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Ritorno in gran spolvero per Btp a 30 anni. Corsa dei fondi

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ROMA (WSI)- Il nuovo Btp trentennale tricolore è piaciuto al mercato. Il Tesoro ha collocato oggi (ieri per chi legge) 6 miliardi di euro del «lunghissimo» che scade nel settembre 2044. Ma gli ordini, pari a quasi 13 miliardi, sono stati doppi rispetto alla quantità emessa. E il rendimento, poco sotto il 5%, offre agli investitori un’occasione da valutare con attenzione, in un mercato dove l’affidabilità tedesca paga zero e il rischio relativo rende molto meno di qualche mese fa.

L’ULTIMA VOLTA – L’emissione segnala il ritorno del Tesoro sugli impegni lunghi: è dal settembre 2009, vale a dire ben prima dello scoppio della crisi del debito euro, che l’Italia non proponeva nuovi trentennali. Qualche mese fa, in febbraio, ci si era però spinti a riaprire (con un collocamento da meno di un miliardo) il titolo con scadenza 2040.

Maria Cannata, direttore del Dipartimento del debito pubblico, aveva detto più volte che avrebbe emesso un nuovo trentennale non appena le condizioni del mercato lo avessero permesso. Il ritorno del Btp extra lungo, quindi, sottolinea forse anche la speranza di una stagione più serena e si inquadra nella politica di allungamento del debito che consente al Tesoro di non essere pressato da rifinanziamenti troppo ravvicinati.

«GIOCO» DA ESPERTI- Ma a quali investitori si addice un abito così lungo? Ai fondi pensione e alle assicurazioni: il dettaglio dei compratori non c’è ancora ma la scommessa è che le richieste più forti siano venute dagli strumenti previdenziali casalinghi e internazionali. E i piccoli? Sul trentennale si esercitano i trader specializzati, che cercano di lucrare sulla chiusura della differenza di rendimento con il decennale.

Ma è un gioco per super esperti e bisogna conoscerne rischi e meccanismi. Per chi invece è un cassettista incallito, che si sente ingolosito dalla cedola lunga come un terzo di vita o come una guerra europea di secoli fa, gli avvertimenti sono questi. Se si tiene nel cassetto per trent’anni e si ha la costanza di reinvestire sempre ogni sei mesi il frutto delle cedole, a fine corsa ci si può anche trovare con il capitale quadruplicato.

IL RISCHIO – Se però dovesse capitare di desistere dall’impresa vendendo prima della scadenza, bisogna sapere che il rischio di perdere in conto capitale su un titolo così lungo è molto elevato: un punto percentuale in più sui tassi di interesse vale un crollo di 12,50 punti base sul prezzo del titolo. E sapere oggi dove andranno i tassi di interesse tra trent’anni è davvero impossibile.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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