ROMA (WSI) – Chissà se Zuckerberg ci tenderà una mano. Nel video di lancio di Internet.org si dice che «i due terzi del mondo non hanno accesso alla rete». In Italia va un po’ meglio. Ma neanche troppo, visto che (rapporto Agcom di luglio) il 37,2% dei nostri connazionali non ha mai potuto connettersi, contro una media Ue del 22,4%.
Per chi si collega non è che siano rose e fiori. Secondo i dati di Akamai, società sui cui server transita ogni giorno dal 20 al 30 per cento del traffico mondiale, l’Italia è scivolata all’ultimo posto in Europa per velocità media delle connessioni a Internet.
Appena 4,4 Megabit al secondo, contro i 5,2 di Francia e Spagna, i 6,9 della Germania, i 7,9 del Regno Unito e poi su su fino ai 10,1 della Svizzera. Un miraggio per i naviganti (come si diceva nel Ventesimo secolo) italiani. Colpa del digital divide interno.
Il ministero per lo Sviluppo economico quest’anno ha individuato in ben 2,8 milioni gli italiani che a oggi non potrebbero attivare una connessione a banda larga (satellite escluso) neppure se lo volessero. Degli 8.094 comuni italiani ce n’è quasi un quarto (1.700) in cui appena il 3% della popolazione può accedere a un’Adsl domestica.
Certo, c’è la telefonia senza fili. Quest’anno gli operatori hanno attivato la rete 4G (Lte), che consente velocità teoriche fino a 100 Megabit (le velocità reali sono simili a quelle di una linea Adsl e quindi comunque non disprezzabili). Tim ha il 4G in oltre 100 comuni (il 25% della popolazione), Vodafone è arrivata in 40 città, 3 c’è a Roma e Milano. Accontentandosi della versione veloce (43.2 Megabit teorici) della «vecchia» rete 3G sono oltre 400 i comuni serviti.
Nell’assoluta maggioranza dei casi però si tratta di aree del Bel Paese già raggiunte da fibra ottica o Adsl. Solo il 5% della popolazione può usare le reti veloci mobili (o le tecnologie Hiperlan/WiMax, a oggi ben poco diffuse) per ovviare all’assenza di banda larga terrestre.
E detto dunque che le cosiddette «autostrade digitali» da noi assomigliano ancora a strade provinciali in cui si sta in fila dietro al trattore di turno, che cosa fanno gli italiani in rete? Più o meno quello che fanno nel resto del mondo occidentale. Cercano informazioni su Google (il sito più visitato secondo Alexa.com) e soprattutto stanno su Facebook.
Gli utenti italiani del più celebre dei social network sono ancora in crescita: «Siamo arrivati a 24 milioni – spiega Vincenzo Cosenza, analista che elabora l’Osservatorio Social media su www.vincos.it -, con 17 milioni che si collegano almeno una volta al giorno. E con una forte crescita del mobile: 15 milioni vanno su Facebook almeno una volta al mese con il loro smartphone».
I concorrenti impallidiscono. Google Plus è a 3,8 milioni. Twitter piacerà a tanti vip ma si ferma ad appena 3,3 milioni. Insomma, l’Italia ama Facebook. Chissà che – in attesa del Piano nazionale banda larga del governo – Zuckerberg per ringraziarci non intervenga in prima persona. Anche se tra burocrazia e tentennamenti della politica vien da pensare che persino il buon Zuck fuggirebbe a gambe levate.
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