina dai contorni sbiaditi. Da Zurigo a Lugano gli istituti elvetici hanno messo da parte i loro tradizionali punti di forza: negli ultimi anni hanno ceduto terreno sul fronte della privacy bancaria.

Così oggi molte banche, anche lì, hanno scoperto che la crisi morde i quattro cantoni. Sono sempre più numerosi i clienti che decidono di trasferire i loro risparmi altrove.

In realtà spiegano gli addetti ai lavori ci sono solo una manciata di Paesi che possono ispirare fiducia nell’attuale scenario a coloro che operano sul mercato. Quello che più di tutti sembra avere tutte i connotati giusti per fare centro si chiama Australia.

Sidney non teme nessuna crisi del debito sovrano come invece sta succedendo in Europa e in America. Anche se qualche economista osserva che il deficit pubblico è aumentato nel corso degli ultimi anni, pochi si lasciano spaventare: è una percentuale di Pil inferiore al 30%. Si tratta di ben poca cosa rispetto ai fardelli di deficit su cui siedono America, Francia o Italia.

Come l’economia canadese anche l’Australia è fortemente dipendente dalle esportazioni di risorse naturali. Ma a differenza del Canada, che è legato a doppio filo agli Stati Uniti, l’economia australiana è molto più strettamente collegata alle economie in rapida ascesa, quelle dell’Asia. Alcuni analisti mettono poi in evidenza un ulteriore dettaglio non secondario: la politica monetaria dell’Australia.

La Banca centrale del Paese non stampa, infatti, moneta come sta succedendo nel resto del mondo. Mentre la disponibilità di massa monetaria in circolazione negli Stati Uniti è cresciuta negli ultimi cinque anni del 367%, quella dell’Australia ha registrato una flessione del 38%. L’economia del Paese convive con tassi di interessi normali, ossia molto più elevati di quelli ai minimi termini imposti dalla politica di Ben Bernanke.

Soltanto avere un conto presso una banca australiana garantisce un rendimento annuo superiore al 4%. Alla luce di questo quadro è facile capire perché l’Australia stia sostituendo la Svizzera come Paese rifugio nel panorama globale.