NEW YORK (WSI) – Gli Usa non stanno crescendo con il freno a mano tirato. Al contrario. L’andamento del Pil e’ superiore al loro potenziale, il cui Nadir e’ gia’ stato toccato in passato e non verra’ piu’ sfiorato.
Lo sostiene Franz Lischka di Advisor Perspectives, che in una analisi approfondita sui dati macro Usa cita in particolare come e’ cambiata la curva relativa all’andamento del mercato del lavoro dal Dopoguerra a oggi.
Da quando la crescita del Pil e’ scesa sotto la soglia del 2% su base annuale, evento accaduto a inizio 2011, gli analisti ed economisti hanno incominciato a parlare di una fase di stallo per una crescita con il freno a mano tirato a cui sarebbe susseguita una inevitabile recessione.
I maghi della statistica avevano le loro buone ragioni: dalla Seconda Guerra Mondiale ogni volta che il Pil e’ sceso sotto il 2% ecco una fase di recessione pronta a materializzarsi. La differenza e’ che negli ultimi due anni e’ avvenuto un fatto straordinario. E per una volta c’entrano i trend demografici e non la crisi del debito.
Il motivo per cui una recessione segue sempre una crescita sotto il 2% e’ probabilmente dovuta al tasso di disoccupazione, che tende ad aumentare appena il Pil buca quel tetto limite. E’ avvenuto dal 1948 al 2011. Ma negli ultimi due anni il trend e’ stato differente.
Il calo del tasso di disoccupazione incominciato a partire dal 2009 e’ stato principalmente provocato dalla riduzione del tasso di partecipazione alla forza lavoro (linea verde nel grafico a fianco) piuttosto che da una crescita di nuovi posti di lavoro, calcolati in proporzione alla popolazione (la linea blu indica infatti la percentuale di occupati).
Di solito la radice di questo fenomeno viene associata al numero di disoccupati scoraggiati, che rinunciano alla ricerca di un posto di lavoro. Ma secondo il gestore di asset austriaco “la rapidita’ dei cali nel quarto anno di una fase di espansione non puo’ semplicemente essere motivata con codesto fenomeno”. Il trend e’ invece “il risultato dell’andamento della demografia della popolazione”.
[ARTICLEIMAGE]
Al calo del tasso di nascite a meta’ Anni 30 durante la Grande Depressione ha fatto da contraltare il massimo toccato dalla forza lavoro 65 anni dopo (non a caso l’eta’ media di pensionamento in usa e’ di 65 anni). Non siamo piu’ nell’era dei baby boomers.
A cavallo dei due millenni l’economia Usa ha raggiunto il picco massimo storico e ora bisognera’ che gli americani si rassegnino a tassi piu’ bassi di quelli cui erano abituati. D’altronde il sogno di una crescita costante ed eterna – qualsiasi economista, anche il piu’ neo liberista ne converra’ – e’ un’utopia.
In fondo veniamo da un decennio caratterizzato da una serie di crisi finanziarie prima ancora che di mercato. Il baby boom e’ iniziato nel 1946, ma e’ dal 1958 che il tasso di crescita del Pil ha incominciato a scendere gradualmente. Il presidente Obama deve accettarloi: gli Usa non stanno crescendo a velocita’ ridotta. Stanno crescendo sopra il loro potenziale.