ROMA (WSI) – Mancano poche ore al verdetto decisivo nel processo di frode fiscale per i diritti Tv Mediaset e Silvio Berlusconi si dice pronto ad andare in carcere. Una legge del 2006 in realtà, l’indulto, stabilisce che le persone con più di 70 anni non finiscano in cella, bensì ai domiciliari.
Oltre ai 4 anni di pena, il magnate dei media e leader del PdL rischia l’interdizione ai pubblici uffici per cinque anni. La sentenza della Cassazione (il terzo e ultimo grado di giudizio) avrà implicazioni dirette sulla fragile maggioranza di governo più che sulla libertà del Cavaliere. Ai 4 anni della condanna – se effettivamente comminata – ne andrebbero tolti 3 previsti dall’indulto e con un anno di pena non si finisce in cella.
Secondo alcuni osservatori, il tre volte primo ministro potrebbe anche essere risparmiato proprio in nome della tenuta dell’esecutivo di larghe intese. Difficile però che il Premier Enrico Letta riesca a vendere un simile ‘affronto’ agli elettori del suo partito, il PD.
Come sottolinea all’emittente CNBC Jon Foot, professore di storia italiana moderna all’Università di Ucl di Londra e come dimostrano le parole pronunciate dallo stesso Berlusconi, che mal nascondono una certa rassegnazione, “un verdetto di colpevolezza sembra inevitabile a questo punto”.
Tuttavia in Italia tutto è possibile. “Il suo peso politico non scomparirà certo dall’oggi al domani, ma rappresenterà comunque l’inizio della fine della sua carriera politica”.
In un’intervista a Libero il 76enne navigato imprenditore e politico ha detto di non voler fare “l’esule come Craxi, se mi condannano voglio andare in carcere”. Tuttavia l’indulto gli risparmierebbe di finire dietro alle sbarre.
Palazzo Grazioli ha sminuito le dichiarazioni, precisando che più che di un’intervista si tratta di “un colloquio liberamente interpretato da Maurizio Belpietro“.
Ma il suo stesso partito ha rilanciato l’intervista su Facebook (con 3500 mi piace e 1400 commenti), sul sito ufficiale del Pdl e sull’account Twitter del partito.
Secondo il professore Foot, anche scrittore per la scrittura Internazionale, gli avvocati di Berlusconi le tenteranno tutte per ottenere l’annullamento della condanna. “Si parla persino di un’amnestia politica per lui. Diranno che il governo fallirà se non viene salvato l’uomo che i falchi del suo partito definiscono un “perseguitato dalla giustizia”.
Anche perché i suoi legali sono consapevoli del rischio, seppur limitato, che Berlusconi finisca davvero in carcere in futuro. Tutto dipenderà dall’esito del processo Rubuy, al termine del quale Berlusconi è stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione (uno per prostituzione minorile e cinque per abuso di potere) e interdizione a vita dai pubblici uffici.
Come spiega il Fatto Quotidiano, se fosse condannato per il processo Ruby in via definitiva (cioè in Cassazione), “la legge del 2006 che ha regolato l’ultimo indulto prevede che chi è recidivo nei 5 anni successivi vede revocato il beneficio (quindi la pena per il processo Mediaset tornerebbe di 4 anni)”.
Il caso Mediaset riguarda la compravendita dei diritti televisivi e cinematografici con società statunitensi per 470 milioni di euro delle reti di Berlusconi e risale al 2003. Gli acquisti fatti da Fininvest – società di proprietà della famiglia dell’ex Premier – sarebbero stati fatti attraverso due società off-shore, le quali avrebbero rivenduto i diritti con una forte maggiorazione di prezzo a Mediaset allo scopo di aggirare il fisco italiano. La differenza tra il valore reale e quello finale avrebbe consentito di mettere da parte fondi neri per 280 milioni di euro.
Tre gli scenari: l’annullamento della condanna d’appello senza alcun rinvio con Berlusconi prosciolto, l’annullamento della condanna con rinvio a un altro processo d’appello, la conferma della condanna in via definitiva oppure un rinvio della sentenza di poche settimane.
In tutti i modi, anche con una condanna non significa che Berlusconi finirà in carcere. Inoltre ci sono ancora in ballo opzioni come amnistia e riduzione della pena grazie al potenziale intervento dei suoi colleghi politicanti, in seno a una maggioranza che pur non essendo coesa in molte delle sue decisioni, l’ha sempre difeso fin qui.
A ogni modo finirebbe per sancire il crepuscolo della sua carriera politica e relegherebbe Berlusconi ad agire dietro le quinte. Resta da vedere se mai accetterà di svolgere il ruolo del burattinaio dei suoi alfieri. Un manovratore di fili capace di mantenere un basso profilo, senza metterci la faccia e senza poter mettere al servizio del nuovo progetto Forza Italia il suo carisma e le sue capacità comunicative da aizzatore di masse.