ROMA (WSI) – Alla riapertura delle Camere, oggi, si tornerà a discutere della incadidabilità del tre volte premier Silvio Berlusconi. Ad occuparsi della vista lunga della legge del 1957 sarà la Giunta al Senato, che dovrà prima o poi prendere una decisione.
La questione ha un’alta valenza politica. Il Pd invita i suoi a rimanere prudenti. Il Senato dovrà stabilire in piena autonomia se le precedenti decisioni della Camera siano conformi alla “intenzione del legislatore”, da cui non si può prescindere nella ricostruzione del significato della legge. O se invece ha prevlaso la motivazione politica.
Il Pdl è in rivolta dopo la decisione della Cassazione di fissare ad una data molto ravvicinata (il 30 luglio) la prima udienza del processo Mediaset. Ma nella notte gli animi sembrano placarsi: dopo un summit fiume a Palazzo Grazioli sembra infatti prevalere una linea piu’ soft.
Con Berlusconi che, a quanto riferiscono i suoi, spiega di non voler essere lui il responsabile della caduta del Governo Letta. Anche se sul banco di prova restano sempre le questioni Imu e Iva.
Intanto la giornata passata e’ stata caotica: seduta sospesa nell’Aula della Camera dopo la votazione sulla sospensione dei lavori richiesta dal Pd. E’ scoppiata la bagarre quando i deputati M5S hanno urlato a quelli del Pd “Bravi, bravi, buffoni, buffoni“.
Mentre c’erano i coretti ed i deputati grillini andavano ai piedi dei settori dove siede il Pd, c’é stato un alterco tra Piero Martino del Pd ed un deputato del M5S. Martino gli ha lanciato addosso dei fogli ed é scattata la baruffa, con i commessi che hanno faticato non poco a separare i deputati Pd da quelli di M5S. Alla presidente Laura Boldrini non è rimasto altro che sospendere la seduta.
Gli astenuti sono stati una ventina ma sono più diffusi i malumori tra i deputati del Pd per la decisione di votare sì della sospensione dei lavori, chiesta dal Pdl. Tra i più contrari ci sono i renziani: “Ci siamo adeguati alla decisione ma una scelta così è assurda, contro il nostro popolo, non ci capiscono”, spiega Luca Lotti, molto vicino a Matteo Renzi. Tra chi non condivide la scelta, si contesta anche la mancata convocazione di una riunione del gruppo per decidere la linea.
“Se dovesse arrivare un ‘no’ sulla richiesta di moratoria dei lavori parlamentari capiremo che non c’è un governo di coalizione”, ha detto Daniela Santanchè ieri mattina ai microfoni di “24 Mattino” su Radio 24, anticipando l’annuncio dei capigruppo alla Camera e al Senato del Pdl di chiedere una sospensione dei lavori dell’aula e delle commissioni.
“Far cadere un governo – ha aggiunto Santanchè – non è un’azione politica, è una conseguenza di un’azione politica”. Ma il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, precisa: l’anticipo della sentenza della Cassazione “non mette a rischio la maggioranza ma la democrazia in questo Paese. Noi continuiamo a fare il nostro lavoro e andiamo avanti”
“Non vogliamo nè Aventini nè stop dei lavori. Avanziamo solo una richiesta di sospensione dei lavori parlamentari per oggi e domani per consentire al nostro partito di tenere una assemblea permanente e la direzione nazionale. Penso che sia un atto dovuto da parte del Parlamento in segno di rispetto per il nostro dibattito, le nostre scelte, le nostre discussioni”, ha detto il capogruppo del Pdl Renato Brunetta chiarendo la posizione del suo partito.
I senatori del M5S si levano giacca e cravatta in Aula per protesta per la decisione della conferenza dei capigruppo di sospendere i lavori al Senato per l’intera giornata su richiesta del Pdl per la vicenda Berlusconi. Crimi ha poi invitato i senatori a uscire dall’Aula per rivestirsi
”Sono convinto che chiudere il Parlamento in queste condizioni sia un vulnus alla democrazia: se così sarà chiederemo immediatamente un incontro a Napolitano”. Così Roberto Maroni ha motivato il no della Lega alla richiesta del Pdl.
Epifani avverte, corda puo’ spezzarsi: “La richiesta di sospendere i lavori del Parlamento per tre giorni, a seguito delle decisioni della Corte di Cassazione, costituisce un atto irresponsabile e inaccettabile, che lega campi che vanno rigorosamente tenuti distinti, quello giudiziario e quello parlamentare”. Così il segretario Pd Guglielmo Epifani. “La richiesta di sospendere i lavori del Parlamento per tre giorni – sostiene Epifani dopo aver incontrato i presidenti dei gruppi parlamentari del Pd della Camera e del Senato – a seguito delle decisioni della Corte di Cassazione, costituisce un atto irresponsabile e inaccettabile, che finisce per legare campi che vanno rigorosamente tenuti distinti, quello giudiziario e quello parlamentare. Il Pd non si è prestato ne si presterà mai ad una logica di questo segno”. “Tutto questo – ha proseguito Epifani – rende ancora una volta esplicito il problema di fondo di questi mesi: la vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi e il rapporto d’azione di Governo e di Parlamento. Questo nodo deve essere sciolto solo tenendo distinte le due sfere, perché se no, a furia di tirare, la corda si può spezzare, con una scelta di irresponsabilità verso la condizione del paese e la sua crisi drammatica”.
Intanto la Suprema Corte interviene con una nota sulla vicenda: la Cassazione ha l’obbligo ‘di determinare l’udienza di trattazione di ogni ricorso prima della maturazione’ della ‘prescrizione di alcuno dei reati oggetto del procedimento, a pena di responsabilità anche di natura disciplinare, e la Corte ha sempre adempiuto a tale dovere’. “Nel caso in esame – ha spiegato la Suprema Corte – nella assoluta normalità della doverosa prassi sin qui seguita, l’ufficio addetto all’esame preliminare dei ricorsi ha rilevato che la maturazione della prescrizione di uno dei reati sarebbe potuta cadere il 1 agosto 2013, compreso nel periodo feriale, e il presidente della Sezione feriale ha conseguentemente fissato la trattazione del ricorso per una udienza antecedente a tale data, previa richiesta di abbreviazione dei termini proposta, nel rispetto della normativa processuale, dalla procura generale”. La nota è stata emessa, sottolinea la Cassazione, “in relazione alla fissazione dell’udienza del 30 luglio 2013 in cui dovrà essere trattato il ricorso proposto avverso la sentenza della Corte d’Appello di Milano sulla cosiddetta vicenda Mediaset che ha suscitato le reazioni dei difensori di Silvio Berlusconi e di alcuni esponenti politici”.
Il presidente Cassazione respinge gli attacchi alla Suprema Corte: “Ci siamo abituati a un linguaggio poco consono a una democrazia”, dice Giorgio Santacroce, con riferimento agli attacchi alla Suprema corte per il processo Mediaset, e in particolare a un quotidiano che ha titolato “Banditi di Stato”. “Tutti sono liberi di esprimere opinioni, ma nella correttezza”. (ANSA)