ROMA (WSI) – Il governo Letta ha cantato vittoria troppo presto. E ora deve inginocchiarsi al volere dell’Ue, iniziando con l’aumentare l’Iva a partire dal primo ottobre. Qualche settimana fa, in occasione del G20 che si è tenuto a Mosca, il premier Enrico Letta esultava per come l’Italia non fosse più osservata speciale dell’Unione europea.
I giorni successivi, sono stati una successione di avvertimenti e alert dalle autorità europee: ha iniziato la Bce, parlando di rischi crescenti sul deficit italiano. In particolare, l’istituto guidato da Mario Draghi ha sottolineato come i dati di cassa fino a luglio 2013 indichino un fabbisogno finanziario cumulato di 51 miliardi di euro, in aumento da quasi 28 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2012.
Un alert è poi contenuto nella stessa bozza del documento del Tesoro citata da Reuters: il rapporto debito/Pil salirà il prossimo anno al nuovo record del 132,2%, in rialzo rispetto alle precedenti stime del 129%”. Il Tesoro farà l’annuncio ufficiale, illustrando le stime aggiornate sui conti pubblici, nella giornata di venerdì.
Colpo di grazia, quello del commissario agli Affari economici Olli Rehn, che ha strigliato le decisioni adottate dal governo, definendo irresponsabile l’abolizione dell’Imu. “L’abolizione dell’Imu sulla prima casa suscita preoccupazioni per lo spostamento dell’onere fiscale”, ha avvertito. Se i piani di bilancio dell’Italia non risulteranno in linea con gli impegni presi con l’Ue e con le regole del Patto “la Commissione ha il dovere di chiedere correzioni”, ha avvertito il commissario durante una audizione alla Camera.
Risultato: stando alle indiscrezioni riportate da La Stampa, “il dado è tratto. Dopo mesi di tentennamenti e un rinvio, il governo ha deciso di rinunciare ad un nuovo blocco dell’aumento dell’Iva”.
L’articolo del quotidiano precisa che “il solo blocco dell’aumento Iva fino alla fine dell’anno ci costerebbe un miliardo, per renderlo strutturale ne sarebbero necessari quattro. Numeri ormai insostenibili, se si considera che fonti della Ragioneria riferiscono di un rapporto deficit-Pil già abbondantemente oltre la soglia di sicurezza prevista dalle regole europee. Il primo ottobre la terza aliquota Iva salirà dunque dal 21 al 22% come previsto dall’ultima manovra del governo Berlusconi per lo scorso primo luglio”.
Ora la priorità è fare i compiti a casa. Tenendo sotto stretta osservazione il rapporto deficit/Pil e decidendo di ridurre quelle tasse che secondo diversi economisti erano, molto più dell’Imu, le vere tasse da tagliare per rilanciare la ripresa: quelle sul lavoro.