MILANO (WSI) – “Ricordiamoci, perché tanto spesso lo si dimentica, che l’Italia è il Paese che più di ogni altro ha tratto beneficio dall’euro”. E’ quanto ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, citando le parole di Luigi Spaventa, in occasione della giornata in sua memoria, organizzato dall’Università Bocconi.
Il numero uno della Bce ha ricordato l’conomista ed ex ministro scomparso lo scorso gennaio, citando una sua dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera il 23 dicembre 2003.
“Luigi – ha detto Draghi nel suo intervento – non ha mai perso l’occasione per criticare le sirene che ripetutamente chiedono un’uscita dall’euro”. Sempre citando Spaventa, Draghi ha voluto ricordare il seguente pensiero dell’economista: “Ma che dire dell’ ‘inflazione da euro’ che in Italia ha offuscato la popolarità della nuova moneta? Pur se la conversione ha offerto l’occasione per un balzo dei prezzi, chiediamoci piuttosto perché altrove lo stesso evento non abbia prodotto lo stesso effetto, o lo abbia prodotto in misura minore. La risposta forse non è difficile – aveva detto Spaventa sempre nell’articolo del Corriere della Sera – da noi, minore concorrenza; a monte, liberalizzazioni mai compiute e, invece, protezioni garantite a corporazioni interessate e a settori inefficienti. Questi, e non quelli dell’euro, sono i costi che continuiamo a sopportare”.
Draghi ha citato un intervento dell’economista del 12 dicembre 1978, alla Camera dei deputati, mentre si discuteva la mozione sull’adesione dell’Italia al Sistema monetario europeo: “Perché in sede comunitaria non si parla più, se non con prezzante fastidio, del rapporto MacDougall, che definiva i lineamenti di una nuova politica – questa, sì, veramente europea, nel senso più vero e più pieno del termine! -, una politica di bilancio per l’intera Comunità, indipendentemente dalle nazioni che a essa appartenevano?”, disse Spaventa.
“Quanto più credibile doveva suonare questo appello – ha aggiunto Draghi – a una politica di bilancio comune quando il nostro rapporto debito-Pil era il 56%, di quanto non suoni oggi quando essa vien vista come un modo per trasferire su altri Paesi il peso degli sprechi del passato”.