ROMA (WSI) – Sentirlo urlare, sempre, su qualsiasi tema, quando invece ci vuole la calma della ragione e la freddezza con cui si serve la vendetta, alla fine dimostra l’impossibilita’ di integrare una sana, necessaria protesta come quella del Movimento 5 Stelle – che scardina le pratiche peggiori di un’Italia bloccata, jurassica e in mano alle caste – nel procedimento democratico. O Grillo cambia o perdera’ milioni di elettori infuriati ma moderati.
Un’idiozia pura, e pure pericolosa, da parte sua, parlare di golpe (corretto poi in “golpettino furbo”). Ecco qui sotto come l’ottimo ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri (la piu’ “fit” per diventare primo ministro invece di Giuliano P.F. Amato – P.F. sta per “prelievo forzoso”) ha convinto Grillo a non andare ad aizzare la piazza a Roma, ieri sera: per non fomentare la violenza.
In ogni caso o nel M5S prevale Casaleggio su Grillo, oppure avranno vinto – come si e’ visto con l’apoteosi in negativo della rielezione di Napolitano – i vecchi poteri forti e sopratutto Berlusconi. Grillo non deve piu’ parlare in pubblico. Punto. Dovrebbe fare lui come chiede ai parlamentari del M5S, a cui e’ vietato fare comparsate in Tv. Che scriva sul suo blog o invii comunicati alle agenzie, si doti di un buon ufficio stampa e PR ma basta urlare! L’Italia e’ in quasi default finanziario e in totale default politico: ci vuole una strategia intelligente fattiva e silenziosa, per salvare il paese dal baratro.
FLASH
Si cerca un premier di ricostruzione. Ipotesi D’Alema agli Esteri.
e Monti all’Economia. Per Palazzo Chigi l’outsider è Chiamparino.
Aveva ragione ieri sera Sabina Guzzanti a twittare ‘’Noi siamo in piazza #grillo s’è sfilato le spara grosse e poi si caga sotto”. A fermare l’arrivo in camper davanti a Montecitorio di Grillodux è la stata la voce cavernosa del ministro degli Interni, Nonna Pina Cancellieri. E alle otto di sera, mentre i grillini insultano e gridano in piazza Montecitorio – “Mafia, mafia, mafia”, “Vergogna, vergogna, vergogna», «Rodotà, Rodotà, Rodotà” – il papa ligure decide di fare la retromarcia su Roma.
Non solo. Dal Viminale sarebbe partita un’altra telefonata della Cancellieri al candidato grillino Stefano Rodotà. Sono le 17 quando rimbalza la dichiarazione di Beppe Grillo: “È un golpe”. Il giurista non sa che dire. Rompe il silenzio dopo un’ora, convocando i cronisti e molla il blogger genovese: «Sono contrario a qualsiasi marcia su Roma». (da Dagospia}
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Andrea Malaguti – La Stampa
«#TuttiaRoma. Ci sono momenti decisivi nella storia di una nazione. Oggi è uno di quelli. E’ in atto un colpo di Stato*» – 20 aprile 2013, dal blog di Beppe Grillo.
C’è un golpe in Italia? Forse lo convincono gli uomini della Digos sempre più preoccupati, mentre la notte si appoggia indifferente sui sanpietrini di Montecitorio e Giorgio Napolitano viene rieletto con 738 voti Presidente di questa Repubblica sull’orlo di una crisi di nervi. O forse è lui, il capopopolo incendiario Beppe Grillo, a capire di essersi spinto troppo in là.
Ma alle otto di sera, quando alcune migliaia di persone ondeggiano, insultano e gridano minacciose in piazza Montecitorio – «Mafia, mafia, mafia», «Vergogna, vergogna, vergogna», «Rodotà, Rodotà, Rodotà» – il papa ligure decide di fare un passo indietro. «Non potrò essere in piazza. Isolate i violenti. Domani mattina organizzeremo un incontro con la stampa e con i simpatizzanti», scrive.
E con questo gli pare che si possa chiudere serenamente una giornata schizofrenica e pericolosa. Basta un tweet nel momento in cui il suo camper rallenta tra Firenze e la Capitale. Che problema c’è? Non avrete mica pensato che volessimo scatenare una rivolta e che venissi davvero? Avete equivocato? Polli.
L’ufficio comunicazione del Movimento verga un imbarazzato comunicato in cui si spiega che non c’è stata nessuna chiamata alle armi, ma che quella ipotesi di sommossa inscenata fuori dal Palazzo è stata solo «una manifestazione spontanea». Già. Ma come si è arrivati a questa esplosione di spontaneità?
Mattina. In Transatlantico il clima è teso. Gli accordi per la scelta di Napolitano sono appena stati ufficializzati. Capannelli. Contatti frenetici tra i parlamentari Cinque Stelle e i giovani del Pd. «Non avete avuto il coraggio di seguirci su Rodotà». «Voi conoscete solo la politica del no». Faccia a faccia duri.
Nel cortile la deputata Laura Castelli è furibonda. La candidatura Rodotà è sepolta. L’inquilino del Colle non cambierà. E l’ipotesi più probabile è che si vada verso un governo Amato. «Vado a vomitare fuori ai cittadini questo risultato», sbotta. E il sapore amaro della sconfitta sembra penetrarle in ogni singolo poro che tenta invano di opporre resistenza.
«C’è un popolo intero che sta dicendo a questa scatola di tonno: state sbagliando. Se ne fregano». Onorevoli Pd e Pdl arrivano in massa. Per lei sono solo uomini ugualmente spregevoli che le passano accanto in corpi diversi. «C’è un silenzio omertoso che mi manda fuori di testa. Questo strumento – il Palazzo, la sua democrazia presunta – ha dimostrato di non funzionare più. O lo cambiamo o è meglio che lo abbandoniamo per tornare a fare lotta da fuori».
Il collega Francesco D’Uva, indugiando come se stesse trattenendo del purè sulla lingua, aggiunge: «Se non riusciremo noi a fare la rivoluzione da dentro, ci penseranno quelli che sono fuori». Ha paura della tensione sociale paventata da Casaleggio. Non è il solo. Il Movimento è scosso. Nuovamente diviso, dopo la giornata trionfale di venerdì. Messo all’angolo dalla Casta. I moderati , come Pisano o Turco, tornano a domandarsi se non sarebbe stato meglio cercare un dialogo concreto con il Pd. I fedelissimi di Grillo, a cominciare da Roberto Fico, faticano invece a nascondere l’irritazione.
«Oggi più che mai va alzata l’ascia di guerra, l’ascia della democrazia, della libertà e del cambiamento. Davanti ai miei occhi vedo morire la Repubblica», scrive su Facebook. È a quel punto che Grillo regala il suo brillante post con chiusura garibaldina. «Qui o si fa l’Italia o si muore». La folla cresce. Bandiere. Slogan. Deputati Cinque Stelle che cercando di tenere a bada gli esagitati, polizia sempre più preoccupata che comincia un dialogo a distanza con il papa ligure atteso per la serata.
Alle sei e un quarto Giorgio Napolitano viene riconfermato Presidente. Applausi. Inno di Mameli. I grillini incrociano le braccia. Gridano ancora «Rodotà, Rodotà, Rodotà» quando Laura Boldrini ufficializza la conta dei voti. Ricevono in cambio un sobrio ululato: «Buffoni, buffoni». E’ la Camera, bellezza. Non sanno che il loro candidato sta dicendo urbi et orbi che in Italia «non si è compiuto nessuno strappo democratico», che quello che è successo è assolutamente legittimo e che la Rete è piena di poteri anti-democratici.
Adottati e scaricati nel giro di un sogno presidenziale. Grillo decide di aggiungere l’asterisco (*) al suo post iniziale («Il Colpo di Stato avviene furbescamente con l’utilizzo di meccanismi istituzionali»), ma la tensione resta tremenda. Il papa ligure viene convinto a rinunciare al bagno di folla e dà appuntamento a oggi. Roberto Fico, portandosi una mano sui capelli come per obbligarli a mantenere una piega irreale, chiarisce.
«Non tollereremo nessun atto di violenza: il Movimento 5 Stelle è democratico e pacifista». La manifestazione si sgonfia. Un militante del Pd confuso nella folla grida: «Ma Grillo è un eroe o una carogna?». E nel dubbio decide di sospendere il giudizio e di tornare a casa.
Grillo: “E’ stato un golpettino furbo,
rubando un anno di tempo al Paese”
di Fabio Martini – La Stampa
ROMA – Dopo la protesta davanti a Montecitorio il Movimento 5 Stelle torna in piazza a Roma per esprimere il proprio dissenso per la rielezione di Giorgio Napolitano. «Un golpe? No, ma un golpettino furbo sì», tuona Beppe Grillo durante la conferenza stampa. «C’è stato uno scambio per salvare Berlusconi e Mps, la nostra democrazia è ormai ridotta al lumicino. Stanno rubando un anno di tempo, sta succedendo questo».
Il leader dei 5 Stelle ricorda l’incontro con Napolitano e spiega: «Ho visto un signore stanco, molto stanco». Ma, secondo Grillo, «si sono riunite quattro persone di notte, non so se D’Alema e Bersani con Monti e Berlusconi, e hanno deciso di notte che il settennato doveva andare avanti». A proposito di Bersani il leader dei 5 Stelle ha spiegato: «Se ci avessero detto “facciamolo insieme” ci avremmo pensato». L’affondo contro i partiti è durissimo: «Ieri l’applauso a Napolitano era verso di loro, era un applauso di scherno per dire: “Non ce l’avete fatta”. E poi sono usciti tutti, con le loro auto blu».
«Il nostro Movimento è nato il giorno di San Francesco. Noi siamo stati i primi francescani. Ci tengo a dirlo: è il papa che è grillino», afferma Grillo. «Se faranno un governo non funzionerà. Se il programma sarà l’agenda Monti, non funzionerà. Voglio vedere i dieci saggi diventati ministri quando andranno in Parlamento e diranno i rimborsi elettorali ce li teniamo. Faranno la ola!». Secondo il leader 5 Stelle «Rodotà sarebbe stato un Presidente che garantisce tutti gli italiani, di destra e di sinistra: invece serve un Presidente che garantisce il culo giudiziario a Berlusconi e a salvare il Mps». «Ieri sera potevo venire in piazza, non ho paura, ma avevo paura che la mia presenza potesse» favorire «la violenza. Io non voglio entrare in questi giri. Sto calmando gli animi. C’è gente che mi dice andiamo a Roma, o fucile o niente. Dovreste ringraziarci perché teniamo calma la gente. In Francia, in Grecia ci sono i nazisti, qui ci sono i grillini che hanno due palle così».
Dopo il dietrofront di ieri sulla piazza il leader del M5S è atteso per un comizio alla manifestazione organizzata in piazza Santi Apostoli. Per diffondere l’invito parlamentari e militanti hanno fatto girare un messaggio attraverso la Rete: «Ragazzi ci si vede dalle 15,00 in piazza dei SS.Apostoli per dire basta a questa vergogna. Non siamo sudditi, siamo cittadini. Non mancate». Alla manifestazione sono attese migliaia di persone e il sindaco Alemanno è già intervenuto per avvertire Grillo: «Roma è anche la sua capitale ed è pregato di non considerare il suo arrivo come un’invasione perché siamo poco disponibili a tollerare questo atteggiamento». E in merito a eventuali stati di allerta o pericoli possibili, Alemanno ha risposto: «Dovete chiederlo al questore ma ieri mi sembra non sia successo nulla di grave».
Dopo aver dato appuntamento ai suoi sostenitori in piazza per ieri pomeriggio, Grillo aveva rinviato il suo arrivo a oggi facendo saltare la “marcia” sulla Capitale. La manifestazione era proseguita fino a tarda sera davanti a Montecitorio alla presenza di numerosi parlamentari del gruppo. La delusione per la mancata elezione di Stefano Rodotà è risuonata forte in tutta la piazza. Cori da stadio, slogan e grida hanno caratterizzato la manifestazione alla quale hanno preso parte non solo i membri del M5s ma anche attivisti del Pd, di Rifondazione Comunista e del Partito Pirata, ma anche tanti cittadini comuni. Un gruppo ha anche stracciato la tessera del Pd non appena saputo della rielezione di Napolitano. Bersagliati i leader di Pd e Pdl, Pierluigi Bersani e Silvio Berlusconi. Al termine delle votazioni un boato di disapprovazione ha accolto l’elezione di Napolitano, mentre deputati e senatori lasciavano alla spicciolata la Camera. Tra loro anche l’ex ministro Carlo Giovanardi, respinto a suon di tappi di bottiglia dal presidio che lui non esita a definire «fascista». L’allerta sicurezza resta alta anche per la giornata di oggi nonostante non si segnalino particolari momenti di tensione in piazza.
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