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Banche centrali Occidente senza più oro nei forzieri

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NEW YORK (WSI) – I banchieri centrali hanno pianificato da tempo il crollo del valore dell’oro, con l’obiettivo di poter poi approfittare dei prezzi di favore e tornare a riempire le proprie casseforti di lingotti.

È la tesi del gestore Eric Sprott, secondo cui i banchieri dell’Occidente sono rimasti senza più lingotti nei forzieri. Siccome il mondo non può e non deve saperlo, hanno orchestrato una maxi operazione per compromettere la domanda.

Ecco come: in un primo momento i broker e le banche commerciali occidentali hanno consigliato ai clienti di vendere oro. Gli stessi istituti hanno ricoperto le loro posizioni ‘corte’ ribassiste sul mercato del COMEX.

Quando l’offerta per l’indice di riferimento sui prezzi del metallo prezioso e’ salita, le dichiarazioni circa una riduzione della portata delle misure di allentamento monetario da parte dei timonieri degli istituti centrali hanno fatto il resto, facendo calare le quotazioni. Anche l’India con le sue misure ha contribuito a ridurre la domanda fisica di lingotti.

Come conseguenza, gli speculatori come i fondi hedge hanno aperto una valanga di posizioni short, i mercati dei futures sul metallo hanno accusato il colpo e le scorte di lingotti sono ai minimi assoluti.

Conclusione: e’ stata orchestrata un’operazione globale con il proposito di aumentare l’offerta e tenere bassi i livelli di domanda. Ma ora le banche centrali non hanno piu’ munizioni per abbattere ulteriormente il prezzo dell’oro.

Secondo il gestore di Sprott Asset Management, dopo una lunga pausa – i prezzi sono calati nettamente negli ultimi mesi – il mercato rialzista secolare del metallo prezioso, bene rifugio per eccellenza, e’ destinato a continuare.

Tenuto conto dell’ancora ottima domanda di lingotti e della carenza sul fronte dell’offerta, all’asset manager Sprott pare chiaro che dietro al tracollo momentaneo dell’oro ci sia stato lo zampino delle banche centrali occidentali.
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Hanno inondato il Compex (il mercato non fisico di oro) per poi rastrellare lingotti dalle altre fonti disponibili a prezzi bassi. È la dimostrazione evidente che le banche centrali sono a corto di oro.

Da inizio anno e ben prima del crollo dei prezzi di aprile, uno dei maggiori indicatori dell’andamento del valore dell’oro fisico, il Gold trust, ha subito un calo, dovuto al riscatto di oltre 300 tonnellate di oro, mentre la produzione mineraria (escluse Russia e Cina) e’ di circa 2.300 tonnellate l’anno (vedi grafico a sinistra).

Se il mondo lo scoprisse, osserva il manager con più di 40 anni di esperienza nel campo degli investimenti, sarebbe una catastrofe. Per scongiurare il pericolo, l’unica opzione rimasta ai banchieri e’ stata quella di causare un abbattimento della domanda di oro in un lasso di tempo molto breve.