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Letta: “Stop Imu a giugno”. Berlusconi: “abolita o non ci stiamo”

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ROMA (WSI) – Il governo di Enrico Letta ‘incassa’ la fiducia anche al Senato con 233 sì, 59 no e 18 astenuti. La maggioranza era 156.

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ROMA (WSI) – O l’Imu viene abolita o non ci stiamo. E’ quanto dichiara l’ex premier Silvio Berlusconi dopo che in mattinata il ministro Dario Franceschini aveva dichiarato che l’Imu non verra’ tolta ma solo prorogata per quanto riguarda il mese di giugno. A stretto giro di boa, il ministro per gli affari regionali Graziano Delrio aveva puntualizzato che “la rata dell’Imu giugno “verra’ sospesa in attesa di un nuovo regime che possa aiutare le famiglie meno abbienti. Il lavoro sara’ fatto con il Parlamento”. Delrio ha poi rilevato che “c’e’ da affrontare un problema di liquidita’ dei Comuni”.

Per il Pdl anche Matteoli era sceso in campo sulle dichiarazioni di Franceschini. “Le parole del ministro sull’Imu non le possiamo condividere e chiediamo al presidente del Consiglio Letta che chiarisca le intenzioni del governo in sede di replica al Senato prima del voto di fiducia”. (Rainews)

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Sul governo che sta nascendo “c’è un carico di aspettative assolutamente eccessivo”, perchè la situazione del Paese è ancora di “grandissima difficoltà ed emergenza” e se non c’è questa consapevolezza “stiamo sbagliando tutti”. E’ il monito che il premier Enrico Letta indirizza al Senato, in replica alla discussione generale sula fiducia.

Conclusa al Senato la discussione generale il presidente Pietro Grasso ha sospeso i lavori per un minuto per poi riprendere con la replica del premier Enrico Letta in diretta tv. La maggioranza ha presentato una mozione unitaria di sostegno al nuovo governo.

Si sa gia’ come andra’ a finire la votazione: PD, PdL e Scelta Civica votano a favore, SEL e M5S contro, la Lega Nord si astiene (vale voto contro).

Intanto pero’ e’ caos sulla tassa sulla prima casa. Ieri Brunetta ha annunciato che verra’ cancellata la rata di giugno e sara’ cosi’ anche per settembre e dicembre. Ma dall’esecutivo le informazioni fornite da Letta, prima, e Graziano Delrio, poi, sono diverse.

La sospensione dell’Imu sulla prima casa per il mese di giugno serve a prendere tempo in attesa di una riforma che punta a ridurre gli oneri “per i meno abbienti”, ha detto il ministro degli Affari regionali Delrio, parlando con i cronisti a margine dei lavori in Senato.

“L’Imu verrà sospesa per la rata di giugno con l’impegno di alleggerirla soprattutto per i meno abbienti”, ha detto il ministro. “C’è un problema di liquidità per i comuni che affronteremo”, ha aggiunto Delrio.

Il Pdl preme per esentare la prima casa dal versamento dell’imposta. Sia il Pd sia Scelta civica vorrebbero rendere l’Imu sulla prima casa più progressiva.

Domani il premier vola Berlino per incassare l’unica fiducia che conta: quella di Merkel, cancelliera della Germania.

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ROMA (WSI) – Il governo di Enrico Letta ha ottenuto la fiducia alla Camera con 453 sì, 153 no e 17 astenuti. I presenti sono stati 623, i votanti 606 e la maggioranza richiesta era di 304 voti. Enrico Letta fa il pieno di sì alla Camera con 453 voti. Praticamente Pd, Pdl, scelta civica e gruppo misto danno il via libera con la defezione di due soli deputati.

Il totale dei parlamentari di questi gruppi ammonta infatti a 455. I leghisti si sono astenuti. Compatti per il no i 36 di Sel, i 109 di M5s e i 9 di Fdi.

Il neopresidente del Consiglio Enrico Letta ha presentato il suo programma. L’Imu, l’Iva, il lavoro, le riforme, i giovani, la crescita sono nella sua agenda.

Quando il presidente del Consiglio Enrico ha terminato il suo discorso tutti i deputati degli schieramenti che sostengono il governo, soprattutto Pd e Pdl, si sono alzati in piedi per battere le mani. Sono restati invece immobili al proprio banco i parlamentari del Movimento 5 Stelle, quelli di Sel e parte dei parlamentari del Carroccio. Subito dopo l’applauso, il primo a congratularsi con Enrico Letta, andando ai banchi del governo a stringergli la mano, è stato Beppe Fioroni.

Il premier Letta sara’ martedi’ 30 aprile a Berlino dalla cancelliera Angela Merkel. Letta sara’ ricevuto con gli onori militari. Dopo il saluto alle 17.30, e’ previsto un un colloquio in un piccolo gruppo, e una conferenza stampa alle 18. E giovedì prossimo il premier sarà a Bruxelles, dove incontrerà il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso “a colazione”. (ANSA)

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L’Italia “muore” se si continua con politiche di “solo risanamento”, per questo ci vuole una riduzione delle tasse sul lavoro e incentivi all’edilizia. Da giugno, poi, stop all’Imu per alleggerire il carico fiscale sulle famiglie e defiscalizzazione per aiutare i giovani a trovare un impiego. Investimenti a industria e PMI con i “project bonds”. Fisco deve essere ‘amico’ dei cittadini: “Basta chiedere sacrifici ai soliti noti”.

Tra Imu, Iva e cassa integrazione in deroga, l’esecutivo dovrebbe fare una manovra a saldi invariati di oltre 10 miliardi nel 2013 per rispettare gli impegni più immediati del suo programma di governo e far fronte alle prossime scadenze di bilancio.

Lo ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta parlando alla Camera in un discorso fortemente politico e “democristiano”: “Di solo risanamento l’italia muore, dopo più di un decennio senza crescita le politiche per la ripresa nonpossono più attendere. Semplicemente non c’è più tempo, troppi cittadini in preda alla disperazione e allo scoramento”.

Parlando il “linguaggio della verità”, il primo ministro pronuncia la sua “prima verità: la situazione economica è ancora grave”, e dunque “la disciplina finanziaria resta indispensabile per sventare attacchi finanziari”.

Tuttavia, il fatto che abbiamo uno spazio di manovra piu’ ampio ora dopo le riforme necessarie del governo tecnico, grazie anche all’avanzo primario gigantesco sul Pil – persino superiore a quello della Germania – Letta e’ ottimista sulla possibilita’ di agire per alimentare la crescita, probabilmente sperando in un atteggiamento dell’Europa piu’ morbido sul fronte dei debiti da parte delle autorita’ europee.

L’Italia ha bisogno di far ripartire l’economia, perché “il disagio rischia di trasformarsi in conflitto”. “Pensiamo a vulnerabilità e disagio che rischiano di trasformarsi in conflitto, come dimostra il fatto grave avvenuto ieri davanti a palazzo Chigi”.

Debutta in Parlamento Letta e va alla prova della fiducia (stasera alla Camera, domani al Senato). Il neopresidente del Consiglio ha limato il discorso programmatico fino a ieri sera. I numeri per far partire il governo ci sono in abbondanza.

L’Imu, il rifinanziamento della Cig, il lavoro, i giovani, la crescita sono nella sua agenda. Risposta positiva delle borse, bene anche l’asta Btp a 5 e 10 anni, con tassi ai minimi dal 2010.

La conferenza dei capigruppo della Camera ha messo a punto il timing del dibattito sulla fiducia. L’intervento e’ iniziato alle ore 15. Sospensione alle 16 per consegnare il testo dell’intervento al Senato. Dopo le 18 ci sarà la discussione generale. Dalle 20 circa l’appello nominale e il voto di fiducia che arriverà dopo le 21.
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BERLUSCONI: LETTA CI RASSICURATO SU IMU, ORA VEDREMO – “Per noi la restituzione dell’Imu 2012 e la soppressione dell’Imu per il 2013 è ‘condicio sine qua non’. Lo abbiamo detto a Letta che ci ha dato rassicurazioni a riguardo e ora vedremo che succede”. Lo afferma Silvio Berlusconi alla riunione del gruppo Pdl alla Camera.

“Siamo stati ad un passo dal disastro con la candidatura di Prodi. Il pericolo Pd-grillini incombe ancora. Sta a noi comportarci in modo adeguato per allontanare la voglia che il Pd potrebbe avere di tornare alla vecchia prospettiva. I grillini non sono idonei a partecipare al governo”.

Questa mattina il leader del Pdl, ospite del programma ‘La Telefonata’, ha detto che il governo Letta ”deve approvare subito le misure di rilancio e sviluppo del nostro programma e che abbiamo illustrato in campagna elettorale, come l’abolizione dell’Imu, la revisione dei poteri di Equitalia e l’abbassamento della pressione fiscale. Sono punti irrinunciabili e Letta si è impegnato a realizzarli e a citarli nel suo discorso di oggi”.

“Immagino di sì, ho avuto modo per nove anni di verificare come davvero il Paese non sia governabile. Va modificata l’architettura dello Stato e vanno dati più poteri al premier, che non può cambiare ministro né usare lo strumento del decreto legge come fanno gli altri colleghi europei”, ha risposto il cavaliere alla possibilità che possa essere lui a presiedere la Convenzione per le riforme.

“Se ci fosse un fallimento del governo – ha detto il Cavaliere – si dovrebbe andare a elezioni e chi si fosse assunto la colpa ne subirà la pena. E io credo che per il colpevole sia difficile presentarsi al giudizio degli elettori. Da parte nostra c’é il reale proposito di farlo lavorare, speriamo anche da parte degli altri. Avendo una fortissima maggioranza spero possa avere una vita duratura per poter approvare tutte le riforme, economiche e costituzionali”.

MARONI, SE ACCOLTE NOSTRE RICHIESTE APERTURA – “Se Letta nel suo intervento dirà alcune cose che ci stanno a cuore non escludo che alla fine ci sarà un atteggiamento che non è il voto contrario”. lo ha detto Roberto Maroni parlando con i giornalisti. “Vuole dire – ha aggiunto – che non voteremo contro dando apertura credito”.

“Mi è stato offerto di entrare nel Governo con un ministero e ho detto di no perché non siamo in cerca di poltrone”. “Nelle trattative preliminari – ha aggiunto Maroni – c’era questa disponibilità se la Lega avesse deciso di partecipare alla maggioranza”.

MERKEL HA CHIAMATO LETTA PER CONGRATULARSI – “La cancelliera Angela Merkel ha chiamato il premier italiano Enrico Letta per congratularsi. Gli ha augurato molto successo e lo ha invitato a Berlino”. Lo ha detto il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, sottolineando che Merkel e Letta si confronteranno in questa occasione sulla situazione in Europa.

“Abbiamo sempre detto che avremmo sostenuto qualsiasi governo, che venisse fuori da questo difficile percorso”, ha spiegato Seibert ha risposto ad una domanda sul sostegno di Berlino ad un governo di larghe intese, che comprende anche esponenti del Pdl di Silvio Berlusconi. Seibert ha sottolineato che non cambia l’offerta di partnership da parte di Berlino.

KERRY, LETTA AMICO FIDATO DI USA – Il segretario di Stato americano, John Kerry, si congratula con il premier Enrico Letta, che definisce un amico “buono e fidato degli Stati Uniti, che ha mostrato un fermo impegno nella nostra partnership transatlantica”. (ANSA)

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ROMA (WSI) – Il presidente del Consiglio Enrico Letta presenterà oggi la sua agenda, con un discorso su cui sarà votata la fiducia: allen­ta­mento del rigore, immis­sione mas­sic­cia di liqui­dità nelle casse spo­glie delle pic­cole e medie imprese, con­tra­sto alla cor­ru­zione un tan­ti­nello più serio di quello, risi­bile, della cop­pia Monti-Severino, per­sino qual­che ritocco all’immobilismo con­ge­nito degli assetti isti­tu­zio­nali e alla difesa stre­nua dei pro­pri pri­vi­legi nella quale la poli­tica ita­liana è da sem­pre bipartisan.

Uno strappo con la politica di Monti e con quel diktat che porta la firma di misure di austerity che l’ex premier Mario Monti ha presentato orgoglioso su un piatto di argento all’Unione europea e ai falchi della Germania. Bloomberg scrive che il governo Letta sarà pro-crescita, allentando quel rigore che si è concretizzato per gli italiani in manovre di lacrime e sangue.

Montecitorio è la prima tappa: le dichiarazioni di voto, come ha stabilito la conferenza dei capigruppo, inizieranno intorno alle 18 e prima di sera si avrà il responso. Domani sara’ la volta di Palazzo Madama. In Senato più o meno la stessa procedura, ma il premier non ripeterà il discorso tenuto alla Camera.

Oggi pomeriggio, dopo aver parlato in aula a Montecitorio, Letta si recherà al Senato – presumibilmente intorno alle 16 – per depositare il suo discorso.
Domattina, dopo la discussione generale e prima delle dichiarazioni di voto dei senatori, terrà la sua replica.

Sulla carta i voti, per il governo appoggiato da Pdl, Scelta civica e Pd sono più che abbondanti. A Montecitorio la maggioranza richiesta è di 316 voti, a Palazzo Madama di 159. Alla Camera il Pd conta su 297 deputati, Scelta civica su 47, il Pdl su 97 (più sei eletti nelle liste di Centro democratico, cinque delle minoranze linguistiche e 3 degli italiani all’estero): in tutto 455 voti. Al Senato il Pd ha 109 senatori, Scelta civica 21, il Pdl 91: fanno 221 voti ‘ufficiali’ a cui dovrebbero essere aggiunti quelli dei tre senatori a vita e anche altri provenienti dal Misto e dalle autonomie.

Tra l’altro sembrano rientrati anche alcuni malumori nel Pd. Alla direzione dello scorso 23 aprile i dubbi e le perplessità nei confronti delle larghe intese avevano preso corpo in 14 astenuti e 7 contrari al documento di sostegno al governo. Alcuni dei più critici come Sandra Zampa e Sandro Gozi (deputati) e Laura Puppato (senatrice) hanno alla fine sciolto la riserva e voteranno a favore del governo Letta come “atto di responsabilità”. Pippo Civati invece non parteciperà al voto.

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ROMA (WSI) – I sette colpi di pistola esplosi sotto palazzo Chigi hanno cambiato il tono e soltanto in parte il testo del discorso che Enrico Letta pronuncerà questo pomeriggio nell’aula di Montecitorio.

Nella sua casa di piazza dell’Emporio nel popolare quartiere di Testaccio, Letta ha lavorato fino a notte al suo primo discorso da presidente del Consiglio. Chi ha collaborato con lui e chi ha letto la prima bozza di un intervento che Letta rifinirà questa mattina, anticipa che si tratta di un discorso molto politico, che rivendicherà le ragioni di una maggioranza senza precedenti, destinata a superare venti anni di contrapposizioni tra centrodestra e centrosinistra e a rimettere in piedi un Paese messo in ginocchio da una crisi economica molto seria. E dirà chiaro e tondo che questa è l’ultima spiaggia, l’ultima occasione per la politica.

Ma nel suo discorso ai deputati che gli voteranno la fiducia, Letta prenderà di petto anche gli obiettivi dei primi cento giorni del suo governo. Misure urgenti, a medio termine e strategici. Letta dirà chiaramente, molto chiaramente, che l’Italia deve ridurre le tasse, che diventa uno degli imperativi categorici del nuovo governo. Dirà chiaramente che la prima misura per farlo è rivedere l’Imu – e questa è una novità rispetto al governo Monti – anche se non dovrebbe dettagliare subito come questo avverrà.

Partirà dalla premessa che la crisi è gravissima, che è in corso la più grave recessione della storia italiana, che sono drasticamente scesi il Pil e il reddito disponibile per le famiglie, mentre si è impennato il tasso di disoccupazione. Dalla crisi si esce con un patto tra consumatori (da tutelare più e meglio), imprese e banche. Letta annuncerà – e questo è un passaggio importante – che il nuovo governo si impegnerà a rifinanziare la Cassa integrazione in deroga, in scadenza a giugno.

Il presidente del Consiglio spingerà molto per le riforme della politica, indicando un termine ultimativo entro il quale attuarle. Tracciandone le linee-guida e affidandone l’attuazione alla Convenzione per le riforme che dovrà attivarsi nelle prossime settimane. Il presidente del Consiglio proporrà – pare con speciale energia – l’attuazione, finalmente, dell’articolo 49 della Costituzione, suggerendo l’adozione di Statuti che rendano obbligatorie misure in gran parte inevase da quasi tutti i partiti: l’elezione degli organi dirigenti, l’esistenza di organi di garanzia interna, un’anagrafe trasparente degli iscritti, garanzie per le minoranze interne.

E tra le linee-guida, il governo indicherà come non più rinviabili riforme di cui si chiacchiera a vuoto da anni. Come la riduzione forte dei parlamentari, dagli attuali 945 a 600; il superamento del Senato; la drastica riduzione (non abolizione) del finanziamento pubblico ai partiti e la revisione della sua filosofia.

Non si sa se ancora nel discorso – o in interventi successivi – il governo è intenzionato a promuovere novità molto significative, concettuali e politiche, rivolte a porzioni di opinione pubblica lontane dalla base parlamentare del governo. Come la proposta di istituzionalizzare e rendere obbligatori per legge dibattiti pubblici, aperti a tutta la popolazione, nella fase che precede la realizzazione di una grande opera infrastrutturale, come la Tav. Ma anche il concetto secondo il quale l’attuale crisi può esaltare le ragioni del federalismo fiscale, una riforma che non deve essere lasciata nel limbo.

Letta sa che una parte del credito iniziale del suo governo è legato alla efficacia delle riforme della politica. E per questo il presidente del Consiglio punta a chiudere i lavori della Convenzione entro tempi definiti e affidando al ministro competente, Gaetano Quagliariello, un ruolo di propulsione.

Personalmente favorevole, come anche il suo partito, ad una Repubblica semipresidenziale alla francese, Quagliariello dovrà tener conto della storica ostilità di ex Dc ed ex Pci – e dunque del Pd – a questa riforma e dunque quasi certamente si adotterà un modello di premierato rafforzato, con sfiducia costruttiva, comprendente l’indicazione del nuovo presidente del Consiglio.

A meno che non si decida di seguire quanto proposto dal documento dei «saggi» scelti dal Capo dello Stato: rimandare la scelta della forma di governo ad un referendum. Destinate a restare a lungo aperte anche le opzioni sulla riforma elettorale, anche se oggi il presidente del Consiglio proporrà l’obiettivo prioritario e irrinunciabile: cancellare l’attuale legge elettorale.

Naturalmente i sei colpi pistola sparati sotto il palazzo del governo hanno indotto Letta a rivedere il tono del suo discorso, tenendo in ancora maggior conto la tensione emotiva e sociale che percorre il Paese.

Ben consapevole che il suo governo dovrà dare dei segnali forti sin nei primi giorni. Una volta superata l’ultima grana con i partiti. Quella della ripartizione dei sottosegretari, che Letta ha affidato ad un collega e amico al quale spetteranno molti dossier politicamente delicati: il ministro per i Rapporti col Parlamento Dario Franceschini.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Stampa – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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