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Monti, il ruggito del topo. Minaccia il governo ma poi fa marcia indietro

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ROMA (WSI) – Ha destato sconcerto l’altolà del senatore Mario Monti al governo. Un’uscita imprevista. Da decifrare. Che getta un’ombra sulla tenuta degli accordi di maggioranza perché se perfino il più pacato tra gli alleati si mostra così inquieto, quale futuro si profila per l’Esecutivo Letta? Il Presidente della Repubblica è forse il primo a restare sorpreso. Se anche fosse così, però, Giorgio Napolitano maschera le sue emozioni dietro una buona dose di ironia e comunque ridimensiona il tutto a un positivo «ruolo di stimolo».

La risposta ufficiale verrà da Enrico Letta in persona con il solito understatement, che fa sapere di avere già indetto per giovedì «una riunione della cabina di regia».

In verità dentro il governo non l’hanno presa benissimo. Ieri mattina è stato mandato avanti il ministro Dario Franceschini, Pd, per una difesa a tutto tondo del governo: «Stiamo facendo la politica dei piccoli passi, l’unica possibile (ciò che appunto Monti critica, ndr), e stiamo andando nella direzione di aiutare le persone in difficoltà. Anche l’Europa va avanti a piccoli passi».

Franceschini si dice dispiaciuto che «anche Mario Monti partecipi alla tendenza generale a tirare giù il governo. Noi stiamo facendo il possibile in una situazione così particolare e difficile come non ce ne è stata mai prima in Italia. Dobbiamo fare le cose possibili e non raccontare balle agli italiani».

A dar corpo al malumore ci pensa anche il ministro Gaetano Quagliariello, Pdl: «Sono state chieste riunioni per cercare di rendere più efficiente il lavoro. Io le chiamo riunioni perché la parola “verifica” fa parte di un linguaggio stantio, da Prima Repubblica».

Quagliariello poi si pentirà di avere definita «stantia» la richiesta dei montiani, e troverà un modo elegante per riconoscere che non c’è nulla di male.

Le riunioni a cui fa riferimento Quagliariello è quanto hanno chiesto appunto i capigruppo di Scelta civica, a sostegno della mossa di Monti con una lettera congiunta a Letta. Chiedono «riunioni di una cabina di regia». Ed è un’idea che piace moltissimo a Renato Brunetta, che non vede l’ora di indirizzare l’operato dei ministri.

Tanto interventismo, invece, è bocciato dall’ex amico Pier Ferdinando Casini: «Monti ha sperimentato sulla sua pelle quanto possano essere dannose le fibrillazioni in una maggioranza. Una forza politica deve esercitare la sua responsabilità». È ancor più esplicito il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa: «Se la nuova politica consiste nel chiedere vertici come nella Prima Repubblica, allora non so in cosa consista il cambiamento».

Ed è una corsa, alla fine, dentro Scelta civica a troncare e sopire. Il ministro della Difesa, Mario Mauro: «La proposta di contenuto del presidente Monti mi sembra particolarmente che rilevante. Serve un senso di leale collaborazione con il governo, non ci si può comportare come partito di lotta e di governo, questo mette in crisi l’esistenza stessa dell’esecutivo».

Andrea Olivero, coordinatore politico:«Abbiamo a cuore le sorti dell’esecutivo delle larghe intese, ma il patto di coalizione deve essere puntualizzato per fare il modo che il governo Letta vada avanti con più incisività».

Benedetto Della Vedova, portavoce politico: «Non vogliamo una campagna elettorale permanente, rivolta all’interno e all’esterno, di Pd e Pdl e per questo chiediamo di mettere nero su bianco in un contratto di coalizione le cose: le riforme, i tagli di spesa e di tasse che il governo si impegna a fare nei prossimi mesi».

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