ROMA (WSI) – Riceviamo e pubblichiamo la risposta del keynesiano Piergiorgio Gawronski all’economista della New York University, Alberto Bisin – intervistato da Wall Street Italia sul tema della crisi europea e del debito pubblico italiano. L’ex candidato alle primarie del PD e consulente del governo aveva espresso critiche argomentate alle teorie del professore neoliberista per uscire dalla crisi e abbattere il debito pubblico.
Caro Bisin, la sua lettera intrisa di offese personali e di inviti alla mia emarginazione mediatica non le fa onore. Ma anche la mia intervista di martedì scorso conteneva una frase – che però non ho mai pronunciato con rif.to alla Sua persona (di più sul mio blog) -, di cui mi dolgo. Auspicherei un dibattito più civile, più argomentato, e più ancorato ai fatti: perché la nostra funzione sociale – in questa fase drammatica del paese – non è quello di due comari narcise, bensì di fare chiarezza sulle opzioni disponibili per superare la crisi.
Lei mi accusa di confondere trend e ciclo: io ribalto su di Lei l’accusa. “La produttività è piatta da un decennio”, scrive, ed è vero. Ma una cosa è crescere poco in quasi piena occupazione, un’altra è avvitarsi in un drammatica spirale recessiva. “Se non è un problema di offerta questo…”: si, la scarsa dinamica della produttività è anche e soprattutto di offerta (ma vedasi S.Biasco in “Crisi Europea: cambiare strada per sconfiggere la recessione” a cura di R.Sanna, Edesse 2013); ma forse Lei non si è accorto che dal 2008 c’è un fatto nuovo: è crollata la domanda.
Lei sostiene che “aumentare la spesa pubblica in modo anticiclico oggi non ci è concesso dai mercati in mancanza di una garanzia tedesca che non c’è”. Sarà. Ma una cosa è chiedere che la BCE metta questa garanzia piena, e consenta finalmente politiche anticicliche in tutta Europa, come nel resto del mondo; altra cosa è nascondersi dietro la Germania, ma in realtà dileggiare le politiche della domanda, ed opporsi a questa garanzia. Nel 2011 e 2012, mentre chiedevo la “Draghi put”, dov’era Lei? Scriveva, ancora il 10/8/12: “La Bce non può intervenire, per Statuto!”, è “roba neo-marxista”, “le banche centrali non lo possono fare… è una dura realtà che dobbiamo riconoscere…”. Ma oggi tutti sanno che l’Eurozona è stata salvata proprio dal famoso discorso di Draghi (“we’ll do whatever it takes”) del 25/7/12. Inoltre, il compito di un bravo economista è trovare dei modi per poter fare il necessario, non ripetere che non c’è alternativa alla propria strategia fallimentare.
Quanto alle mie “proposte per salvare il paese”, che lei dileggia, sulla base di qualche frase generica che WSI ha pescato in miei articoli precedenti, qui non ho spazio: parliamone in altra sede se crede. Faccio solo notare che in America, in Giappone, e in molti altri paesi quelle proposte hanno funzionato; e anche in Europa: le pochissime volte che le istituzioni hanno seguito i miei consigli invece dei Suoi.