Roma (WSI) – Adesso che anche l’Italia ha il suo governo, in Europa è l’austerità a essere messa in discussione. Ma per l’editorialista del Financial Times, Wolfgang Munchau, c’è poco da ragionarci sopra: finché sarà in circolazione l’euro, il dogma tanto caro alla Cancelliera tedesca, Angela Merkel, non sarà messo in discussione.
Eppure qualcuno potrebbe obiettare il palcoscenico della politica sta cercando di sparigliare le carte. Munchau ricorda come il primo ministro italiano Enrico Letta, si sia scagliato contro le politiche di austerity, ma lo abbia fatto comunque ricordando che verranno rispettati gli obiettivi di bilancio come se le due “faccende” fossero correlate.
A Roma nei palazzi della politica in questi giorni è in discussione la sospensione dell’Imu. Ma se così sarà – ha calcolato l’editorialista del quotidiano di Londra – si creerebbe un buco di 8 miliardi di euro, che il governo dovrebbe colmare con una nuova imposta.
Da qui a dire che l’Italia sarà probabilmente costretta ad attenersi a testa bassa al suo piano di riduzione del deficit strutturale senza sbavature, il passo è breve. Munchau sottolinea, infatti, che poiché la crescita economica sarà inferiore a quanto previsto in precedenza, c’è anche una buona probabilità che i disavanzi nominali possano superare fra qualche anno gli obiettivi fissati. Numeri alla mano, il saldo strutturale dell’Italia è stato pari a -3,6% del Prodotto interno lordo nel 2010 e a -3,5% nel 2011.
Tuttavia, nel 2012 è balzato al -1,3%, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale. La previsione per il 2013 è di un altro salto a quota -0,2% del Pil. Questo significa che l’aggiustamento cumulativo nel 2012 e nel 2013 dovrebbe attestarsi intorno al 3,4%.
Il giornalista dell’FT osserva come questa correzione fiscale estrema sia stata alla base della recessione in atto, la cui entità è stata sottovalutata dalla Commissione europea e dal precedente governo italiano. Ma se ci si domanda cosa succederà adesso, ha la risposta pronta.
“I responsabili politici europei potranno usufruire di una clausola, che consente loro di adeguare gli obiettivi durante le recessioni. Quel diktat che imponeva che il rapporto deficit/ Pil fosse al 3% è ormai superato”, dice, ricordando che l’Italia comunque a fine maggio uscirà dalla procedura di deficit eccessivo. Ma fino a quando sarà in vigore il fiscal compact, l’Italia sarà comunque tenuta a rimborsare il suo debito pubblico, pagando un ammontare che ha un valore superiore al 2% del Pil ogni anno.
“Per raggiungere tale obiettivo – chiosa Munchau – (l’Italia) avrà bisogno di poter contare su eccedenze strutturali importanti”. Come dire: europei, se volete davvero dire basta all’austerity, dovete abrogare il patto fiscale e modificare i Trattati di politica fiscale. Peccato che gli argomenti di discussione sul tavolo dei governi e di Bruxelles siano altri.