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Privacy addio: arrivano droni spia Google Street View?

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NEW YORK (WSI) – Nel 2009, l’amministratore delegato di Google e ora presidente esecutivo Erich Schmidt – già sotto tiro per la strategia adottata dalla sua compagnia, ovvero raccogliere, immagazzinare e estrarre ogni briciolo di dato personale – ha affermato (1) alla rete televisiva CNBC: “Se fate qualcosa che volete tenere nascosto, forse, innanzitutto, non dovreste farlo”.

Non fa una piega. Perché mai preoccuparsi della sorveglianza se non abbiamo fatto niente di male? Questo, senza fronzoli, è ciò che Erich Schmidt pensa della privacy. Non ce n’è. Non ne abbiamo bisogno. Non la vogliamo. Non è una cosa buona per noi. Ti fa solo apparire colpevole. Questa è la filosofia su cui si basa uno stato di polizia.

Google non si pente di leggere le e-mail degli utenti di Gmail, di dare un’occhiata ai loro dettagli personali nei social network, di tracciare le persone attraverso le loro ricerche, i loro acquisti e i loro modelli di lettura. Trae conclusioni e combina il tutto con altri dati creando un meraviglioso insieme. C’è poco che Google non sappia delle persone che utilizzano dispositivi portatili basati su Android.

Google non è l’unico “collettore di dati” là fuori (“data-hog” nell’originale, che suona come “maiale che si ingozza di qualsiasi dato”, NdT), e forse non è quello che possiede la maggior parte di dati privati – questo è probabilmente Facebook – ma dispone di alcuni strumenti unici non legati ad internet. Ad esempio, le sue macchine Street View, che registrano a vista tutto ciò che succede in ogni quartiere nel mondo, raccogliendo inoltre dati wireless dalle reti di case ed aziende. Quindi quando è entrata in vigore la nuova “politica di privacy” l’anno scorso, essa ha dato il via a diverse preoccupazioni. “Definirla è un richiamo alla lingua ambigua orwelliana” (2), si è lamentato John Simpson di Consumer Watchdog. Dovrebbe essere invece chiamata una “politica di spionaggio”. Ma l’agitazione, come molte altre cose, è diminuita dopo qualche settimana.

Ma improvvisamente, Schmidt si è irritato a causa delle questioni sulla privacy di dispositivi che Google non controlla attraverso il suo software e che possono accedere e registrare promettenti dettagli di vita: i droni civili. Inclusi i mini droni “giocattolo”, come ad esempio gli elicotteri multirotore. Vuole vietarli immediatamente (3). E, se questo non è possibile, vuole regolamentarli. E per venire al dunque e tirare l’acqua al suo mulino, ha tirato fuori lo sfortunato esempio di un vicino:

“Come vi sentireste se il vostro vicino di casa acquistasse un drone commerciale d’osservazione da lanciare dal cortile di casa?” ha affermato. “Vola semplicemente sopra la vostra casa tutto il giorno. Come vi sentireste?” Non gli è piaciuta quella prospettiva. Proprio no. “Deve essere regolamentato,” ha spiegato il chairman, la cui compagnia combatte le regole ovunque le incontri. “E’ un compito per i governi, che hanno qualche legittimazione in ciò che stanno facendo, ma hanno a disposizione altre persone che lo fanno per loro… Questo non succederà.”

E’ un esempio sfortunato, perché un episodio insidioso e allo stesso tempo ridicolo (4) di questo tipo è spuntato in una cittadina in Francia a causa di Google. Un ragazzo stava urinando nel suo cortile. Sappiamo che l’ha fatto, infatti proprio in quel momento una macchina di Street View è passata di lì. La telecamera, montata sopra un tetto, poteva vedere oltre il cancello chiuso ed oltre la recinzione perimetrale, beccando lo sventurato tizio in flagranza di reato.

In quel momento lui non lo sapeva. E anche quando la scena è apparsa su Street View, lui non lo sapeva. I suoi vicini hanno scoperto la foto di lui che si liberava nel suo cortile, il suo viso era leggermente annebbiato. E’ stato solo dopo essere diventato lo zimbello della sua cittadina, che ha imparato qualcosa. Certo, secondo le parole di Schmidt sulla sorveglianza statale, il ragazzo “non avrebbe dovuto farlo, innanzitutto”.

Quindi, la differenza tra una macchina di Street View e un drone è il grado. La prima può solo catturare ciò che è visibile grazie all’aiuto dei suoi equipaggiamenti innalzati, il secondo può volare. Una è una parte essenziale del suo modello di business; l’altro dovrebbe essere vietato? Come mai si diventa improvvisamente così restii a parlare di droni? Specialmente da quando Google sta spendendo una fortuna in macchine che si guidano da sole: i droni “legati alla strada”, per così dire. Il prossimo passo saranno i dispositivi che possono volare. Il software di controllo e di mappatura cadrà da quel momento nel dimenticatoio.

Tra un paio d’anni, la FAA (Federal Aviation Administration) si occuperà della delicata questione dei droni utilizzati dai civili e dalle aziende. Forse da quel momento, Google Ventures finanzierà un’azienda che sta sviluppando gli elicotteri multirotore senza pilota, grandi come una valigetta e adatti a rimpiazzare le imbarazzanti macchine di Street View.

Fotograferebbero gli interni delle case, per mostrare com’è davvero il vicinato, ben oltre la facciata. Agli utenti piacerebbe molto. Il software offuscherà i visi delle persone per salvaguardare la loro “privacy”: il ché è molto utile, come lo sventurato tizio francese ha avuto modo di scoprire. E poi Google si opporrà vigorosamente a ogni regolamentazione che non vi si adatti. Questo perché Airborne Street View sarebbe il prossimo passo in avanti per Google, e Schmidt deve averci già fatto un pensierino.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Testosterone Pit – che ringraziamo – e tradotto da Come Don Chisciotte, esprime il pensiero dell’autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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