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Prodi ‘not fit’? Ha i numeri per salire al Colle

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Questo e’ il terzo articolo che Wall Street Italia dedica al filone ‘not fit‘ sui candidati alla Presidenza della Repubblica; sono tutti personaggi della politica jurassica, che secondo noi non rappresentano il popolo italiano ma solo i “poteri forti”. Leggi il primo e secondo articolo:

Amato, ‘not fit’ per il Quirinale

Bonino, ‘not fit’ per il Quirinale

ROMA (WSI) – Se e’ vero come vogliono le teorie del complotto che e’ il gruppo massonico del Bilderberg a scegliere il presidente della Repubblica, allora il gran consenso intorno al nome di Romano Prodi non dovrebbe stupire. Con l’ex presidente della Commissione UE al Colle, l’Italia viene commissariata alle autorita’ europee e ai poteri forti. Va ricordato, infatti, che Prodi come Draghi, Monti, Hollande, Amato e il presidente greco, e’ stato consulente di Goldman Sachs. Il ‘professore’ puo’ contare poi sulla benedizione degli Stati Uniti: come dimostra il suo intervento durante una conferenza a New York al CFR (Council of foreign Relations), che e’ l’organo piu’ potente che decide la politica in Usa e Unione Europea.

Allo stesso tempo non bisogna sottovalutare il fatto che sette anni al Quirinale di Prodi permetterebbero di cancellare il berlusconismo. E’ infatti l’unico politico che e’ stato in grado di sconfiggere per ben due volte Silvio Berlusconi alle elezioni politiche (nel 1996 con 450 mila voti di margine e nel 2006, per appena 20 mila voti).

Ancora una volta Prodi, questo gli va dato atto, riesce nel miracolo di ricucire gli strappi all’interno della coalizione di centro sinistra. Pier Luigi Bersani, segretario in scadenza che sin qui ha peccato di scarsa lungimiranza, decide di abbandonare la linea delle larghe intese dopo che la base si e’ ribellata all’idea di fare un “patto con il diavolo”, Berlusconi.

Appoggiando il candidato M5S Stefano Rodotà, che piaceva a Sel, il PD avrebbe avuto i numeri e si sarebbe evitato una clamorosa figuraccia. E invece ecco spuntare il nome dell’economista e politico di lungo corso, ex presidente della Commissione Europea vicino ai poteri forti. La caduta dell’ipotesi Franco Marini – improponibile personaggio della vecchia politica ex DC, il cui nome per salire al Colle era gia’ stato fatto nel secolo scorso, nel 1999 – accelera la paralisi politica italiana.

Ricapitolando ecco cosa accadra’ in Parlamento al quarto round, quando bastera’ la maggioranza assoluta: Scelta Civica candidera’ il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, i socialisti Emma Bonino, il Movimento 5 Stelle confermera’ la candidatura di Rodotà, mentre il PD (unito, pare) candidera’ Prodi. SEL, dopo aver appoggiato Rodotà sino a questo momento, presentera’ anche lui Prodi, il padre del Partito Democratico e dell’euro. I numeri ci sono al pelo, nel senso che a Sel e PD servono altri 10 consensi per arrivare al 50% + 1. E’ iniziata la caccia ai voti dei singoli esponenti di Scelta Civica, socialisti e Movimento 5 Stelle. Grillo ha gia’ annunciato che i suoi “Prodi non lo voteranno mai”.

Ma la carta segreta dell’ex primo ministro, l’unico capace di battere Berlusconi al voto negli ultimi 20 anni, sarebbe proprio Gianroberto Casaleggio. Lui e Bonino hanno parlato con il guru del web e fondatore del M5S alla vigilia del 18 aprile.
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Secondo le indiscrezioni riportate dalla testata Velina Rossa di Pasquale Laurito, pagina web vicina a Massimo D’Alema, esiste una fronda nei democratici: “Casaleggio vuole Prodi al Quirinale, ma 120 parlamentari Pd non lo voteranno mai”.

Anche l’atteggiamento di Grillo non e’ stato limpido. Nelle scorse settimane al portavoce del M5S scappo’ addirittura un mezzo complimento all’ex presidente del Consiglio, che cito’ a fianco di Pertini come esempio di un candidato che i partiti non vorrebbero. Prodi, si spinse a dire, “cancellerebbe Berlusconi dalle carte geografiche”.

Prodi si trova in questo momento in Africa, dove ricopre l’incarico conferitogli un anno fa dall’Onu di inviato speciale dell’Organizzazione per la crisi nel Sahel (la striscia di terra del Nord del continente, tra il Sahara e l’Africa nera).

IL PROFILO DI ROMANO PRODI

Prodi, 73 anni, filo europeo convinto, e’ stato cinque volte presidente della Commissione Ue e due volte primo ministro italiano. Ha due figlie e sei nipoti, e si e’ laurato in giurisprudenza alla Cattolica di Milano. Da economista e politico ha sempre difeso a spada tratta il progetto dell’euro, di cui e’ uno dei padri nobili. A cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio e’ stato leader della coalizione dell’Ulivo. E’ inoltre tra i fondatori teorici del Partito Democratico.

Come economista incarna i valori difesi dalle autorita’ europee. Le sue attivita’ di ricerca universitarie si sono concentrate su due temi dell’Economia industriale: lo sviluppo delle piccole e medie imprese e dei distretti industriali e la politica antitrust. Gli studi del “Professore” si sono poi indirizzati verso le relazioni fra Stato e Mercato. Prodi, professore sicuramente capace e molto competente, si puo’ tuttavia considerare corresponsabile di un fallimento della politica economica italiana degli ultimi anni.

Da presidente dell’IRI nel 1982 si occupo’ della ristrutturazione del gruppo, cedendo l’Alfa Romeo, privatizzata nel 1986, liquidando Finsider, Italsider ed Italstat e scambiando imprese tra STET e Finmeccanica. Ma fu la tentata vendita della SME al gruppo CIR di Carlo De Benedetti a creare scompiglio. Il governo di Bettino Craxi la ostacolo’ fortemente. Fu organizzata una cordata di imprese, comprendente anche Silvio Berlusconi che avanzarono un’offerta alternativa per bloccare la vendita. L’offerta non venne poi onorata per carenze finanziarie, ma intanto la vendita della SME sfumo’.

Prodi fu accusato di aver stabilito un prezzo troppo basso (vedi vicenda SME). Il risultato fu che nel 1987, per la prima volta da piu’ di un decennio, l’IRI riporto’ il bilancio in utile. Di questo Prodi fece un vanto, anche se a proposito di questo Enrico Cuccia affermo’ che “(Prodi) nel 1988 ha solo imputato a riserve le perdite sulla siderurgia, perdendo come negli anni precedenti“.

Come gli altri nomi candidati al Colle circolati negli ultimi giorni, Amato e Bonino, anche il professore emiliano ha partecipato alle riunioni di Bilderberg fino al 2009, tenendo tuttavia a precisare che “la qualità di membro del gruppo non e’ prevista dallo statuto. Esiste solo la figura di membro dello Steering Committee“. Persone non appartenenti allo Steering Committee del gruppo Bilderberg possono essere invitate alle sue riunioni, ma “la partecipazione occasionale a una riunione – si e’ difeso l’ex premier – non giustifica una citazione sulla dichiarazione d’interessi prevista dal Codice di condotta applicabile ai Commissari”.

Per quanto riguarda la Commissione Trilaterale e il suo ruolo in Europa, il suo statuto esclude la partecipazione di un membro che esercita una funzione pubblica. Prodi lo ha spiegato quando era a capo della Commissione Ue: “Nessun Commissario puo’ essere membro della Commissione “Trilateral” e nessun Commissario ha manifestato, fino ad oggi, la sua intenzione a partecipare a una delle prossime riunioni della Commissione trilaterale”.

Nel 1992 ricevette l’incarico di “Garante con il compito di studiare l’impatto diretto ed indiretto del sistema italiano ad alta velocità sul territorio e sul sistema produttivo del Paese” dall’allora AD delle Lorenzo Necci. Questo suo ruolo cozza con la posizione anti Tav del Movimento 5 Stelle.