ROMA (WSI) – Non sarà certo per questo motivo che il costo dell’energia elettrica è il più alto d’Europa. Ma se proprio vogliamo fare la classifica delle assurdità che hanno fatto conquistare alle tariffe italiane il primato continentale, in cima a tutte ci sono le tasse sulle tasse.
L’Iva viene infatti applicata sull’importo lordo comprensivo dell’accisa: il risultato è che le famiglie pagano ogni anno sulle bollette elettriche almeno 130 milioni di imposte su una imposta.
Senza contare le imprese. Guardatele con attenzione, quelle bollette, perché scoprirete cose che mai avreste immaginato.
Quest’anno, per esempio, i cosiddetti «oneri generali di sistema» arriveranno a pesare sul totale per quasi il 20 per cento.
Cosa sono? Voci senza alcun rapporto con il prezzo dell’energia, il costo della trasmissione o dei servizi di rete. Lì dentro ci sono, per esempio, gli incentivi per le rinnovabili: i pannelli solari, le pale eoliche, le centrali a biomasse, ma anche le fonti cosiddette «assimilate», come gli scarti (inquinanti) delle raffinerie che tuttora godono dei contributi ecologici.
Quest’anno si toccherà il record assoluto di 13 miliardi di euro, facendo salire il conto di questi «oneri generali di sistema» a ben 14 miliardi.
Ovvero, 230 euro per ogni cittadino italiano. Con una progressione inarrestabile rispetto ai 93 euro del 2010, ai 125 del 2011 e ai 192 del 2012. Su questi incentivi, naturalmente, si pagano le imposte.
Ma sono tassati pure gli oneri per il nucleare: 149 milioni lo scorso anno, 255 nel 2011 e ben 410 nel 2010. Si tratta dei soldi destinati allo smantellamento delle centrali atomiche chiuse con il referendum del novembre 1987, più di venticinque anni fa. Se ne deve occupare la Sogin, società pubblica con quasi 900 dipendenti. Continueremo a pagare fino al 2021, e dobbiamo augurarci che basti.
Calcolando anche gli indennizzi profumatamente pagati ai fornitori, agli appaltatori e all’Enel, l’uscita dall’avventura atomica ci sarà costata per quell’epoca 15 miliardi 692 milioni di euro attuali. Sempre che tutto, naturalmente, vada per il verso giusto. Il che non è affatto sicuro.
Soprattutto, c’è il rischio di lasciare aperto un problemino qual è il deposito nazionale delle scorie radioattive. Il sindacato elettrici Flaei Cisl ha proposto di creare intorno alla Sogin un parco tecnologico per affrontare tutte le questioni legate a quella faccenda. Ma per ora restano parole al vento, mentre i soldi corrono e correranno ancora.
Chi ha interesse a smuovere le acque? Certo non l’azionista della Sogin, cioè lo Stato. E si capisce perché. Bisogna sapere infatti che ben 100 milioni l’anno degli oneri nucleari non vengono impiegati per il decommissioning atomico, ma finiscono direttamente dalle bollette alle casse dell’Erario per una disposizione spuntata nella Legge finanziaria del 2005. Per assurdo che sia, tassati anch’essi.
Al pari di un’altra voce: i 250 milioni di euro destinati alle Ferrovie sotto forma di sconti tariffari. Li paghiamo da cinquant’anni, quando l’energia elettrica fu nazionalizzata e alcune piccole centrali delle Fs finirono anch’esse all’Enel.
In mezzo secolo il conto è stato certo saldato con gli interessi: imperscrutabile il motivo per cui non si è ancora chiuso. Un altro mistero italiano. Fra gli «oneri di sistema» c’è anche il finanziamento della ricerca. Quanto? In tutto 41 milioni, meno di un sesto degli sconti garantiti alla rete ferroviaria. E sono ovviamente tassati.
Ma le tasse, crudelmente, vengono appioppate anche a un’altra voce degli «oneri generali di sistema»: il bonus per le famiglie povere. E’ la voce più piccola, per giunta ridotta nel 2012 a un terzo, da 54 a 17 milioni di euro.
Ci fermiamo qui, sorvolando su altre quisquilie del tipo contributi per l’efficienza energetica (40 milioni) e le misure di «compensazione territoriale» (9 milioni). Non prima però di aver rivelato l’ultima sorpresa. Il governo di Mario Monti ha deciso di sgravare un po’ le imprese, spostando per qualcosa come 780 milioni il peso degli «oneri generali di sistema» dalle loro bollette a quelle delle famiglie. Che perciò vedranno presto rincarare le tariffe di oltre il 2 per cento.
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