NEW YORK (WSI) – Proviamo a fare un semplice esperimento. Immaginiamo che esista una lista che contenga ogni singola pagina web che abbiamo visitato negli ultimi cinque anni. Che contenga tutto quello che abbiamo cercato, tutti gli indirizzi che abbiamo visitato, le mail inviate, le cose scritte in chat e tutti i video visti su Youtube.
Ora pensate se tutti questi dati sulla lista avessero giorno e orario preciso. Tutto dettagliato e nei minimi particolari.
Immaginate infine che sia possibile averla davanti ai propri occhi, su una normale pagina web.
Adesso, siete anche in grado di immaginare un modo per cui un hacker, con accesso a questa, possa usarla contro di voi?
Se lo avete fatto, andate su google.com/dashboard e capirete che tutto questo può divenire realtà.
The Wall Street Journal ha fatto questo esperimento e ha scoperto che Google Dashboard, una specie di immenso archivio, possiede tutte le informazioni che si sono raccolte su di noi.
Ad esempio se si sta a lungo su Gmail, Google tiene traccia delle mail che inviamo oltre a tutte le pagine che visitiamo.
Questo porta a pensare che la sola idea che infiniti dati su di noi vengono analizzati da alcuni computer in California è qualcosa di verosimile e non più di astratto. E il fatto che anche noi stessi possiamo farlo, basta cliccare qualunque parola per far comparire una lista dettagliata con tutte le volte che l’abbiamo ricercata, può in alcuni casi risultare inquietante, soprattutto se anche altre persone possono avere accesso ai dati.
Ma probabilmente, anzi sicuramente, non solo l’NSA, il National Security Agency, mette l’occhio su questi. Anche altri lo fanno, ad esempio l’FBI.
L’uso che ne farebbe, sarebbe quello di raccogliere informazioni sui sospetti, portando l’intercettazione telefonica penale nell’era cibernetica. Chat online e strumenti di crittografia non potrebbero essere intercettati tramite telefono e per questo userebbero il mondo del web.
Le agenzie federali hanno sempre taciuto su queste capacità, smentendo e non rilasciando dichiarazioni, ma diversi documenti e alcune interviste con persone coinvolte hanno svelato questo metodo.
E da Google? Anche da loro un silenzio, che fa paura.
Insomma, sembrerebbe proprio che veniamo spiati e l’unica cosa che possiamo fare è farcene una ragione.