Società

Imu, la tassa più odiata. Il 30% giustifica l’evasione

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ROMA (WSI) – Si celebra sempre più tardi, nel nostro Paese, tax freedom day, ovvero il giorno in cui si smette di lavorare per il fisco e si comincia a lavorare per se stessi: quest’anno, secondo i calcoli di Confesercenti, la data sospirata è stata quella del 12 giugno, che è arrivata dopo 162 giorni spesi per fare fronte alla pressione fiscale.

Anche la rete ha accolto il tax freedom day commentando, con circa 62mila tweet postati nella prima settimana di giugno, la situazione fiscale italiana. Le lamentele, come prevedibile, sono generalizzate, ma permane l’opinione che evadere il fisco sia un comportamento ingiustificabile (per il 52,1% dei messaggi). Il carico fiscale appare eccessivo a molti italiani, ma la richiesta prevalente è quella per una rimodulazione e una redistribuzione della pressione retributiva (34,7%). L’imposta più citata – e non certo benevolmente – è l’Imu(36,3%).

Le tasse incidono in modo insostenibile sulle famiglie e sulle imprese secondo il 20,7% dei commenti. Ma oltre un terzo degli italiani che si esprimono sulla rete non chiedono, in realtà, una riduzione del carico fiscale. Piuttosto, insistono per una sua rimodulazione: l’adeguatezza delle imposte dipende dalla loro distribuzione e dalla qualità dei servizi resi dalle amministrazioni pubbliche.

Ed è proprio l’insufficienza di questi servizi a provocare il giudizio di chi reputa il prelievo fiscale ingiustificato (9,8%), mentre l’8,7% ne sottolinea l’iniquità. Il 7% dei post, invece, dice che i pesanti balzelli sono sostanzialmente inutili, perché non serviranno a risanare i conti pubblici in dissesto o a rilanciare l’economia.

Sugli effetti recessivi delle imposte si concentra, d’altro canto, il 13,3% dei tweet, cui si aggiunge il 2,7% di chi sostiene che un fisco esoso induca all’evasione (lo pensava, però, oltre il 30% degli italiani, secondo le indagini condotte da VfB nell’agosto scorso, quando l’allora presidente Monti lanciò una crociata morale contro gli evasori fiscali). A ritenere che l’attuale carico retributivo sia, tutto sommato, giusto rimane solo il 3,1% dei pareri.

Dal sondaggio di Voices from the blogs, l’Osservatorio Internet dell’Università Statale di Milano, effettuato a ridosso del Tax freedom day, emerge che l’imposta sulla casa è la più antipatica di tutte.

L’imposta largamente più odiata è l’Imu, che raccoglie il 36,3% dei commenti – per dire così – poco entusiasti. A notevole distanza l’Irap (8,8%), l’Irpef(8%), l’Iva (7,2%) e la Tarsu (o Tares) (4,3%). Qualcuno lamenta un accanimento del fisco sui tabacchi (3,9%), ma non si può tacere del 31,5% di italiani che le tasse le detesta proprio tutte, senza distinguo o eccezioni.

Quali imposte devono essere ridotte in modo più urgente, secondo la rete? Sicuramente quelle sul lavoro (41,7%), seguite a breve distanza da quelle sulla casa (34,5%). Il 18% chiede invece di abbassare le imposte sui consumi (e di evitare i ventilati aumenti dell’Iva). Solo il 5,8% dei messaggi raccomanda di contenere la pressione fiscale sul reddito delle imprese.

Piccoli gruppi di commentatori si avventurano anche nell’indicazione di quali imposte potrebbero essere aumentate, per consentire le riduzioni auspicate: il 52,1% accetterebbe aumenti della imposizione sugli immobili; oltre un quarto dei post richiede invece di colpire più severamente le rendite finanziarie e il 22,7% suggerisce di tassare selettivamente i consumi, in particolare quelli ritenuti poco virtuosi (il gioco d’azzardo, gli alcoolici, i tabacchi e le sigarette elettroniche).

Una pressione fiscale eccessiva giustifica l’evasione? Sì, secondo il 29,9% degli italiani, che stigmatizzano i comportamenti di uno Stato sprecone e poco efficiente; “dipende”, per il 17,4% dei pareri, secondo i quali una cattiva distribuzione del carico o il superamento di soglie critiche di pressione possono costituire un discreto alibi per gli evasori.

La vera notizia, tuttavia, è che – malgrado la congiuntura economica e un fisco non certo leggero – oltre il 52% dei messaggi giudica sbagliato e non giustificabile il comportamento di chi evade gli obblighi fiscali (nell’agosto scorso la percentuale aveva raggiunto il 73%). Anche perché, come ricorda qualche tweet, se il tax freedom day degli italiani cade così tardi è anche perché qualcuno di loro ha deciso di celebrarlo, da solo, all’Epifania…[ARTICLEIMAGE]

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