ROMA(WSI)- A conferma dell’esagerazione dell’ottimismo del ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni e delle critiche che arrivano dal New York Times sull’apparente tranquillità dei leader europei, ecco le dichiarazioni che invitano a mettere seriamente in dubbio la ripresa, almeno imminente, come si ventila da più parti,dell’Europa. E che fanno riflettere soprattutto sul destino di Italia e Spagna.
La Bce ha reso noto infatti che lo staff di economisti interpellati nel periodo compreso tra il 16 e il 19 luglio ha rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita dell’Eurozona.
Le stime relative al 2013 peggiorano da -0,4% a -0,6%, numeri analoghi alla previsioni dell’Eurotower pubblicate a giugno. Per il 2014 il Pil dovrebbe tornare positivo, ma la stima viene tagliata da +1,0% a +0,9%, in questo caso di poco peggiore a quella del +1 formulata dallo staff della Bce nel mese di giugno.
Per il 2015 l’outlook sul Pil dell’Eurozona passa da +1,6% a +1,5%. La crescita potenziale di lungo termine del Pil viene portata inoltre da +1,8% a +1,7%.
Sull’inflazione, si prevede un calo da +1,7% a +1,5% Per il 2013, per il 2014 da +1,6% a +1,5%.
Tornando a Italia e Spagna, nel suo bollettino di agosto la Bce afferma che gli effetti della politica monetaria accomodante che la Bce continua a perseguire tramite riduzioni dei tassi di rifinanziamento e forti iniezioni di liquidità, si manifestano in modo più lento nei due paesi. Questo, a causa della frammentazione dei mercati finanziari, di cui parla proprio l’articolo del New York Times.
Tale frammentazione è provocata dall’alla avversione al rischio sul debito sovrano. Dove questo rischio non è percepito, come in Germania e Francia, “le riduzioni apportate ai tassi di interesse di politica monetaria da fine 2011 si sono tradotte sostanzialmente in tassi di interesse inferiori sui prestiti alle società non finanziarie; la trasmissione è stata molto più lenta nel caso di Spagna e Italia, dove i tassi di interesse rimangono su un livello superiore a quello registrato nelle altre due grandi economie dell’area”.