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Processo Ruby: chiesti sei anni per Berlusconi

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MILANO (WSI) – Il pm Ilda Boccassini ha chiesto la condanna a sei anni di reclusione per Silvio Berlusconi colpevole, secondo l’accusa, di concussione e prostituzione minorile. Il pm chiede come pena accessoria l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Essendo reati provati, “l’imputato Berlusconi non merita attenuanti, le ebbe già per la vicenda del lodo Mondadori e non le merita per il suo comportamento processuale”, ha detto Ilda Boccassini.

Il magistrato ha ricordato, inoltre, che l’ex premier tuttora versa soldi alle ragazze che partecipavano alle ragazze che partecipavano alle feste di Arcore e che sono state chiamate a testimoniare in aula.

Le difese parleranno il 3 giugno, la sentenza è attesa il 24 giugno.
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Non arriva alle similitudini che qualche settimana fa avevano scatenato violente polemiche, ma Silvio Berlusconi torna ad attaccare quelle “associazioni cui si affiliano i magistrati, che non appalesano i nomi dei magistrati affiliati, profondamnete ideologizzate e politicizzate, alcune di queste a sinistra, che dicono anche apertamente che i magistrati a loro affiliati devono intervenire sulla vita dei cittadini e della nazione”.

Dopo le altre polemiche, altrettanto forti, per il comizio di Brescia, tanto forti da spingere proprio ieri Enrico Letta ad avvertire che simili scossoni potrebbero essere troppo forti per la capacita’ di tenuta del governo Pd-Pdl, e dopo che sempre ieri dal Colle sono arrivate parole di difesa del ruolo e dell’autonomia delle toghe, proprio in seguito di quel comizio a Brescia, e’ nell’intervista registrata per lo speciale che Canale 5 ha mandato in onda ieri sera, alla vigilia della requisitoria del pm Boccassini sul caso Ruby, che il leader Pdl sintetizza cosi’ il senso della ‘Guerra dei vent’anni’ che da’ il titolo allo speciale: “I magistrati affiliati – torna a usare quel vocabolo – a una o due di queste associazioni, da venti anni hanno dichiarato guerra a me attraverso un’infinita’ di indagini e processi”.

Berlusconi è finito imputato al processo Ruby anche per una legge introdotta dal suo Governo. E’ in sintesi quanto ha sostenuto il procuratore aggiunto Ilda Boccassini nelle premesse della sua requisitoria che si concluderà oggi con la richiesta di condanna del Cavaliere accusato di concussione e prostituzione minorile. “Prima di entrare nel merito delle imputazioni ascritte a Berlusconi – ha detto Ilda Boccassini – volevo ribadire l’importanza della tutela del minore al punto che sono intervenute due leggi importanti, una nel febbraio 2006, la numero 38, e l’altra nel marzo del 2008, volute dal governo Berlusconi”, con lo scopo di combattere lo sfruttamento sessuale del minore.

RUBY: PROSTITUZIONE CONTRO I MIEI PRINCIPI – La sala del cinema, la sala della musica e quella da pranzo di Villa San Martino. I luoghi al centro del processo sul caso Ruby, nel quale Silvio Berlusconi é imputato di concussione e prostituzione minorile, sono stati mostrati per la prima volta nello speciale “La guerra dei vent’anni: Ruby, ultimo atto”, lo speciale andato in onda questa sera alla alla vigilia della requisitoria del pm Ilda Boccassini. Uno speciale che ha riproposto le tesi difensive del Cavaliere, confermate dalla stessa Karima El Marough ma che è stato l’occasione per ritornare a parlare di magistrati “politicizzati” e usati dalla sinistra per ‘farlo fuori’ politicamente.

E così sia il leader del Pdl sia la giovane marocchina al centro della vicenda giudiziaria, entrambi intervistati nell’approfondimento della ‘rete ammiraglia’, hanno affermato che le cene ad Arcore non erano nulla di sconveniente ma “normalissime” e che non hanno mai avuto “rapporti sessuali”: “Non si potevano nemmeno avere”, ha aggiunto l’ex premier sottolineando che Ruby “era una ragazza che si era presentata come portatrice di una storia terribile” e quindi “non induceva nessun sentimento diverso dalla commiserazione”.

E poi Berlusconi ha anche affermato, quando poi la vera identità della giovane venne a galla, di essersi “sentito preso in giro” in quanto lei mentì non solo sulle sue origini egiziane e sulla sua parentela con Mubarak, ma anche sull’età: “Appariva come una di 22 o 23 anni – ha sottolineato Berlusconi- ma aveva detto a tutti che ne aveva 24”.

Una bugia raccontata, hanno affermato tutti e due, anche per “sfuggire dalle comunita”, alle quali lei, essendo allora ancora minorenne, veniva affidata e da dove scappava. Ma nel programma, una sorta di “dichiarazione spontanea” resa non in un aula di giustizia ma davanti al microfono e alle telecamere, il Cavaliere si è anche soffermato a lungo sull’ormai nota ‘notte in Questura’ , quando la minorenne venne trattenuta per via di un furto e ‘rilasciata’ dopo una sua telefonata. Una telefonata che gli è costata un’accusa di concussione in quanto, secondo l’indagine, avrebbe esercitato pressioni sui funzionari di polizia di turno. “Io in vita mia non ho mai esercitato pressioni su nessuno – si è difeso il leader del Pdl -. Perché io sono una persona che non sa dare ordini ma sa convincere”.

E su questo punto gli ha fatto eco Ruby, che ha affermato che di aver ricevuto dagli agenti di polizia un trattamento “normale, non diverso dalle altre volte”. Inoltre la ‘bella Rubacuori’ – che ha ammesso di aver speso i 57 mila euro ricevuti in prestito dal Cavaliere “non per aprire un centro estetico ma per vivere decentemente per più di un anno” – difendendo la sua onorabilità per difendere quella dell’ex capo del governo, non ha esitato a raccontare che durante i suoi interrogatori come parte offesa, ai pm “interessava dimostrare che mi ero prostituita così avrebbero dimostrato che aveva avuto rapporti sessuali con Berlusconi“, aggiungendo che “la prostituzione è contro i miei principi”.

Insomma, tutte cose già dette dalle difesa e dai testimoni da lei citati in aula e che oggi in vista della requisitoria e della richiesta di condanna sono state riproposte lasciando, come vera novità, le immagini degli interni e del giardino di Villa San Martino dove, per la Procura, si sono svolti i presunti festini a luci rosse con tanto di “bunga-bunga”. Infine, l’ex premier, nel tracciare un bilancio delle inchiesta giudiziarie e dei processi avviati nei suoi confronti, e a suo dire finiti in assoluzioni, ha definito la sentenza del Lodo Mondadori “ridicola e assurda” e che “grida vendetta davanti a Dio” e ha di nuovo attaccato la magistratura. (AGI-ANSA-TMNews)