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Previsioni Usa: rischio revisione al ribasso

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NEW YORK (WSI) – Il Fondo monetario internazionale ha lodato – nel rapporto pubblicato oggi – i miglioramenti dell’economia americana, che fanno prevedere una graduale accelerazione della crescita; al tempo stesso, però, ha sottolineato i rischi di un outlook che potrebbe essere rivisto al ribasso.

Per il Fondo, la riduzione del deficit nel 2013 è eccessivamente rapida e i tagli automatici alla spesa non solo riducono la crescita nel breve periodo, ma potrebbero mettere a rischio anche la potenziale crescita nel medio termine. L’Fmi si è poi detto d’accordo con la politica monetaria accomodante della Federal Reserve, pur notando che un lungo periodo a tassi d’interesse particolarmente bassi potrebbe avere delle conseguenze inintenzionali sulla stabilità finanziaria del Paese.

La Fed ha gli strumenti per gestire la normalizzazione della politica monetaria, ma c’è il rischio di un’eccessiva volatilità del tasso d’interesse che potrebbe avere implicazioni sfavorevoli a livello mondiale. Una chiara ‘exit strategy’ e la scelta calibrata del momento in cui effettuarla saranno fondamentali per ridurre i rischi.

“Un peggioramento della crisi del debito nell’Eurozona potrebbe pesare sulla crescita negli Stati Uniti”. E’ quanto scritto nel documento conclusivo della missione Articolo IV negli Stati Uniti, la valutazione annuale dell’istituto di Washington.

“Le preoccupazioni degli investitori in merito alla fatica da aggiustamento” fiscale, “all’incertezza politica e a insufficienti misure di sostegno nell’Area Euro possono provocare il riemergere di tensioni finanziarie nei paesi periferici”, si legge nel rapporto secondo cui, in uno scenario simile, “gli Stati Uniti ne sarebbero affetti attraverso canali sia commerciali sia finanziari inclusa una maggiore avversione al rischio e un dollaro più forte”.

Secondo lo studio del Fondo, “un incremento di 300 punti base negli spread della periferia dell’Eurozona ridurrebbe il Pil americano di circa tre quarti di punto percentuale nel primo anno”. Ricordando quanto già contenuto nel World Economic Outlook redatto ad aprile in occasione degli Spring Meetings a Washington, l’Fmi nota che per l’Eurozona c’è uno scenario “più benigno”, quello in cui evita il peggio della crisi ma resta impantanata in un contesto di crescita ridotta. In questo caso, “gli effetti sugli Stati Uniti sarebbero più contenuti, con un Pil più basso di circa un quarto di punto percentuale dopo due anni”.