Economia

Mondo senza segreto bancario: Svizzera con le spalle al muro

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GINEVRA (WSI) – Forse sarebbe meglio abolire direttamente il segreto sui conti delle banche elvetiche. A questo ragionamento e’ arrivato il governo svizzero, che riterebbe infatti troppo onerosi gli accordi bilaterali con gli stati dell’Ue sui capitali esportati illegalmente nei suoi cantoni.

Lo rende noto il quotidiano Le Temps, secondo il quale il Consiglio federale e’ inoltre “sul punto di poter presentare una soluzione” nelle trattative fiscali con gli Stati Uniti sulla questione annosa dei tanti evasori americani con un conto all’estero nel piccolo enclave elvetico.

Lo ha affermato Eveline Widmer-Schlumpf, consigliere federale, sulle onde dell’emittente radiofonica tedeseca SRF, aggiungendo che ci sono ancora alcuni punti delicati da chiarire.

“Andranno discussi e negoziati intensamente”, ha relativizzato il ministro delle Finanze di Berna. Ma “speriamo di arrivare presto alla fine”. Il risultato non piacera’ alle banche.

“Gli istituti non lo otteranno a titolo gratuito”, ha messo in guardia la ministro, evitando pero’ di precisare quale sara’ l’ammontare dei costi che queste nuove misure potrebbero rappresentare.

La Confederazione svizzera e’ pronta allo scambio di informazioni automatiche, ma chiede in cambio delle contropartite importanti a Washington.

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Sabato, in un’intervista a Le Temps, il presidente di UBS Axel Weber, che come le altre banche svizzere e’ impegnato a rifarsi l’immagine di casseforti per evasori, ha affermato di essere impegnato duramente – “piu’ della meta’ del nostro tempo” – per “mettere alle spalle i problemi del passato” in materia.

Citando le negoziazioni tra Svizzera e Unione Europea, il banchiere ha dichiarato che “l’importante e’ l’obiettivo che e’ quello di avere dei clienti dichiarati“. Lo scambio automatico di informazioni e’ uno strumento per gestire il futuro, ma “bisogna anche trovarne uno per il passato”.

Secondo le ultime stime nei forzieri delle banche elvetiche sarebbero parcheggiati una marea di capitali italiani (120 miliardi di euro stimati).

Nel frattempo anche il Regno Unito ha avviato un processo di “pulizia in casa”, come l’ha definita il premier David Cameron. Il leader dei conservatori ha lanciato un appello ai leader di dieci territori d’oltremare o dipendenze della Corona britannica – noti per essere paradisi fiscali – a collaborare con Londra per combattere l’evasione fiscale.