ROMA (WSI) – “Impegni istituzionali già in agenda purtroppo non mi consentono di accogliere l’invito alla cerimonia del 9 Luglio in Val di Sangro”. Lo scrive il presidente della Camera, Laura Boldrini, in una lettera di risposta all’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, dopo che lo stesso ad del Lingotto aveva inviato alla Boldrini una lettera per invitarla alla Sevel di Atessa, dove sono attesi annunci.
La Boldrini aggiunge che servono “costruttive relazioni industriali: non sarà certo nella gara al ribasso sui diritti e sul costo del lavoro che potremo avviare la ripresa”. “Tutto questo – conclude il presidente della Camera – mi porta a guardare con particolare interesse alla condizione e al ruolo della Fiat, sia in Italia sia all’estero, e ascoltare le ragioni di quanti partecipano attivamente a una realtà così importante”.
La lettera di Marchionne era arrivata alla Boldrini nei giorni scorsi dopo il suo incontro con una delegazione di lavoratori della Fiat e dell’indotto guidata dal segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini.
Il presidente della Camera, dopo aver ringraziato l’ad del Lingotto, spiega che “lei ha giustamente notato il mio interessamento ai temi del lavoro, in questa particolare fase di crisi economica. Non si tratta soltanto di sensibilità personale. Ritengo un dovere per chi rappresenta le istituzioni dedicare il massimo impegno al tema del lavoro in tutte le sue declinazioni: la disoccupazione giovanile, la precarietà, la perdita del posto per persone non più giovani e con famiglia. Così come il lavoro da reinventare e ripensare sotto nuove forme e in chiave di innovazione e di produttività”.
“Cerco, per questa ragione – prosegue Boldrini – di sollecitare, per quanto è nelle mie facoltà, l’esame di proposte di legge di iniziativa governativa o parlamentare che si propongono di stimolare e incoraggiare nuova occupazione. E cerco quanto più possibile di incontrare sia le delegazioni di lavoratori che vengono a Roma per far sentire la loro voce al Governo e al Parlamento, sia i piccoli e medi imprenditori che tentano una via di uscita dalla crisi”.
“Sarebbe grave – dice ancora la Boldrini – se in un momento così difficile per le famiglie italiane i Palazzi della politica si chiudessero in se stessi e non si mostrassero aperti a tali istanze”.
“Questi incontri – continua la lettera – e i tanti che svolgo nelle citta italiane, insieme alle decine di migliaia di lettere e messaggi che ho ricevuto finora, mi danno il senso dello stato di salute della nostra economia e dei suoi numerosi punti di criticità. In particolare emerge la portata del processo di deindustrializzazione che colpisce aree sempre più vaste del nostro Paese”.
“Siamo consapevoli – scrive la Boldrini – che bisogna invertire quanto prima questa tendenza e ognuno di noi può fare qualcosa di utile. La politica, certamente, ma anche il mondo sindacale e quello imprenditoriale. Tutti siamo chiamati a sfide nuove. La mia esperienza di vita e di lavoro mi ha spinto a guardare tutto questo in un’ottica globale e a rendermi conto che non servono soluzioni di corto respiro. Il livello e l’impatto della crisi sono tali da imporre un progetto del tutto nuovo, una politica industriale che consenta una crescita reale, basata su modelli di sviluppo sostenibile tanto a livello economico, quanto sociale e ambientale”.
“Lei concorderà – conclude Boldrini – che le vecchie ricette hanno fallito e che ne servono di nuove. Affinché il nostro Paese possa tornare competitivo è necessario percorrere la via della ricerca, della cultura e dell’innovazione, tanto dei prodotti quanto dei processi”. (Rainews)