Ecco il fattore “segreto” che ha spinto azioni e obbligazioni negli USA. E per il futuro?
MILANO (ADVISE ONLY) – Il mercato USA arriva da uno strano periodo di boom, che pare uscito da uno scritto di Lewis Carrol, l’autore di “Alice nel Paese delle Meraviglie”:
- azioni, il Dow Jones Industrial Average ha superato quota 15.000 per la prima volta nella storia;
-
obbligazioni, hanno guadagnato circa il 30% negli ultimi 5 anni (prendendo come riferimento Barclays U.S. Aggregate Bond Index);
- titoli di Stato, i rendimenti dei titoli a breve (i “Treasury bills”) sono bassissimi.
- obbligazioni societarie, incluse quelle “High Yield ” (quelle con rating peggiore): hanno spread contenuti rispetto ai titoli governativi e, dai tempi del default di Lehman, hanno generato performance superiori al 30%.
Tutto perfetto, sembrerebbe… ma la stranezza è che raramente azioni e obbligazioni di ogni tipo salgano contemporaneamente con questa intensità. Considerate, infatti, che la correlazione tra i rendimenti azionari e obbligazionari USA negli ultimi 30 anni è pari a -0,13: questo significa che, in media, le azioni e le obbligazioni hanno una (debole) tendenza a muoversi in controtendenza o a muoversi indipendentemente le une dalle altre.
Cosa è successo?
Causa prima di questo boom, a tratti paradossale, è il comportamento della banca centrale americana. La Fed, infatti, per stimolare l’economia e combattere la disoccupazione ha spinto verso il basso i tassi d’interesse sia a breve che a lungo termine. Questa politica monetaria aggressiva, conosciuta come “Quantitative Easing” (in breve, QE) è in atto a più riprese ormai da anni e consiste nel creare liquidità acquistando ogni mese decine di miliardi di dollari di titoli di Stato USA. È una strategia disegnata per combattere la crisi economica e restituire la fiducia agli operatori, un vero e proprio doping terapeutico somministrato massicciamente all’economia.
In sostanza, pare che il “doping QE” abbia simultaneamente:
- provocato una sensibile discesa dei rendimenti di (praticamente) qualsiasi titolo obbligazionario USA in circolazione, pompandone la performance;
- creato aspettative per un nuovo boom economico americano, con crescita economica in accelerazione e profitti in espansione che si sono riflessi nelle ottime performance delle azioni.
Questa idea, desumibile con semplice buon senso economico dall’osservazione della realtà, trova riscontro anche nei dati finanziari dall’inizio della fase rialzista di mercato (primo trimestre 2009) ad oggi. Infatti, considerando la dinamica di azioni, titoli di Stato a medio e lungo termine e obbligazioni societarie (sia High Yield che Investment Grade) emergono interessanti prove indiziarie in tal senso. Analizzando statisticamente i dati, siamo riusciti ad estrarre un trend latente, cioè non direttamente osservabile, che lega azioni ed obbligazioni e ne spiega buona parte della dinamica negli ultimi anni.
Chiameremo questo fattore, “fattore QE”. Proviamo a dimostrarlo.
Lo “spettro” del Quantitative Easing
PER SOLI FANATICI DELLA FINANZA: ho effettuato una rapida analisi di cointegrazione con la procedura di Johansen. Ho individuato chiaramente un vettore di cointegrazione; sul punto prometto un documento pseudo-tecnico al più presto all’interno della Community).
La dinamica di questo fattore, che ordiniamo in una scala da 0 a 7, rispecchia abbastanza bene il Rally dell’ultimo quinquennio. Si può già vedere, inoltre, la “caduta” a partire dal 22 maggio 2013, giorno in cui il Presidente della FED, Ben Bernanke, ha dichiarato di considerare l’ipotesi di una riduzione degli acquisti di titoli di Stato nei prossimi mesi, se il mercato del lavoro continuerà a migliorare. Temo inoltre che non siano state di giovamento al mercato finanziario USA le successive dichiarazioni dei “falchi” della Fed di Dallas e di Kansas City, ostili a questa politica monetaria aggressiva.
Pur prescindendo dalle dichiarazioni dei banchieri centrali (che però hanno enorme importanza), la minore disoccupazione, il miglioramento sul fronte immobiliare e la maggior fiducia dei consumatori, fanno pensare che l’economia USA sia sulla via della ripresa e che il QE abbia ancora vita breve. D’altronde questo doping all’economia fatto di tassi d’interesse manipolati come non mai e mantenuti artificialmente in prossimità dello zero per un quinquennio non può certo durare in eterno.
Che cosa succederà quando il QE esaurirà la sua energia, ovvero quando la FED finirà di immettere liquidità nel sistema?
La risposta giusta è (naturalmente): nessuno lo sa con certezza. Però si possono raccogliere alcuni indizi e fare delle ipotesi. Una di quelle a maggior probabilità è che, se il fattore guida è stato il Quantitative Easing in positivo, è verosimile che lo sia anche in negativo, almeno nei primi tempi.
Quando la FED chiuderà il rubinetto, probabilmente nel breve periodo aspettatevi verosimilmente performance con segno “meno” sia per le azioni che sui vari segmenti delle obbligazioni USA.
Approfondiamo l’argomento all’interno della Community di Advise Only. Mi trovate cliccando qui: Raffaele Zenti.