ROMA (WSI) – “Telecom Italia diventerà spagnola”: arriva la bomba su Piazza Affari, la conferma dei rumor che erano circolati nelle ultime ore e che sono diventati realtà a mezzanotte, con l’annuncio ufficiale del patto tra Telefonica e Telco.
L’iberica Telefonica ha raggiunto un accordo con Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo per aumentare la propria partecipazione in Telco – che controlla il 22,4% di Telecom – dal 46 al 65%. L’accordo non si conclude qui, visto che prevede anche un’opzione che porterebbe Telefonica a salire nel breve termine fino al 70%. Questo è stato annunciato e scritto ampiamente.
Quello che non leggerete sui giornali è che, verosimilmente, per portare a compimento l’operazione, verrà finanziata da qualche banca spagnola – già fallita – e salvata con i soldi dei contribuenti italiani attraverso il fondo salva stati e banche ESM, al quale l’Italia partecipa con 125 miliardi di euro, presi a debito sui mercati.
Il prezzo pattuito, secondo quanto si apprende è di 1 euro per azione. L’accordo attribuisce così a Telco (e di conseguenza a Telecom) un valore di 1 euro per azione contro gli 0,59 euro della chiusura di lunedì.
La vendita sarà orchestrata da Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo; l’offerta dovrebbe prevedere l’acquisto, anche se in due fasi, di tutte le quote degli azionisti italiani della holding Telco e anche del debito (prestito dei soci e prestito bancario).
La Cassa depositi e prestiti, invocata dai consumatori, si chiama fuori: “siamo una società con missione pubblica che utilizza risorse private. Il risparmio postale è la maggior fonte della nostra provvista, dobbiamo gestirlo oculatamente e questo fa si che molte delle cose che Governo e Parlamento ci chiedono non le possiamo fare”, ha detto il presidente Franco Bassanini. Proprio queste dichiarazioni hanno di fatto dato il via libera all’operazione Telefonica.
Le associazioni dei consumatori avevano lanciato l’allarme proprio alla vigilia, capendo che qualcosa di grosso era in ballo. Adusbef e Federconsumatori avevano scritto chiaramente di temere una manovra che avrebbe scippato “un asset importante di un’azienda strategica italiana come Telecom Italia a prezzi di realizzo”, chiedendo l’intervento del governo, anche “tramite la Cassa Depositi e Prestiti, per impedire che la società possa diventare una colonia spagnola”.
Intanto l’amministratore delegato Marco Patuano ha assicurato sul rischio di possibili esuberi, affermando che non intenzionato a licenziare “proprio nessuno”.
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