ROMA (WSI) – Austerità si, ma non necessariamente con un’applicazione ultra-ortodossa dei target. In chiusura dei lavori primaverili di Fondo monetario internazionale e Banca mondiale, è questa l’indicazione di politica fiscale auspicabile, almeno sulla sponda italiana.
«Una lettura meno talebana dell’austerity può essere utile», spiega il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, secondo cui, comunque, i conti in ordine e il vincolo di bilancio rimangono assolutamente «la stella polare» a cui far riferimento.
Il punto è che servono «interventi difficili, organici e di ampio spettro per risolvere problemi gravi», prosegue il numero uno di Bankitalia, che plaude al documento elaborato dai dieci saggi perché «presenta azioni organiche, da adottare non in sequenza, ma tutte insieme».
E’ vero che si può lavorare sulla composizione della spesa e che, «come dice Draghi bisogna abbassare le tasse», ma «è necessario eliminare», gli impedimenti alla crescita.
«Non si cresce di nuovo tornando a spendere allegramente, – chiosa il governatore – ma si cresce se si eliminano i vincoli alla crescita, che non sono legati solo al bilancio pubblico nominale». E, il nodo da sciogliere è «il recupero di fiducia», perché «quando manca la fiducia per motivi diversi dall’economia mondiale, si crea un problema di sequenza, – ribadisce Visco – ovvero la ripresa non c’è, se non ci sono investimenti, e questi mancano se le prospettive future sono insoddisfacenti perché sono figlie legate all’incertezza politica».
Del resto una lettura meno «talebana» del consolidamento fiscale c’è già stata da parte dell’Italia, anche perché non è tanto il debito, la variabile fondamentale, «ma il disavanzo che ha un andamento virtuoso».
Per il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, il nuovo governo deve ripartire dall’agenda Monti, ovvero sulla via del consolidamento fiscale sommato al un approfondimento delle riforme «lungo le direttrici già illustrate».
In sostanza occorre un passaggio di consegne nel segno della continuità, dice il titolare di via XX Settembre, secondo cui la prudenza fiscale e le riforme strutturali già messe in opera sono la base per il futuro.
Il messaggio è chiaro e giunge proprio nel giorno dell’elezione di Giorgio Napolitano per il suo secondo mandato al Quirinale, e al quale vanno la gratitudine e i ringraziamenti di Grilli e Visco.
Anche perché, dice il ministro, «sia in ambienti europei, sia internazionali, come visto in questi giorni, nonostante i sacrifici importanti, alternative radicali non ne vedo». Il vero nodo è quindi sulla flessibilità dei target, argomento di confronto durante questi lavori di Fmi e G-20, in particolare su chi ha o no spazi di manovra, e nel primo caso quale contributo si debba dare alla crescita.
«La cosa certa – ribadisce Grilli – è che nel nostro caso questo spazi non ci sono». Come è certo che l’operazione su Cipro è un «caso molto particolare, per la sua unicità, a partire dalla sproporzione del peso del settore bancario sulla sua economia», dice il ministro commentando le dichiarazioni del ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble che aveva definito la manovra in soccorso di Nicosia un modello.
«Non esiste un modello di salvataggio valido per tutti: dipende dalle componenti che non funzionano», fa eco Visco, sottolineando che per il caso di Cipro il sistema bancario aveva un peso pari a sette volte il Pil. «Se Schaueble dice che non aver coinvolto» i piccoli correntisti e aver identificato una gerarchia di contribuenti al salvataggio «è un buon modello, allora sì, si tratta di un buon modello». In ogni caso «fare paragoni non è opportuno», rilancia Grilli secondo cui, in ogni caso bisogna puntare «sull’unione bancaria», perché è la strada «giusta da seguire», mentre Visco «ritiene importante che il meccanismo unico di risoluzione sia affiancato a un meccanismo di vigilanza unica».
Lo aveva ribadito poche ore prima il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, secondo cui l’unione bancaria è il progetto europeo più importante e «dobbiamo» muoverci «rapidamente», perché è un fattore determinante per l’accesso al credito la cui disponibilità è cruciale per l’Europa. L’olandese è fiducioso nel fatto che «si può andare avanti con l’80-90% del progetto», specie per quanto riguarda le garanzie sui depositi e il meccanismo di risoluzione. Sull’autorità unica di vigilanza ci sarà invece una riflessione «parallela» sull’esistenza delle «basi legali» per la revisione dei trattati, sostenuta a gran voce dalla Germania.
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