ROMA (WSI) – Non faranno passi indietro, i 5 stelle, sull’ineleggibilità di Silvio Berlusconi. «Domani la giunta per le elezioni e le immunità parlamentari si riunirà per la prima volta al Senato ed eleggerà il suo presidente – dice Vito Crimi – poi, alla prima seduta utile, noi solleveremo la questione ».
Il capogruppo dei grillini a Palazzo Madama è fiducioso: «Secondo me stavolta passerà la giusta interpretazione della legge, quella per cui il Cavaliere non avrebbe mai dovuto sedere in Parlamento. Perché è chiaro che Berlusconi decadrà non appena sarà condannato dalla Cassazione, l’esclusione dai pubblici uffici scatterà immediatamente, e i suoi avversari politici hanno tutto l’interesse a dire: “Lo abbiamo fatto cadere prima. Lo abbiamo fatto cadere noi”. E ci faremo due risate visto che se ne sono accorti dopo 20 anni».
Si chiede quale strada prenderà il Pd, Crimi. Crede che il presidente dei senatori democratici Luigi Zanda – che giovedì scorso aveva ammonito: «Berlusconi è ineleggibile, non può fare il senatore a vita» – sia in buona fede, ma che di tutti gli altri non si possa ancora dire. Le scuole di pensiero all’interno del partito sono diverse: c’è chi pensa che non si debba guardare al passato, che bisognerebbe piuttosto riscrivere quella legge – la 361 del 1957 – rendendola più stringente per tutti, oltre che per il Cavaliere. Oggi l’articolo 10 prescrive l’ineleggibilità di «coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica ».
La concessionaria delle frequenze radio su cui trasmette Mediaset è una società quotata in borsa di cui la Fininvest della famiglia Berlusconi possiede il 38%.
Il Cavaliere è proprietario de facto, quindi, ma questo – alle giunte che si sono succedute alla Camera dal 1994 a oggi – non è apparso sufficiente. «Per paradosso – ricorda Marco Follini, che la scorsa legislatura presiedeva la giunta del Senato – finora è stato considerato ineleggibile Confalonieri e non colui che gli ha dato l’incarico».
«Qui non vige la Common Law, i precedenti interessano fino a un certo punto», dice chiaro il senatore pd Felice Casson che, da buon magistrato, ha già avuto
modo di studiare le carte. «Credo sia meglio non anticipare le nostre posizioni visto che la giunta ha poteri paragiurisdizionali e non si è mai riunita», spiega cauto. «Certo, il centrosinistra ha qualche imbarazzo perché in passato, alla Camera, ha votato almeno una volta per l’eleggibilità, ma io su questo tema ragiono con la mia testa e sono contento che il segretario Epifani si sia espresso in questo senso, dicendo che saranno i componenti della giunta a decidere».
Se ne parlerà quindi, tra i democratici, ma non ci saranno ordini di scuderia. «L’importante dice un dirigente – è che non sembri che facciamo un uso politico della giunta come ha fatto il Pdl per anni, da Cosentino in giù». Benedetto Della Vedova, in commissione per Scelta Civica, non vuole anticipare nulla: «Aspettiamo e si vedrà», dice sibillino. I tempi non sono maturi. Lo saranno presto però. E se mai la “mozione” dei 5 stelle dovesse passare in giunta, stavolta sarà l’aula del Senato a decidere.
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