Questo articolo fa parte del filone dedicato ai consigli dei gestori italiani piu’ importanti, che gestiscono decine di milioni di euro in portafoglio. Wall Street Italia pubblichera’ a cadenza variabile le interviste. La prima, a Unicredit, era incentrata sul Portafoglio ideale, formato per meta’ da azionario.
NEW YORK (WSI) – In un universo finanziario dove l’obbligazionario e’ carico di insidie, nulla e’ come prima e niente si puo’ considerare piu’ “sicuro”, il consiglio sulle mosse strategiche di investimento a breve-medio termine per i gestori italiani spaesati e’ quello di aumentare la quota azionaria in portafoglio, “privilegiando l’area euro”.
Sulla durata di dieci anni, il portafoglio ideale per italiani in cerca di ritorni sicuri, la percentuale ideale e’ costituita dal 70% di bond e il 30% di azionario, nell’ambito di quello che e’ l’approccio tipico del risparmio gestito.
Per i money manager smarriti a caccia di fonti di reddito piu’ elevate, invece, oltre ad affidarsi ai pilastri di sempre, conviene affiancare ai trazionali sistemi di investimento in azionario e obbligazionario una serie di fonti di reddito non ortodosse, capaci di accrescere la performance complessiva di portafoglio (leggi piu’ sotto di quali strumenti finanziari si tratta).
Sulla durata conviene privilegiare il medio piuttosto che il lungo termine, mentre sui target da puntare nel mercato del reddito fisso, il debito dei Paesi emergenti in valuta locale e il settore societario, sempre delle economie in via di sviluppo, sono quelli con le “maggiori potenzialita’”.
Sono solo alcuni dei suggerimenti dispensati in un’intervista a Wall Street Italia da Stefano Zuliani, responsabile commerciale del mondo privati di Hypo Alpe-Adria-Bank, gruppo austriaco che in Italia gestisce 8 milioni e 685 mila euro in portafoglio.
Wall Street Italia: Dovendo gestire un portafoglio a 10 anni di un italiano che vuole rendimenti sicuri, dove investirebbe i suoi soldi?
Stefano Zuliani: Premetto che il nostro approccio si caratterizza da sempre per essere completamente multi manager. Anche se, per una corretta proposta al cliente è fondamentale conoscere le reali esigenze finanziarie, proverò comunque a dare una risposta alla sua domanda.
Prima di pensare a ‘dove’ investire dobbiamo pensare a ‘come’ investire. Il contributo alla performance dato dall’asset allocation è fondamentale, perché da esso dipende oltre il 90% del rendimento finale. La decade che ci siamo lasciati alle spalle (1999-2009) ha visto un rendimento sostanzialmente negativo per quanto riguarda il contributo alla performance da parte del mercato azionario. Pertanto, dovendo gestire un portafoglio a 10 anni sicuro, dobbiamo partire da queste considerazioni. Comunque: equity ed asset allocation.
La nostra idea prevedere, innanzitutto, l’utilizzo di strumenti tipici del risparmio gestito. Vista la difficoltà da parte degli italiani ad accantonare risorse per il futuro dobbiamo dare a ogni euro risparmiato le certezze tipiche di un approccio gestito. Quindi, un’esposizione così definita: 70% bond, 30% equity. Per quanto concerne la parte obbligazionaria potremmo pensare a una parte ‘core’ composta da prodotti multi asset income in modo da demandare al gestore le scelte tattiche di portafoglio (Corporate, High Yield, Emerging Markets bond – local and hard currency convertibili e Abs) e per cercare rendimento attraverso soluzioni innovative, il tutto abbinato a una strategia obbligazionaria tradizionale e a una absolute return. Motivo dominante una riduzione complessiva della volatilità di portafoglio. Vista l’abitudine degli italiani a percepire un flusso cedolare, potremmo sicuramente pensare a prodotti a stacco cedola, oltre che a una diversificazione valutaria che contempli prevalentemente euro, ma con una significativa quota di dollari Usa.
Per quanto riguarda la parte azionaria, sono tre i temi dominanti. Nei prossimi 10 anni la Cina diventerà il primo player globale superando gli Stati Uniti; India, Brasile, Russia, Messico si posizioneranno stabilmente nei top 10 delle maggiori economie. Dobbiamo tenerne conto.
Come dobbiamo pensare ai trend globali in atto: la crescita dei mercati emergenti (Nemo, Brics, Civets, Crabs), la crescita della classe media nel mondo, l’allungamento della speranza di vita, l’incremento dell’urbanizzazione. Dobbiamo essere certi che il portafoglio che andiamo a costruire sia pronto per cogliere le opportunità.
Quindi, una proposta che contempli sicuramente una visione globale di tipo geografico guardando comunque a Usa, Europa, Emerging Markets e Markets Frontier nelle correte esposizioni percentuali abbinata a qualche ‘scommessa’ di tipo settoriale. Infine, sempre nell’ottica di una corretta gestione della volatilità l’utilizzo di Etf globali per cavalcare gli indici in un’ottica, appunto, decennale. Tutto privilegiando azioni (dove possibile) ad alti dividenti, ma stabili nel tempo.
Sicurezza, gestione del rischio, controllo della volatilità e diversificazione sono al centro della nostra proposta e, infine,… gestione dell’emotività del cliente. Rimanere investiti nel tempo paga, dobbiamo però rimanerci assieme al nostro ‘italiano’. Non assumersi alcun rischio può diventare il costo che non vogliamo far pagare al nostro cliente: per questo l’esposizione comunque azionaria per una parte del portafoglio”.
WSI: Cosa si sta vendendo e comprando al momento, anche tra gli insider?
SZ: “Da inizio anno riteniamo si possa ritornare a considerare l’aumento della quota complessiva azionaria privilegiando l’Area Euro. Sempre con la massima attenzione rispetto alle turbolenze che potrebbero arrivare dai mercati d’oltre oceano. È una componente azionaria da gestire in ottica di trading per il rischio potenziale di un innalzamento di volatilità. Per quanto riguarda la componente obbligazionaria preferiamo ancora le scadenze brevi e medie all’interno di una continua ricerca di performance a livello internazionale”.
WSI: I bond italiani stanno riscontrando grande appeal, perché’ vengono percepiti come sicuri, pur garantendo ancora rendimenti alti. Ma sono veramente un porto sicuro?
SZ: “Da tempo non consideriamo più alcun strumento abbinato al concetto di ‘sicurezza’ (ormai non più utilizzabile) di qualche anno fa. Le recenti esperienze legate ai cosiddetti bond ‘sicuri’ ci hanno portato a riconsiderare tutti i parametri fin qui adottati.
Crediamo, comunque, nei bond italiani e crediamo nella capacità dell’Italia di guardare al futuro. Consideriamo il bond italiano come una parte importante di un investimento obbligazionario, ma non l’unica. Il nostro approccio, assolutamente globale, prevede la diversificazione come driver dominante”.
WSI: In quali altri debiti sovrani (e societari) state puntando ?
SZ: “Pensiamo che il debito dei Paesi emergenti in valuta locale e il settore Corporate sempre dei Paesi Emergenti abbia ancora potenzialità nel medio termine. Continuiamo a ricercare globalmente opportunità di investimento privilegiando le scadenze medie rispetto a quelle lunghe”.
WSI: I mercati finanziari mondiali sono ormai manipolati da pochi grandi player. Così le strategie e punti di riferimento dei money manager stanno saltando. Quale tecnica e punti di riferimento utilizzate per capire dove sono diretti i mercati?
SZ: “L’approccio multi manager resta il nostro diktat. La nostra continua ricerca è quella di una proposta che, accanto a tradizionali investimenti in azioni e obbligazioni, preveda una serie di fonti di reddito non tradizionali capaci di accrescere la performance complessiva di portafoglio. Penso, ad esempio, all’utilizzo degli Etf con un approccio di tipo tattico all’interno della nostra proposta delle GP in fondi multimanager”.