LONDRA (WSI) – Ci sono sospetti che una delle autrici dell’assalto al centro commerciale di Nairobi, Samantha Lewthwaite, 29 anni e passaporto inglese, lavori per i servizi dell’intelligence dell’esercito britannico (MI5 o MI6). Potrebbero averle fatto il lavaggio del cervello. Per ora sono solo voci che circolano sui blog. Ognuno giudichi da solo leggendo la storia della sua vita, tanto irreale da sembrare un film di spionaggio.
Suo padre era un soldato dell’esercito britannico. I suoi genitori hanno divorziato quando aveva 11 anni. Da adolescente indossava vestiti da donna, si truccava e frequentava i tipici festini dove vanno le ragazze della sua età al college.
Poi un giorno si è convertita all’Islam. Aveva 18 anni.
La ritroviamo qualche anno dopo, a partecipare in qualche modo alla pianificazione degli attentati alla metropolitana di Londra nel 2005, in cui ha perso la vita il marito: non una vittima, ma uno degli attentatori. Samantha ha anche preso parte agli attacchi dinamitardi a Mombassa, in Kenya, nel 2002.
Come ci è arrivata? Vediamo di indagare la sua biografia: mentre studiava religione e politica alla SOAS di Londra ha incontrato Germaine Lindsay, un ragazzo di origini tedesche e giamaicane, poi convertitosi come lei all’Islam.
Germaine Maurice Lindsay aveva un trascorso di crimini legati al traffico di droga. Si sospetta che gli fosse stata garantita la protezione della polizia e dei servizi di sicurezza. Una volta la polizia non ha mai trovato i colpevoli di un incidente d’arma da fuoco occorso in un appartamento in cui è stata coinvolta un’auto condotta da Lindsay.
Le immagini girate dalle telecamere di sicurezza (CCTV) che ritraggono l’auto non sono state utilizzate, perché “oscurate da un poster della polizia di Bedfordshire”.
Gli inquirenti sono andati in vacanza prima della chiusura del caso. La macchina è stata poi trovata alla stazione dei treni di Luton: è uno dei mezzi utilizzati negli attacchi del 7 luglio che hanno sconvolto la capitale inglese.
Dopo quel drammatico giorno, Samantha è stata interrogata e poi “messa al sicuro in una casa”, hanno riferito le autorità. Da lì in poi non si trovano più sue notizie sui media.
Samantha la ritroviamo in una villa di lusso nel resort di Mombassa, in Kenya, secondo quanto riferito dalla forze di polizia locali. Le autorità sostengono che la donna sia stata coinvolta in un piano per far saltare in aria alberghi e centri commerciali della città. Il suo passaporto è sudafricano e va sotto il nome di Natalie Faye Webb. Ma dai resoconti pare che in quella casa vivessero dei cittadini inglesi.
La polizia è convinta che in quella villa abitassero Samantha Lewthwaite e Habib Ghani, un altro cittadino originario del Regno Unito, di Hounslow per l’esattezza.
Il proprietario dell’immobile, Nelson Korir, ha raccontato che l’uomo si faceva chiamare Mark e aveva un perfetto accento inglese.
Korir ha riferito che con la coppia vivevano anche tre bambini e che la donna indossava vestiti occidentali e non si copriva la testa. Secondo i blog e siti complottisti, la polizia kenyana potrebbe essersi trovata davanti a una cellula dei servizi segreti Mi6.
Forse Samantha è stata ricattata. Non lo possiamo sapere. Rimane il fatto che si è sposata con quello che è diventato uno degli attentatori di Londra, morto nell’esplosione a King’s Cross. E che la polizia non ha indagato sul suo conto. O almeno non ne ha parlato in pubblico. Perché?
Si tratta di mere congetture, ma la storia di Samantha vale la pena di essere raccontata. Anche perché il mistero della Vedova Bianca, ora ricercata dall’Interpol con un mandato di cattura internazionale, si è infittito da quando si è scoperto che fa parte del commando somalo autore dell’assalto al “Westgate”.
Nonostante non siano stati ancora formalizzati i sospetti sul suo coinvolgimento nell’assalto al centro commerciale di Nairobi, il provvedimento dell’Interpol è stato adottato su richiesta delle autorità del Kenya.
Formalmente per possesso illegale di esplosivi e associazione per delinquere finalizzata al compimento di reati risalenti al dicembre 2011. Per la strage nel mall della capitale keniana, dove hanno perso la vita 67 persone, (137 secondo il gruppo islamico al-Shabaab), è stato arrestato ieri un cittadino britannico 35enne di origine somala.