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Immobiliare italiano rischia di collassare

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ROMA (WSI) – Tutti sono preoccupati per il settore immobiliare in Spagna, ma il calo del mercato italiano dovrebbe fare altrettanto paura. Come ha sottolineato Bloomberg, a Roma non si vedono segnali di un miglioramento, con la fase di deterioramento dei prezzi che prosegue senza interruzione e viene affiancata dalla carenza di operazioni di acquisto.

Nonostante la svalutazione delle proprieta’ immobiliari, le cifre sulle vendite di case restano deprimenti. Le persone di eta’ compresa tra i 30 e i 40 anni non comprano piu’ e sara’ cosi’ fino alla fine del decennio.

Come si vede nel grafico allegato, le operazioni di acquisto di una casa hanno avuto un andamento strettamente correlato a quanto ha fatto questa fetta specifica della popolazione, solitamente la piu’ attiva nell’immobiliare.

La contrazione è stata di oltre 1 milione di persone dal 2005 a oggi (e calera’ a 8,5 milioni entro il 2020). Nel frattempo i prezzi continuano ad abbassarsi. Certamente, come e’ normale che accada, le autorita’ sottolineano che il ribasso del valore degli immmobili non fara’ che spingere i 30-40enni ad accendere un mutuo o comprare un immobile. Ma questo concetto si scontra con il trend demografico lungo dieci anni.

Sul fronte dei prezzi, in realta’, se da un alto a livello nazionale il prezzo medio degli immobili in vendita è diminuito del 3,2% su base annua (da giugno 2012 a giugno 2013), la contrazione dello 0,6% nella prima parte dell’anno porta a leggere con meno apprensione del solito i dati sul mattone. Detto questo, dire che l’Europa e l’Italia sono in ripresa pare assolutamente un azzardo.

Lavoce.info ha studiato l’andamento del settore immobiliare negli ultimi decenni, focalizzando l’attenzione sui fattori che hanno favorito nel tempo il settore edilizio, ovvero sui motivi che spingevano i costruttori a edificare nuove abitazioni. C’era una reale domanda di immobili, un reale desiderio di comprare casa con un finanziamento a lungo termine? La risposta è no: sembra piuttosto che ci sia stata un’enorme bolla molto duratura, i cui effetti sono andati ben oltre la semplice crisi del settore.

I continui investimenti sul mattone hanno fatto sì che in Italia gli impieghi bancari fossero decisamente più sbilanciati verso le costruzioni che non sull’industria. Il fenomeno è ovviamente più visibile, secondo l’analisi, nel periodo dell’ultima bolla immobiliare degli anni 2000, ma la tendenza si manifestava già molto prima.