NEW YORK (WSI) – Non arriva sicuramente come una sorpresa la decisione del Fondo Monetario Internazionale di tagliare le stime sul Pil cinese. D’altronde, sono settimane che il paese rimane sotto i riflettori. Particolarmente osservato qualche giorno fa è stato proprio il dato sul Pil del secondo trimestre del 2013, che ha rallentato il passo, segnando una crescita di appena il 7,5%, contro il 7,7% precedente. Il tasso si allinea alle previsioni del governo per l’intero 2013 che, se fossero confermate, indicherebbero che la Cina sta crescendo al ritmo più basso dal 1990.
Arriva la nota dell’Fmi, che per il 2013 prevede un rialzo del pil +7,8% e poi + 7,7% nel 2014. L’annuncio segue la valutazione degli ispettori nella seconda economia globale, nell’ambito di una ispezione annuale. Le stime sono state riviste al ribasso da quelle formulate ad aprile, dove l’istituto di Washington aveva previsto una crescita +8% per quest’anno e +8,2% l’anno prossimo. Si parla, ora, di “moderato rallentamento”.
Ma prima dell’Fmi, già alcuni economisti avevano corretto il proprio outlook. JP Morgan Chase ha rivisto al ribasso le proprie stime sul Pil del 2013 al 7,4% dal 7,6% precedente, Nomura ritiene che il paese non riuscirà neanche a segnare un tasso di crescita del 7% nel 2014. Lo stesso Wall Street Journal ha avvertito che “il rallentamento della Cina ha un impatto globale”.
Nel motivare la sua decisione, l’Fmi ha parlato di “crescenti vulnerabilità nei settori finanziari e immobiliare”. Detto questo, l’istituto ritiene che il paese abbia una “capacità di resistere agli shock” e non si esime dall’elogiare le autorità, per l’intenzione di puntare su un modello di crescita che sia più basato “sui consumi” e anche sul rispetto dell’ambiente.
In ogni modo, nel breve termine la priorità sul breve termine è “contenere i rischi sulla stabilità finanziaria, controllando la crescita del credito e le forme di prestiti non tradizionali”, mentre riguardo al trend del Pil, “se la crescita economica dovesse rallentare troppo bruscamente” viene raccomandato di “ricorrere a stimoli di politica economica, basati sui consumi”.