ROMA (WSI) – Telecom Italia che diventa spagnola? I politici italiani si stringono nelle spalle e dicono di poter fare ben poco per salvaguardare l’italianità del gruppo.
A partire dal presidente del Consiglio Enrico Letta, che sul dossier Telecom afferma: “Guardiamo, valutiamo, vigileremo sul fronte occupazionale, ma bisogna ricordare che Telecom è una società privata e siamo in un mercato europeo”.
Sarà anche così, sulla carta, ma quello che non leggerete sui giornali è che, verosimilmente, la compagnia telefonica sarà salvata con i soldi dei contribuenti italiani attraverso il fondo salva stati e banche ESM, al quale l’Italia partecipa con 125 miliardi di euro, presi a debito sui mercati.
Letta precisa: “Bisogna considerare che Telecom è una società privata. Vigileremo perché ci sia un massimo di attenzione ai profili occupazionali e agli aspetti strategici per l’Italia. Tuttavia vorrei ricordare a tutti quelli che stanno parlando in queste ore che Telecom è stata privatizzata, e che di tutte le privatizzazioni italiane non credo sia stata uno dei più grandi successi. Quindi anche se arrivassero dei capitali europei credo potrebbe aiutare Telecom a essere migliore rispetto agli ultimi 15 anni”. Detto questo, il premier riferirà martedì prossimo alla Camera sulla vicenda.
E anche l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema fa Ponzio Pilato. “Non ho venduto nessuna azienda. Telecom era già privatizzata ed è stata acquistata con una opa sul mercato, come è naturale che accada in una economia di mercato”.
Ancora, l’ex premier afferma che “fu deciso concordemente che il governo non dovesse intervenire e tale decisione fu presa innanzitutto con il concorso di chi ne aveva la diretta responsabilità, cioè il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi“.
“Ancora oggi penso che fu una scelta giusta quella di rispettare il mercato e consentire che una grande impresa italiana potesse essere acquistata come avviene normalmente in tutti i Paesi di democrazia liberale. E’ ridicolo fare discendere difficoltà e decisioni odierne da una vicenda che risale ormai a quasi 15 anni fa”.
Secondo D’Alema, comunque, il Parlamento fa bene oggi a “chiedere chiarezza” su quanto sta avvenendo ora.