NEW YORK (WSI) – Sin dall’antichità, l’uomo persegue il mito dell’immortalità. Uno degli esperimenti più riusciti è quello di Alexis Carrel, medico, biologo e Premio Nobel per la medicina, morto nel 1944. Nel 1912 aveva iniziato una coltura di tessuti di cellule di fibroplasti del cuore di un embrione di pollo. Messe in una bottiglia chiusa proliferarono come ci si aspettava e rimasero in vita per circa 35 anni. Ora con le stampanti 3D i suoi test potrebbero rilevarsi molto utili.
La conclusione di questo esperimento, secondo Carrel, fu che le cellule sono immortali: “La morte non è necessaria, ma è solo un fenomeno contingente”. In futuro sarà dunque possibile sostituire i tessuti grazie a colture rigenerative in vitro. “Noi, come le cellule, siamo destinati a vivere per sempre”, aveva annunciato con toni enfatici lo scienziato.
Salon riporta che, nonostante il tentativo riuscito da parte dell’ex Premio Nobel, 15 anni dopo la sua morte gli scienziati si accorsero che anche le cellule in realtà invecchiano e muoiono e quindi l’esperimento si fondava in parte su una tesi sbagliata. Solo in parte, però, perché le sue previsioni sulla medicina rigenerativa erano invece sempre più vicine alla realtà.
Anthony Atala, direttore del Forest Institute for Regenerative Medicine, negli Stati Uniti, ha infatti dichiarato: “In futuro, grazie ai cambi necessari, potremo prolungare la nostra vita di alcuni decenni. Spingerci addirittura fino a 120 o 130 anni“.
Sono molti gli scienziati che pensano che saremo in grado di cambiare parti del corpo come se fossero ricambi d’auto, basti pensare che già ora si può creare un cuore funzionante grazie ad una stampante 3D modificata, sostituendo all’inchiostro delle cellule e, anche, far crescere delle orecchie umane o dei polmoni nei topi.
Non sorprenderebbe quindi arrivare a tanto. Basterà solo aspettare, anche perché già diversi esperimenti avvenuti su gli animali hanno dato esito positivo, aumentando la loro aspettativa di vita.