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Fed, Bernanke: l’acquisto di bond potrebbe rallentare. Ma la exit non sarà facile

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WASHINGTON (WSI) – La Federal Reserve potrebbe rallentare il programma di acquisto di bond nei prossimi mesi, ha detto il presidente della Banca centrale degli Stati Uniti Ben Bernanke in una testimonianza al Congresso.

“Nei prossimi meetings (del FOMC – Federal Open Market Committee) potremmo fare un passo indietro, nell’intensita’ di acquisto” dei bond, ha detto Bernanke rispondendo alla domanda di un parlamentare, nel corso dell’audizione di fronte al Joint Economic Committee del Congresso Usa. Cio’ implica, per la prima volta dal 2008, che la Banca centrale americana sta contemplando un’uscita graduale dal programma di stimolo monetario, noto come QE, o Quantitative Easing. Il programma (per la Bce equivale al LTRO) prevede l’acquisto sul mercato di bond per circa 85 miliardi al mese, pari a $1 trilione all’anno, ha drogato i mercati azionari ed e’ l’unico strumento, noto come bazooka, che ha permesso all’America di risollevarsi dalla crisi del 2008.

Il presidente della Fed ha fatto notare che “c’e’ qualche miglioramento” nel mercato del lavoro e quindi nell’occupazione, che la banca centrale terra’ sotto controllo “se questa tendenza continua”, e che comunque “c’e’ fiducia che il miglioramento sia sostenibile”. E’ stata la prima testimonianza al Congresso da febbraio del “numero uno” della Federal Reserve.

In un primo momento, nelle sue dichiarzioni ufficiali lette di fronte alla Commissione riunita, Bernanke aveva fatto capire che la politica monetaria non sarebbe cambiata. “Una stretta prematura rischia di compromettere la ripresa”: erano bastate queste parole per spingere al rialzo i listini azionari e le materie prime in tutto il mondo. Subito dopo, nuovo record storico per lo S&P500. Ma in seguito, dopo la precisazione sul possibile inizio di una exit, Wall Street e’ parsa in bilico, incerta sul da farsi. Gli indici fanno fatica a trovare una direzione. Poi sul finale di seduta, sono prevalsi i sell.

In chiusura il Dow Jones cala dello 0,52% a 15.307 punti, il Nasdaq cede l’1,12% a 3.463 punti e lo S&P 500 è in ribasso dello 0,85% a 1.1655 punti. Il petrolio ha chiuso la seduta in perdita: il contratto a luglio ha perso 1,96 dollari, il 2%, a 94,21 dollari il barile. Nel frattempo, i titoli di Stato americani restano negativi con rendimenti in rialzo al 2% per il bond a 10 anni e al 3,2% per il bond a 30 anni. Sui mercati valutari, l’euro cala a 1,284 dollari e il biglietto verde avanza a 103 yen.

In ambito macro economico negli Stati Uniti lo scenario migliore vede le spese al consumo crescere di mezzo punto quest’anno, sopra il 3%, secondo UBS. Ma – come ha sottolineato il gestore e guru di Wall Street Jeremy Grantham – ormai crescite del 3% del Pil appartengono al passato.

La crescita economica americana “continua a passo moderato” nel 2013, ma “il mercato del lavoro rimane debole”, nonostante alcuni recenti miglioramenti, stando alle rilevazioni della Fed rese note dal suo presidente nel corso della testimonianza sulle prospettive dell’economia americana davanti alla commissione economica congiunta del Congresso.

Il numero uno della Banca centrale americana ha sottolineato che la politica fiscale americana, con livelli di debito e deficit ancora troppo alti, continuerà a essere “un freno significativo” quest’anno.

Allo stesso modo, un tasso di disoccupazione ancora alto (7,5% in aprile), “è staordinariamente costoso”.